Studenti protestano: insultati sul bus dall’autista

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Autobus stracolmi e che saltano le fermate, ritardi ed altri disservizi e, a volte, anche offese e maltrattamenti. Con l’inizio delle scuole, sono ripresi i cronici disagi di chi sceglie di recarsi a lavoro o a scuola con i mezzi pubblici. I primi disagi si erano registrati già la scorsa settimana ed oggi, arriva la testimonianza di una studentessa dell’Istituto Tecnico Commerciale di Pescia che, insieme ai suoi compagni di scuola, si è trovata ad assistere ad una scena incresciosa.

“Tutto è iniziato alla prima fermata dopo l’Esselunga di Pescia – racconta la ragazza -. Io e dei miei amici, appena usciti da scuola, montiamo sul pullman diretto verso Pescia da Lucca. Un ragazzo dietro di me chiede all’autista con tutta tranquillità: ‘mi scusi, questo pullman è diretto verso Montecatini?’ L’autista inferocito risponde ad alta voce con offese al ragazzo e bestemmie, chiude le porte e se ne va ad alta velocità”.
Le persone sul pullman, per la maggior parte minori usciti da scuola, prosegue il racconto della ragazza, non facevano altro che guardarsi negli occhi allibiti: “Appena arrivati nella piazza di Pescia, una ragazza chiede se lo stesso pullman avrebbe fatto il tratto Pescia – Lucca. L’autista, che ancora non aveva finito di parcheggiare il pullman, risponde in malo modo intimando a tutti di scendere. Capisco che capita a tutti di avere giornate no ma come si permette un adulto di rivolgersi così a dei ragazzini? In ogni caso, il pullman riparte da Pescia per andare verso Lucca. Poco tempo dopo, il pulmann si riempie ma c’erano ancora molti posti per sedersi, con precisione 10, più quelli in piedi. Arriviamo alla prima fermata e la salta, così ha fatto lo stesso con la seconda, terza e quarta. Capisco che i pullman non devono superare per legge il numero di passeggeri previsto ma nemmeno lasciare ragazzi a piedi quando il pullman ha sempre 10 posti liberi a disposizione”.
“Ho provato a chiamare la Vaibus più volte, sia quella di Lucca che Pescia, per segnalare la vicenda – conclude la studentessa – ma nessuno ha risposto e la linea era libera. E i miei genitori devono pagare ogni mese 40 euro per avere un trattamento simile?”.

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