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Finanziamenti editoria: giusto o sbagliato decide il mercato

Giusto o sbagliato, decide il mercato. Potrebbe essere questo lo slogan, utilizzabile da chi è pro e da chi è contro al finanziamento pubblico all’editoria. Il tutto alla vigilia della pubblicazione dei bandi regionali che mettono a disposizione importanti risorse agli editori delle tv del digitale terrestre e alle testate on line del territorio. Giusto o sbagliato perché inevitabile inizierà la ridda di polemiche su chi è a favore o meno su questo sistema di sostegno a un particolare settore dell’imprenditoria che, per certi versi e in costanza con l’articolo 21 della Costituzione, ha inevitabili connotazioni di interesse pubblico. E chi è violentemente contro e afferma che ci vuole fare informazione deve saper fare da sé, anche quando questo inevitabilmente significa minore indipendenza dovuta ai forti legami con i committenti privati che acquistano pubblicità (e visibilità).
Di certo c’è, al di là di come (comunque legittimamente) la si pensi l’intero settore è ancora alla ricerca di un valido modello di business che si sganci dalla dipendenza dal sostegno e dal finanziamento pubblico. Ma non va omesso di sottolineare che, in ogni caso, per quanto riguarda l’impegno economico della Regione si tratta sempre e soltanto di cofinanziamenti all’editoria. Che significa prima investi, se ne hai la possibilità, poi una parte (seppur consistente) viene liquidata ex post, certe volte molto ex post. Un modello, quindi, che vale per realtà già strutturate e abbiano disponibilità finanziaria e liquidità. Teoricamente per tutti, dunque, ma non per molti anche se ogni analisi è prematura prima della pubblicazione dei bandi.

Le delibere regionali
Sono due le delibere a sostegno delle imprese di informazione toscane che sono state approvate dalla giunta regionale. La prima riguarda la stabilizzazione dei precari, per cui crescono gli incentivi. Erano 6mila euro e diventano 8mila per ogni posto di lavoro stabilizzato e trasformato in tempo indeterminato: l’importante è che l’azienda, negli ultimi due anni, non abbia ridotto il personale di oltre il 30 per cento. Sono state confermate risorse per 1 milione e 200 mila euro.
La seconda delibera riguarda invece i finanziamenti su progetti mirati e rivolti a piccole, medie e micro imprese emittenti televisive digitali terrestri, quotidiani e periodici che operano esclusivamente on line e agenzie di stampa quotidiana. Stava già tutto dentro la legge a sostegno dell’informazione approvata l’anno scorso dal consiglio regionale toscano, la 34 del 2013. La giunta ha però adesso modificato parte dei criteri e delle modalità per l’accesso, oltre ad alzare del 10 per cento la quota di finanziamento (ora il 70 per cento) e stanziare un milione di euro, che si aggiunge ai 700mila già disponibili dallo scorso luglio. I finanziamenti saranno assegnati dopo la pubblicazione di una apposito bando.
“La moltiplicazione delle fonti di informazione è sempre una ricchezza, e diventa ancor più una risorsa per le comunità locali di territori dove questa scarseggia. Incentivare migliori e maggiori posti di lavoro è un altro obiettivo da cui un ente pubblico non può prescindere se vuol portare un contributo per superare le difficoltà occupazionali del settore e i bassi livelli di protezione per una parte dei lavoratori della comunicazione”, sottolineano gli assessori che hanno portato i due provvedimenti in giunta, Sara Nocentini alla cultura e Gianfranco Simoncini al lavoro.
Soddisfatto anche l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli, primo firmatario, quando era consigliere regionale, della legge 34: “La Regione è al fianco di chi fa buona informazione e occupazione. In un mondo dove l’informazione è sempre più fluida e dove cresce il peso dell’on-line, vogliamo aiutare le testate ad evolversi: con beneficio anche per cittadini lettori”.
I progetti finanziabili dalla legge 34 sono quelli che avranno il maggior rilievo informativo per le comunità di riferimento: dal giornalismo di inchiesta alle comunicazioni della protezione civile, dal giornalismo di informazione a canali tematici e iniziative culturali multimediale fino a progetti capaci di incentivare il diritto-dovere della comunicazione trasparente da parte delle pubblica amministrazione. Nella graduatoria dei progetti sarà premiato chi assume nuovo personale, chi stabilizza, applica per i collaboratori almeno i minimi previsti dalle tabelle dell’equo compenso o fa rete. Se ai giornalisti viene applicato il contratto Fnsi il punteggio raddoppia.
Le spese finanziabili riguardano sia gli investimenti in strumenti e tecnologia, sia quelle per il personale e di gestione. Il sostegno si concretizza in un aiuto sull’acquisto dei beni ammortizzabili e sulle spese correnti di esercizio, pari al 70 per cento: era il 60 prima dell’ultima modifica della giunta. Investimenti e spese dovranno essere pari almeno a 50 mila euro e non superiori a 250 mila. Le spese finanziabili riguardano sia gli investimenti in strumenti e tecnologia, sia quelle per il personale e di gestione. Il sostegno si concretizza in un aiuto sull’acquisto dei beni ammortizzabili e sulle spese correnti di esercizio, pari al 70 per cento: era il 60 prima dell’ultima modifica della giunta. Investimenti e spese dovranno essere pari almeno a 50 mila euro e non superiori a 250 mila.

Gli editori si incontrano per discutere del tema
Due gli appuntamenti in cui si parlerà dei finanziamenti regionali all’editoria. Il primo è il prossimo 12 settembre all’Auditorium della Piaggio di Pontedera, alla presenza degli assessori regionali Nocentini e Bugli e di una rappresentanza di Ordine dei Giornalisti, Assostampa e Anso (associazione nazionale della stampa on line). La settimana successiva, invece, importante appuntamento a Prato con la rassegna Di.Git, l’evento nazionale interamente dedicato all’editoria digitale e on line. Saranno quelle le occasioni per discutere di modelli e criticità. Il rischio, come sempre sottolineato, è quello dell’autoreferenzialità delle singole realtà (ognuno pensa di perseguire un modello di successo), l’opportunità quella di trovare una strada comune. Che magari, in futuro, non abbia bisogno di finanziamenti pubblici. O quantomeno in forma più limitata. E comunque per tutti e non solo per qualcuno.

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