Confesercenti: “Crolla il commercio, tiene turismo”

Pub, bar, ristoranti, strutture ricettive al posto di negozi tradizionali, soprattutto di abbigliamento. E’ questo il quadro che emerge dallo studio Confesercenti che è stato presentato nei giorni scorsi. Uno studio suddiviso per regioni e province che prende in esame un intervallo di tempo di dieci anni. A livello regionale, dal 2007 al 2017, sono sparite oltre 6500 attività di commercio a dettaglio a fronte di 4600 nuove aperture tra strutture ricettive e ristorazione.

“La riduzione dei negozi non ha colpito in egual misura tutte le tipologie di impresa – spiega il presidente di Confesercenti Toscana Nord Alessio Lucarotti -. Sono state infatti le imprese di abbigliamento e calzature a pagare lo scotto più alto. Tra le cause anche il regime di deregulation dei giorni e degli orari di apertura introdotto a partire da gennaio 2012 dal Governo Monti. Una liberalizzazione insostenibile per i piccoli – insiste Lucarotti – che ha favorito solo la grande distribuzione, la cui quota di mercato nel periodo è passata dal 57,7 al 60,2%. Sul fronte dei pubblici esercizi e del turismo, invece, si assiste ad una forte crescita con un forte aumento di bed and breakfast e affittacamere: solo negli ultimi cinque anni hanno registrato un incremento del 56%, e si prevede che, da qui al 2021, il numero sia destinato a salire ancora del 23%”.
Questo quadro lo ritroviamo anche nella provincia di Lucca ma con numeri non esaltanti soprattutto se raffrontati con le altre città toscane. Nel 2007 il commercio al dettaglio contava 7018 attività, passate nel 2017 a 6.037, con un calo percentuale del 14%. Per quanto riguarda alberghi e ristoranti, invece, siamo passati da 4.156 a 4.251 con un aumento del 2,3%.
“E’ del tutto evidente che l’economia provinciale – commenta la presidente Confesercenti Esmeralda Giampaoli – in questi dieci anni si è sempre più convertita verso le categorie legate al turismo, turismo che pur tra alti e bassi ha resistito. Ma i numeri nella nostra provincia sono ancora negativi. Il meno 14% di attività di commercio al dettaglio in dieci anni è purtroppo uno dei dati peggiori a livello regionale: peggio di Lucca solo Grosseto (-20%) e Siena (-14,7). Il dato dell’aumento del numero di strutture ricettive e pubblici esercizi, comunque positivo, è però il peggio a livello toscano a parte Grosseto che ha addirittura un segno meno”.
La conclusione di Giampaoli: “Questi numeri devono spingerci e lavorare ancor più insieme alle amministrazioni comunali almeno su due fronti. Innanzitutto quello di far rivivere i centri storici con un modello di gestione e sviluppo urbano in cui le attività tradizionali convivano con i pubblici esercizi. Secondo fronte, infine, fare del turismo, ancor più, il traino per l’economia in modo da allargare i benefici anche agli altri settori. E questo ad un lavoro di squadra tra le diverse offerte che per fortuna una provincia come Lucca può mettere in campo”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.