Donne lucchesi tessitrici dell’Unità d’Italia

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Vicenda all’apparenza quasi del tutto maschile, il Risorgimento ha invece conosciuto una marcata partecipazione femminile agli avvenimenti pubblici e collettivi. Non solo madri, amanti, spose, figlie, le italiane del XIX secolo, ma protagoniste di quel profondo processo di rinnovamento culturale, sociale e politico che creò le condizioni per l’unità nazionale. Donne che si battono nella cospirazione e sulle barricate, che promuovono iniziative di solidarietà, che scrivono sui giornali, che redigono petizioni e appelli, sempre più consapevoli e autonome nel loro agire. 

Senz’altro più numerose delle rare figure femminili accettate dal canone risorgimentale: così, oltre alle più famose Cristina Trivulzio di Belgioioso, Giuditta Sidoli, Anita Garibaldi, Enrichetta Di Lorenzo, Jessie White Mario, una lettura appena attenta dei materiali documentari ci permette di individuare almeno due generazioni di letterate, educatrici, organizzatrici di cultura, artiste, tutte sinceramente, e talora entusiasticamente, impegnate nella causa italiana. Un fenomeno del tutto nuovo nella storia del nostro paese che tocca il nord come il sud, le piccole città di provincia come gli importanti centri urbani e che nella raggiunta unità non troverà un traguardo, ma un punto di partenza per moltiplicare presenze, esperienze e pratiche originali. Non fa eccezione Lucca che può vantare almeno due significative esponenti di quella folta schiera di donne ‘tessitrici’ che tanto bene operarono per la causa unitaria e nazionale per poi ritrovarsi, proprio perché donne, discriminate ed escluse dagli assetti politici e istituzionali del nuovo Stato.

Luisa Amalia Paladini
Nella città murata agì in senso patriottico la letterata ed educatrice Luisa Amalia Paladini (1810–1872). Autrice di raccolte poetiche, collaborò con giornali indirizzati a un pubblico femminile, diresse l’asilo infantile femminile di Lucca e la Scuola Superiore Normale e Sperimentale femminile di Firenze. All’indomani dell’unità fu ispettrice generale delle scuole della Toscana, per poi passare a dirigere l’Educandato femminile Vittorio Emanuele II di Lecce.

Cleobulina Cotenna
Nata da una ricca famiglia di convinzioni democratiche, la lucchese Cleobulina Cotenna (1810–1874) trasformò, insieme alla madre Gaetana Del Rosso e al marito Gabriello Leonardi di Coreglia, fervente liberale, la sua residenza di Monsanquilici (Monte San Quirico) in una sede di cospirazione patriottica e in un luogo ospitale per i patrioti perseguitati (Guerrazzi, Montanelli, Medici, Giuditta Sidoli, la compagna di Giuseppe Mazzini, forse lo stesso ‘grande cospiratore’ e fondatore della Giovane Italia). Sfidò con coraggio le persecuzioni poliziesche e anche il carcere; con dignità affrontò la povertà che a lei e alla sua famiglia derivò da una sistematica pratica del soccorso ai bisognosi di ogni condizione sociale. Così il patriota e poeta Francesco Dall’Ongaro (1808-1875) riassume in una piana e cantabile forma poetica il contributo delle donne di Lucca al Risorgimento:

La Lucchesina
C’era un Pio Nono sulla spilla mia,
la spilla d’oro, che sul petto io porto:
il giorno che all’Italia ei benedia
io l’ho adorato come il Santo Volto.
Non ti fidare della sua faccia pia,
dicea il mio damo per l’Italia morto.
Povero damo! Egli cadea da forte,
e Pio Nono mutò come la sorte.
Or non mi fido più di Santi e Sante
ci metto qui l’immagine di Dante;
l’immagine di Dante irata e fiera
che in secent’anni non mutò bandiera.

Luciano Luciani

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