Maxirissa in carcere, Sappe: ‘Situazione esplosiva’

Maxirissa fra detenuti durante l’ora di passeggio al carcere di San Giorgio. A riferirlo è il sindacato autonomo Sappe che ancora una volta punta il dito sulle condizioni delle case circondariali.
“La situazione è stata davvero pericolosa – denuncia il segretario nazionale per la Toscana del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, Pasquale Salemme – Tutto si è svolto nel turno pomeridiano durante la permanenza all’aria dei detenuti della terza sezione. Forse il pretesto del furioso pestaggio tra i detenuti è tra i più futili, ossia l’incapacità di convivere – seppur tra le sbarre – con persone diverse. O forse le ragioni sono da ricercare in screzi di vita penitenziaria o in sgarbi avvenuti fuori dal carcere. Fatto sta che si è scatenata una rissa tra marocchini, albanesi e sinti. A scatenare il tutto, sembra ancora una volta un detenuto  già responsabile di aggressioni contro poliziotti penitenziari a Pisa e Lucca e contro un altro detenuto, sempre a Lucca. Il detenuto, durante i passeggi, ha colpito con in calcio al petto un albanese e da lì è nata la rissa che ha coinvolto tutti i detenuti. Soltanto grazie all’intervento del personale di polizia penitenziaria, si è riusciti ad evitare il peggio. L’amministrazione penitenziaria regionale adotti con tempestività urgenti provvedimenti, a cominciare dall’assumere seri provvedimenti disciplinari e penali verso i detenuti responsabili dei gravi fatti accaduti ieri nel carcere di Lucca”.

Solidarietà e vicinanza al personale di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Lucca arrivano anche da Donato Capece, segretario generale del Sappe: “I colleghi di Lucca e della Toscana hanno tutte le ragioni del mondo per chiedere l’intervento delle istituzioni penitenziarie: questi sono i problemi veri e reali, determinati dalla costante tensione e del crescente sovraffollamento, con i quali i poliziotti penitenziari devono fare i conti tutti i giorni. Ed il ministero della giustizia, anziché intervenire concretamente con adeguati stanziamenti, pensa ad altro. Allo stato, infatti, sembrerebbe essere in atto una riforma dell’ordinamento penitenziario che, tra le altre, si caratterizza per la introduzione dell’affettività e del sesso in cella per i detenuti. Insomma, mentre le carceri scoppiano con quasi 58mila detenuti presenti a sancire il fallimento di tutte le leggi svuota carceri, con continue risse come quella di ieri a Lucca, aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro gli Agenti, con le evasioni e i penitenziari senza direttori, educatori, assistenti sociali, non può essere l’affettività in carcere per i detenuti la priorità”.
Capece sollecita un intervento urgente delle istituzioni penitenziarie e punta il dito contro il ministro della giustizia Andrea Orlando: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le evasioni ne sono la più evidente dimostrazione. Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della polizia penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, le telecamere ed i sistemi anti intrusione ed anti evasione spesso non funzionano e questo è gravissimo. I vertici del ministero della giustizia hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano agenti di polizia penitenziaria, a Lucca in maniera significativa, e queste sono le conseguenze. E coloro che hanno la responsabilità di guidare il ministero della giustizia si dovrebbero dimettere dopo tutti questi fallimenti”.
“La situazione – commenta invece l’Osapp, organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria – e le condizioni di lavoro interne all’istituto penitenziario di Lucca appaiono palesemente gravi non sono in ragione delle alleanze e dei dissidi instauratisi tra gruppi di detenuti ma anche rispetto alla scarsa attenzione che sarebbe stata prestata ai più evidenti segnali denotanti malessere e tensioni nei giorni precedenti”.
“Peraltro – ha evidenziato il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci – non ci dovremmo più meravigliare di quello che sta accadendo in questi ultimi mesi negli istituti penitenziari italiani, se non per la parte che riguarda i continui e gravi rischi per l’incolumità del personale di polizia penitenziaria, laddove gli interventi dell’amministrazione penitenziaria centrale risultano ormai del tutto assenti rispetto alle precarie condizioni esistenti sul territorio nazionale, in ragione soprattutto di una politica penitenziaria dettata dall’attuale guardasigilli Orlando e che guarda esclusivamente alle utilità per i detenuti quali che ne siano i comportamenti e la pericolosità e anche se a discapito del personale di polizia penitenziaria”.

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