Ispettori del lavoro, mobilitazione in piazza

“Se la sicurezza sui luoghi di lavoro è una priorità, si diano adeguati strumenti per controllare e vigilare agli ispettori”. È questa, in sintesi, la richiesta che unisce, dalla Sicilia al Piemonte, i dipendenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) e che anche a Lucca si sono riuniti oggi (17 novembre) di fronte alla Prefettura. Lo stato di agitazione unisce le 6 sigle sindacali (Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Confsal-Unsa, Usb-Pi, Intesa Fp) e vuole sollevare l’attenzione, dell’opinione pubblica e del governo, sulle difficoltà di quegli uffici istituiti per tutelare l’applicazione dei contratti di lavoro, per prevenire incidenti – troppo spesso mortali – e per arginare il fenomeno del lavoro nero.

“Dall’1 gennaio è nato l’Inl, con l’intento di uniformare e rendere più efficiente l’attività ispettiva – spiega Maria Fioriello, responsabile regionale dell’Usb, in prima fila davanti Palazzo Ducale – ma la riforma che lo ha fatto nascere si è rivelata, col passare dei mesi, più formale che sostanziale. Di fatto, gli ispettori che prima facevano parte chi del ministero del lavoro, chi dell’Inps e chi dell’Inail, adesso sono stati riuniti sotto un’unica agenzia. Capiamo il senso dell’operazione, certo, ma crediamo che ogni cambiamento, per funzionare, richieda adeguata programmazione. Ci dispiace rilevare che, in questo caso, non ci sia stata, compromettendo il lavoro di uffici di importanza strategica al punto da bloccarli. Qualche esempio? Il sistema informatico non è adeguato, si presentano continui rallentamenti nel far circolare i dati, e talvolta persino i telefoni non funzionano. Gli spostamenti per le visite ispettive – continua la Fioriello – vengono fatti con mezzi propri dai dipendenti, che solo dopo mesi vengono rimborsati di un quinto dei costi vivi. Non dimentichiamo che, proprio per la natura di questa attività, il personale Inl è facile bersaglio di azioni spiacevoli: non pochi i casi in cui, dopo una sanzione, è stata danneggiata l’auto di alcuni ispettori”. La protesta, che sui social ha scelto l’hashtag #tutelachitutela, lamenta, nel dettaglio, la “carenza di strumenti e banche dati utili per l’attività istituzionale” ma anche un’insufficienza del personale stesso “a fronte dei numerosi pensionamenti, nonostante le molteplici e nuove funzioni dell’ispettorato, e nonostante la perdurante crisi economica che ha messo in ginocchio imprese e lavoratori anche nella ricca provincia di Lucca”. Il volantino distribuito di fronte al presidio evidenzia inoltre la “mancanza di formazione del personale e di sicurezza, fuori e dentro gli uffici, per tutti i lavoratori dell’ispettorato, che ogni giorno cercano di svolgere la propria funzione e si ritrovano a lavorare senza tutele con il rischio concreto di subire aggressioni verbali e fisiche”. Anche l’aspetto retributivo presenta, secondo le sigle sindacali, qualche magagna, per il “taglio del salario accessorio maturato nel 2015, 2016 e 2017, nonostante il mancato rinnovo economico del contratto di lavoro ormai da 9 anni”. Si lamentano inoltre le mancate progressioni e la condizione dell’ufficio legale che completa l’attività ispettiva e che è a oggi “vittima di una forte sperequazione contrattuale e retributiva rispetto alle avvocature degli enti, che di fatto svolgono le medesime funzioni”. A mancare, quindi, sarebbe “un piano strategico mirato a far compartecipare il personale al progetto complessivo dell’ispettorato nazionale del lavoro”. “Sollecitiamo la costituzione di un piano aziendale serio, che renda uniforme tutto il processo e che sappia dare risposte logistiche e funzionali ai problemi emersi: tutto questo deve essere recepito in in nuovi contratti integrativi destinati al ministero del lavoro, all’Inl e all’Anpal. Questa riforma, sbandierata come ‘a costo zero’, sta facendo acqua su tutti i fronti e a pagarne le conseguenze sono i lavoratori, quelli da tutelare e quelli che hanno il compito di tutelarli”, concludono gli esponenti sindacali presenti davanti la Prefettura di Lucca, Maria Chiatante, Giovanni Betti e Maria Paola Simi. Si richiedono al governo, e in particolare al ministro Poletti, interventi tempestivi per “valorizzare e far funzionare realmente” l’attività di vigilanza dell’Inl.

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