Papergroup, Slc Cgil: non tratteremo su esuberi

Non ci sono più estremi per trattare sugli esuberi in Papergroup. Lo dice alla luce dello stop alla proposta di ammissione alla procedura di concordato preventivo Simone Tesi, di Slc Cgil: “Ci sono stati modo e tempo (oltre 120 giorni, visto che la domanda depositata il 4 dicembre è stata protocollata il 4 di gennaio) – ricorda -, per elaborare il piano che garantisse la continuità e assicurasse la tenuta del concordato. Il tribunale si è espresso su di una materia di sua stretta competenza. Noi abbiamo sempre manifestato grande scetticismo sul tipo di operazione industriale che, nelle intenzioni della controparte, da sola sembrava dovesse essere un punto di forza molto importante di tutta l’operazione, senza alternative”. 

“Quello che possiamo dire – aggiunge – è che i lavoratori, più che legittimamente, hanno manifestato il loro sconcerto e la loro preoccupazione, per una situazione che si è aggravata, della quale sono vittime, e per la quale stanno chiedendo una soluzione che tenga conto anche delle loro vite. Inoltre, non ci tornano i numeri delle perdite, lamentate a causa delle due giornate di sciopero avvenute nelle 2 trasformazioni: se fossero veri, avremmo un fatturato ben superiore ai 60 milioni.  Riguardo la procedura di mobilità aperta dall’azienda, stavamo trattando, visto che i licenziamenti erano stati dichiarati, sulle materie di stretta pertinenza sindacale ( riduzione degli esuberi, incentivi per le uscite volontarie, prepensionamenti), però, vista la novità dell’udienza fissata per il 6 di luglio, presso il tribunale fallimentare, a seguito della bocciatura del piano, che potrebbe aprire scenari molto diversi, abbiamo fatto già presente che non sussistono più gli elementi per poter portare avanti la trattativa sugli esuberi, visto che quella riorganizzazione era parte di un piano industriale che doveva fare da volano ad un proposta concordataria che, oggi, non c’è come elemento fondante. Pertanto, la cosa più sensata da fare è quella di chiudere l’attuale procedura senza licenziamenti, o prorogarne i termini di scadenza, per vedere come evolvono le cose. Semmai, quelle che ci apparivano eccessive erano le rassicurazioni date internamente ai dipendenti, nonostante il cambio di scenario, che venivano rafforzate anche dal concetto che compratori interessati c’erano. Ieri, è stato chiarito che non è così, ci pare. Abbiamo chiesto estrema chiarezza e un percorso certo e affidabile al quale ancorare la discussione sul futuro dell’azienda e del lavoro”.

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