Capannori, ai cittadini la gestione degli spazi pubblici

Al via il percorso di cittadinanza attiva per la cura dei beni comuni del territorio da parte dei cittadini. Il sindaco di Capannori Luca Menesini, durante la campagna elettorale, aveva lanciato l’idea di costruire un senso civico profondo e radicato insieme alla comunità, a partire dalla presa in carico degli spazi, degli oggetti o dei luoghi pubblici che contraddistinguono un paese. Dalle parole l’amministrazione comunale passa ai fatti, grazie anche al finanziamento ad hoc ottenuto dalla Regione Toscana, per il progetto #spaziocomune2015, che mette in campo tutti gli strumenti di partecipazione e facilitazione per intraprendere con i cittadini di cinque frazioni un iter che porterà gli stessi cittadini a diventare i curatori di un bene comune da loro stessi scelto.

Il nuovo progetto partecipativo è stato illustrato questa mattina (6 marzo) nella sede comunale di piazza Aldo Moro dal sindaco, Luca Menesini, dall’assessore alla partecipazione e ai beni comuni, Matteo Francesconi e da Silvia Givone di Sociolab. Il via ufficiale sarà dato martedì (10 marzo), alle 21 ad Artèmisia, alla presenza di Gregorio Arena, professore universitario, già impegnato nel regolamento dei beni comuni e presidente di Labsus – laboratorio per la sussidiarietà. L’innovativo progetto comincerà dal coinvolgimento dei cittadini delle frazioni di Lappato, Gragnano, Pieve San Paolo, San Ginese e Guamo, fino a estenderlo poi di anno in anno ai comuni della piana. “Abbiamo scelto di cominciare da queste cinque – spiega il sindaco Menesini – perché riteniamo che siano fra quelle in cui a livello di identità di paese c’è da fare un lavoro maggiore. Ovviamente, ripeteremo il progetto in tutte le frazioni del nostro territorio, perché crediamo profondamente che la cultura dei beni comuni e della cittadinanza attiva nella cura del territorio siano opportunità concrete e utili perché la comunità di Capannori diventi sempre più coesa, solidale e forte. Oggi quindi inauguriamo un modo nuovo di esercitare il diritto di cittadinanza, esperienza che ripeteremo in tutti i paesi. Si tratta di un progetto che permetterà ai cittadini di riappropriarsi del proprio territorio, a partire dalla tutela dei beni comuni e dello spazio pubblico. Siamo convinti che i nostri cittadini sapranno scegliere dei luoghi o degli oggetti simbolo per la frazione, e che tutti insieme architetteranno la strategia migliore per riqualificarli, prendersene cura e costruire a partire da quel simbolo un’identità di comunità inclusiva, aperta e partecipata”. #Spaziocomune2015, infatti, è un progetto che mira alla restituzione degli spazi pubblici ai cittadini, alla ricostruzione del senso di comunità e alla riscoperta dell’identità dei luoghi, ad avviare modalità innovative di co-progettazione e co-gestione dei beni comuni; alla costruzione di un modello di cittadinanza attiva sostenibile e replicabile. “Si tratta di un’evoluzione e innovazione dei progetti di partecipazione del 2012 e del 2013, ma con i cittadini stavolta attivi in prima persona – aggiunge l’assessore ai beni comuni Matteo Francesconi –. Siamo soddisfatti di sperimentare concretamente pratiche di collaborazione nella cura dei beni pubblici. Da questa iniziativa, inoltre, prenderemo spunto per redigere un vero e proprio regolamento dei beni comuni, da portare all’attenzione dell’intero Consiglio Comunale. La partecipazione non è una parola o un concetto, è uno stile di vita. In linea con gli impegni presi a inizio mandato, svilupperemo con tutta la comunità e sull’intero territorio un senso civico partecipato e un’identità territoriale coesa e solidale”. Le varie tappe del nuovo progetto sono state illustrate da Silvia Givoni di Sociolab, la quale ha spiegato come sia centrale non tanto il valore storico-artistico del bene scelto quanto il percorso con cui si arriverà alla sua individuazione. Silvia Givoni spiega anche come il processo di attivazione della comunità, prevederà delle attività finalizzate all’ascolto e alla formazione. Il progetto si articola infatti in varie tappe, prima fra le quali l’individuazione e la formazione di cosiddetti facilitatori appartenenti alla comunità di Capannori che metteranno in gioco quello che hanno imparato per “disseminare un modo di lavorare”. A questo proposito, a breve verrà lanciato un bando per iscriversi al momento di formazione e azione. Dopodiché si passa alla vera e propria fase di sperimentazione, per ora nei cinque comuni sopra elencati, nei quali gli esperti passeranno all’ascolto e all’animazione dei cittadini e delle reti sociali esistenti, alla mappatura partecipata dei beni comuni identitari, alla costituzione di laboratori per la riqualificazione dei beni stessi. Infine sarà creato il laboratorio per il regolamento e la gestione condivisa dei beni comuni, l’adozione del regolamento e la call per la presentazione di progetti di riqualificazione.

 

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