Pronto soccorso, l’Asl: troppi ricoveri e accessi impropri foto

Una riorganizzazione del rapporto con la sanità territoriale per ridurre gli accessi al pronto soccorso e superare le criticità che si sono verificate negli ultimi mesi. E’ una lunga analisi della direttrice generale dell’Asl Toscana Nord Ovest a tenere banco nella conferenza zonale dei sindaci convocata dal sindaco Alessandro Tambellini, su sollecitazione dell’omologo capannorese, Luca Menesini, per affrontare le questioni legate alle difficoltà del pronto soccorso. Un’analisi da cui emergono dati preoccupanti sulla gestione dei pazienti che arrivano al San Luca con codici verdi o gialli sia per il loro tempo di permanenza e, anche, per l’ultimo periodo anche sul tasso di mortalità dopo il ricovero, che ha superato il 30 per cento nei tre giorni successivi alla presa in carico dall’area medica.

Ad aprire la seduta, alla presenza di  rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Usb e Fials, dei sindaci Menesini, Baccini, Bonfanti e D’Ambrosio e dei rappresentanti di Montecarlo e Villa Basilica, è stato proprio il sindaco Alessandro Tambellini, che ha ratificato il grido d’allarme, anche della politica, sulla sanità di prima emergenza: “Le criticità del pronto soccorso – ha detto – sono ormai riconosciute a livello molto ampio e non riguardano solo il San Luca. Nell’ambito della sanità sono cambiati i riferimenti, d’altronde. Non ci si rivolge più ai medici di base ma si va direttamente al pronto soccorso. A questi si è aggiunto il periodo di maggiore recrudescenza dell’influenza che ha creato situazioni di grande emergenza. Appare chiara, dunque, la necessità che per fenomeni prevedibili si gestisca questa emergenza, le situazioni che si sono registrate devono essere evitate e il servizio da rendere deve essere soddisfacente. L’incontro ha proprio questo obiettivo: gestire la diversa percezione dell’utenza delle strutture medica, le difficoltà di dialogo con la medicina del territorio che comporta troppi accessi al pronto soccorso e la programmazione di momenti complessi come le domeniche e i periodi di picchi influenzali”.

La dottoressa Maria Teresa De Lauretis, direttrice generale della Asl 2, stempera i toni dell’emergenza e prova a dare una chiave di lettura della situazione del San Luca: “Innanzitutto dal 20 gennaio – dice – è in atto un monitoraggio quotidiano sulla situazione al pronto soccorso. In una settimana nessuno alle 21 di sera aveva ancora necessità di un posto letto”. L’interpretazione dell’emergenza di questi mesi, però, è diversa da quella comune: “Gli accessi al pronto soccorso – spiega dati alla mano – non sono aumentati, su una media toscana di 362 a Lucca sono 355, mentre lo sono una certa patologia di malati, cronici, come dimostra anche che a cavallo del nuovo anno si è verificata una percentuale di decessi superiore al 30 per cento entro 3 giorni dei ricoverati. E questo è un tema su cui l’azienda sta lavorando. Non sono, insomma, i codici bianchi il problema ,a i malati cronici, gli anziani e le patologie che si riacutizzano. Pazienti, insomma, che pur già conosciuti dal sistema arrivano al pronto soccorso ed è come se ricominciassero tutto da zero. Questo tipo di malati non deve andare al pronto soccorso”.
Eppure, nella sanità attuale, l’unica porta di ingresso all’ospedale sembra essere proprio quella del pronto soccorso: “Questo – spiega De Lauretis – ha portato a un prrocesso per cui gli specialisti medici devono essere il punto di riferimento per la medicina generale. Quando, cioè, un paziente ha un problema c’è un sistema organizzato che si deve gestire. Una strada, questa, che richiede tempo ma che secondo noi darà i suoi frutti anche dal punto di vista degli accessi al pronto soccorso”.
I dati, d’altronde, al momento non sono positivi: “I pazienti – spiega ancora la direttrice – passano troppo tempo prima di essere gestiti. I codici gialli vengono gestiti entro i 30 minuti previsti nel 30 per cento dei casi a fronte di una media regionale del 70 per cento. I codici verdi vengono invece gestiti entro un’ora solo nel 48 per cento dei casi a fronte del 73 per cento della media regionale. E ancora, i tempi di permanenza al pronto soccorso dei codici verdi entro 4 ore a Lucca è del 60 per cento contro una media regionale dell’80 per cento. Ci sono, insomma, più pazienti che passano dal pronto soccorso e che aspettano di più”.
Per l’azienda, però, il problema non è la dotazione organica: “A Lucca – spiega ancora la direttrice – non ci sono particolari squilibri rispetto ai dati degli altri ospedali dell’Asl Toscana Nord Ovest. In un anno ci sono circa 60mila accessi al pronto soccorso (circa 4mila in meno rispetto al 2003) e il rapporto con i turni infermieristici e medici è simile se non migliore rispetto all’ospedale apuano, al Versilia, a Livorno e a Pontedera. Come azienda, poi, abbiamo assunto 150 operatori sanitari in più nel comparto, tra infermieri, Oss e personale sanitario. Insomma, non si può dire che si siano fatti tagli nemmeno nell’ultimo anni dove a fronte della perdita di 4 interinali sono aumentati gli infermieri di 18 unità, il personale sanitario di 14 e le Oss di 16. Inoltre sono stati “recuperati” sei infermieri che lavoravano al 118 e non si sono spostati nella Centrale unica Alta Toscana”. Già pubblicato, inoltre, il bando per il nuovo direttore della struttura dopo due anni di assenza, un’altra criticità che potrebbe essere superata in tempi ragionevolmente brevi.
L’altra grossa criticità, per l’azienda, è quella del tasso di ricovero: “Il dato – dice la dottoressa De Lauretis – è che su 100 accessi 14,18 vengono ricoverati, un dato superiore a tutti gli altri ospedali della nostra Asl. Il tutto con una degenza media di 9 giorni, laddove dovrebbero essere otto. Questo significa ricoverare in media all’anno circa 1800 persone in più per un totale di 40 letti al giorno e il tutto per un eccesso di ricovero”. Di qui la chiusura della medicina d’urgenza ritenuta “in parte la causa di questo eccesso di ricoveri inappropriati, vista la gestione diretta da parte del pronto soccorso. Questa soluzione, d’altronde, l’avevamo soltanto a Lucca e abbiamo deciso di eliminarla, convinti che se funziona meglio il pronto soccorso anche l’ospedale va a migliorare”.
Tesi, quelle dell’azienda, che non convincono i sindacato e nemmeno del tutto la politica. Torna, intanto, il balletto delle cifre dei posti letto a disposizione al San Luca, che dovevano essere 410 secondo il progetto originario del 2003 e che sono poco più di 350. “Intanto – ha risposto alla questione la dottoressa De Lauretis – ricordo che quando è chiuso il Campo di Marte i posti letto erano 364, e da allora è cambiato il mondo dal punto di vista della sanità. Di questi 410 posti letto del progetto, comunque, mancano 48 posti di low care, che sono stati recuperati in parte con i 32 posti letto di cure intermedie a Campo di Marte ed in altre strutture e gli 8 di riabilitazione, che è stata spostata a Barga. Questo significa che siamo in linea con la progettazione iniziale. Secondo le linee guida del 2003, inoltre, i posti di area medica dovevano essere 116 e ora sono 134 mentre i posti in meno sono quelli chirurgici, 75 invece di 94. Anche sui letti di cure intermedie l’incidenza rispetto alla popolazione è superiore rispetto ad altre zone del territorio, quindi è probabile che un’eventuale destinazione di risorse non vada ad implementare la realtà lucchese”. “Sul San Luca – ha aggiunto – è da precisare anche che, per quanto riguarda il project financing, non si paga in base ai posti letto, ma in base ai consumi dei servizi non sanitari garantiti (pasti, lavanderia, pulizie, sterilizzazione eccetera)”.
E se si dovessero creare altre criticità, per cui fosse necessario aumentare ulteriormente i posti di area medica? L’idea dell’azienda è quella di una soluzione interna: “Per liberare le chirurgie – dice la dottoressa De Lauretis – valuteremo, ma solo come fase transitoria, di utilizzare per il ricovero letti di altre strutture come le case di cura”.
Sui numeri interviene anche Ferdinando Cellai, direttore del dipartimento emergenza urgenza, area critica e blocco operatorio: “La chiusura della medicina d’urgenza – dice – è stata un compromesso. Ma questo non significa che quei letti non ci sono più ma solo che a gestirli non è più il pronto soccorso ma la medicina, insieme ad altri posti, dieci, che sono stati creati in area medica. Se non funziona la cosa, comunque, fra tre-sei mesi valuteremo il da farsi, ma i primi dati fanno pensare in maniera ottimistica e danno un’idea di miglioramento”.
Michela Maielli, la responsabile dei presidi ospedalieri di Lucca e della Valle del Serchio, conferma, dal canto suo, i preoccupanti dati sulla mortalità: “Si è registrato un tasso del 34,04 per cento dei decessi entro i tre giorni dal ricovero, motivo per cui in alcuni giorni è stato necessario attivare anche la sala di sosta salme a causa dell’obitorio sovraccarico. Questa è una situazione collegata anche all’alta età media del ricovero, circa 79 anni. Solo nei primi giorni di gennaio la mortalità è passata dagli 8 ai 18 pazienti”.
Le conclusioni sono affidate alla politica. Il sindaco Tambellini difende il San Luca ma chiede che, nelle condizioni date dal momento economico attuali, sia messo nelle migliori condizioni per dare il miglior servizio ai cittadini. “La nostra azione è mirata – ha detto – a far sì che il servizio sia svolto in maniera adeguata. E’ negli auspici di tutti che si mettano in campo soluzioni da parte dell’azienda per far funzionare al meglio i servizi. Ritengo che l’ospedale San Luca rappresenti una grande opportunità per Lucca, ma dobbiamo farlo lavorare a regime. La situazione critica del pronto soccorso è emersa nelle ultime settimane in maniera eclatante ed è chiaro che non è possibile attendere che di qui a sei mesi sia concluso l’iter per la nomina del nuovo primario”. “La conferenza dei sindaci di oggi è stata una riunione ‘anomala’ – ha aggiunto Tambellini – in quanto ha visto la presenza anche dei sindacati che hanno potuto interloquire con l’azienda, ma in qualità di presidente ho ritenuto che questa fosse la modalità giusta per affrontare l’emergenza del momento”.
Più ampio il concetto espresso dal sindaco di Capannori, Luca Menesini, che si dissocia dalla velata accusa di responsabilità degli operatori del pronto soccorso per le criticità emerse nelle ultime settimane e chiede a breve un’altra conferenza dei sindaci in cui si parli delle soluzioni per l’organizzazione del pronto soccorso e del nosocomio: “Chiedo all’azienda – dice Menesini – che dopo questo incontro, che era necessario, prosegua il confronto con i sindacati. Per il resto serve programmazione. Ritengo sia finita la fase di rodaggio di questa “Uslona”, ora si deve fare sul serio, anche parlando dell’interazione con la sanità territoriale ma anche con l’ospedale di Cisanello”.
“La riorganizzazione messa in atto al San Luca da alcuni giorni – ha concluso il sindaco Tambellini – è chiaro che deve entrare a regime. Sarà mia cura convocare una nuova riunione tra un mese per capire se la situazione è migliorata e in che termini”.

Enrico Pace

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