Dipendenza dal lavoro: cos’è e come affrontarla

Negli ultimi decenni l’attenzione dei clinici e degli addetti ai lavori della salute mentale è stata rivolta ad un fenomeno emergente in maniera rapida ed improvvisa, quello delle cosiddette ‘dipendenze comportamentali’, costrutto rimasto fino a quel momento latente oppure interpretato in maniera errata o addirittura sottovalutato. Con questo termine (in inglese ‘behavioral addiction’ o ‘new addiction’) s’intende una tipologia di disturbo in cui l’oggetto della dipendenza è la messa in atto di uno o più comportamenti, fino a che tale attività non diviene di gravità patologica tale da inficiare il funzionamento dell’individuo e la sua salute; al contrario delle ‘classiche’ dipendenze o dei fenomeni di abuso, in cui è presente una sostanza da cui il soggetto dipende in maniera ossessiva, con conseguenze pericolose sulla sua salute, sulle relazioni interpersonali e a livello legale. 

Sotto l’egida delle dipendenze comportamentali vengono annoverate varie tipologie di comportamenti tra cui il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da sesso (e da cybersex), la dipendenza da shopping compulsivo e molte altre ancora, tra cui la dipendenza da lavoro. 
Cosa si intende per dipendenza da lavoro? Nel 1971 venne coniato il termine ‘workaholism’ (in base alle somiglianze con la dipendenza da alcol o ‘alcoholism’), ad indicare una tipologia di disturbo secondo cui i soggetti erano come costretti a lavorare in maniera eccessiva, guidati da un bisogno compulsivo ed incontrollabile di lavorare incessantemente e più di quanto fosse effettivamente richiesto. Questo della dipendenza da lavoro è un fenomeno molto insidioso, le cui definizioni e classificazioni nosografiche non godono ancora di un accordo tra gli studiosi né di un consenso univoco. In aggiunta, la problematica fondamentale risiede nell’acceso dibattito su quale sia il confine tra lavorare duramente e in maniera che non comporti conseguenze negative per l’individuo, e tra il lavorare in maniera eccessiva e compulsiva, con effetti dannosi per la salute e il funzionamento del soggetto. Motivo per cui il disturbo è rimasto sconosciuto ai più, sottovalutato, scarsamente indagato e di difficile concettualizzazione, sia perché chi lavora duramente viene elogiato e preso ad esempio, oltre a godere di alcuni vantaggi materiali ed economici, sia per le profonde differenze tra le categorie professionali.
Secondo le più recenti classificazioni dunque, la dipendenza da lavoro è una condizione clinica caratterizzata da sintomi tipici delle dipendenze, come: la messa in atto di un comportamento appetitivo, che genera una gratificazione immediata dei bisogni, ma che risulta essere una soddisfazione solo temporanea; sintomi di astinenza, ricadute e ‘craving’ (ovvero la ricerca spasmodica di mettere in atto il comportamento in questione) e, infine, conseguenze negative e dannose per l’individuo. Il secondo elemento costituente il disturbo si esprime in una sintomatologia tipica dello spettro ossessivo compulsivo, ovvero tramite pensieri eccessivi e intrusivi nei confronti del proprio lavoro o delle mansioni da svolgere, tramite il lavorare in maniera compulsiva, senza sosta, come mossi da una spinta interiore che costringe il soggetto a portare a termine per forza più compiti possibili, e tramite l’incapacità a ‘staccare’ dal proprio lavoro o dal pensiero di esso. La dipendenza da lavoro comporta quindi parecchi effetti negativi per l’individuo. In primis, un elevato grado di stress percepito e una sintomatologia correlata allo stress cronico come, ad esempio, un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e una ridotta funzionalità del sistema immunitario. In più sono stati riscontrati sintomi somatici come: nausea, cefalea, tensione muscolare, stanchezza cronica, fatica eccessiva, che comportano difficoltà importanti nello svolgimento delle attività della vita quotidiana. Oltre a ciò, è stato dimostrato come il workaholism vada ad influenzare il sonno dei soggetti affetti, in particolare il disturbo correla con difficoltà ad addormentarsi, un ridotto numero di ore di sonno, stanchezza al mattino e difficoltà a rimanere svegli durante la giornata.
A livello psicologico, è stato visto che i soggetti affetti soffrono di bassi livelli di benessere psicologico percepito, scarsa soddisfazione di vita, ridotta autostima.
Per quanto concerne l’ambito relazionale, sono state riscontrate gravi difficoltà nelle relazioni interpersonali in generale ma soprattutto col partner e a livello familiare. Nello specifico, alti livelli di conflittualità lavoro-famiglia, di divorzi e separazioni, problematiche nella gestione e nel rapporto coi figli, e infine risulta danneggiato il funzionamento al di fuori del lavoro, poiché vengono sacrificati il relax, gli hobby, le attività del tempo libero e lo spazio della giornata da dedicare alla famiglia.
Infine, a livello lavorativo, al contrario di quanto si possa pensare, le perfomance sono scadenti e tendenzialmente questi soggetti si prendono carico di più compiti e mansioni di quanto effettivamente ne riescano a portarne a termine con successo, rimanendo spesso a lavorare più di quanto gli sia richiesto. Tale disturbo è risultato essere presente in maniera trasversale alle categorie professionali, ma in particolare tra le professioni d’aiuto (medici e infermieri) e tra i manager con elevati gradi di responsabilità. Per concludere, il rischio maggiore per la salute è quello di sviluppare una sintomatologia dovuta all’esaurimento emotivo e delle risorse del soggetto, altrimenti noto come ‘burnout’.
La terapia consigliata, secondo la letteratura, è quella cognitivo-comportamentale, in particolare la variante ‘emotiva’ di questa tipologia d’intervento; efficaci sono anche il colloquio motivazionale e il percorso dei ’12 passi’ elaborato dall’associazione americana dei workaholics anonimi, sulla scia di quello per le altre tipologie di dipendenza.
All’associazione Consulenza per la famiglia di Lucca (via del Fosso) è possibile approfondire questi argomenti con un colloquio, esprimere le proprie preoccupazioni a riguardo, parlare di difficoltà relative al lavoro ed alla propria professione, trovare supporto o anche solo una figura disposta ad ascoltare eventuali problematiche di vario tipo.

dottor Edoardo Disperati
psicologo, esperto di problematiche legate alla dipendenza dal lavoro

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