Cei: “Industria 4.0, prossimo passo la formazione dei lavoratori”

“Il grande piano di trasformazione digitale delle imprese, varato dal governo nel 2016, entra nella fase decisiva concentrando il focus sulle competenze e sul lavoro. Creati i presupposti per il passaggio delle nostre imprese nel futuro digitale e vedendone concretamente i risultati, così come tutti gli indicatori economici ci confermano, restano da trasferire i lavoratori nello stesso futuro”. La pensa così Lido Cei, ad di Idea Service Srl, l’azienda che si occupa di finanziamento alle imprese.

“Per ottenere ciò il governo finanzierà specifici programmi di formazione – spiega Cei – a cominciare dai competence center, i centri che dovranno abbattere le barriere tra università e aziende.
Sono previsti 40 milioni di euro il cui bando è stato pubblicato a inizio 2018. Gli istituti tecnici superiori sono dei percorsi di specializzazione post diploma e sono nati con l’obiettivo di formare figure pronte a entrare nei ruoli tecnici delle imprese con piani di studio che vanno dalla efficienza energetica alle telecomunicazioni, dalla mobilita sostenibile ai beni culturali. Questa è una delle azioni strategiche del 2018 che creerà, secondo me, un grande vivaio di futuri imprenditori in grado di competere sul mercato globale”.
“Entro il 2020 – prosegue – il piano Industria 4.0 prevede di raddoppiare gli iscritti agli Its, arrivando almeno a 20mila. Per ottenere questo risultato il Mise ha stanziato nel triennio 95 milioni di euro. Le imprese che aderiscono a questo progetto potranno investire fino a 300mila euro annue per la formazione dei propri dipendenti ottenendo uno sconto fiscale del 40 per cento. Il nostro paese, rispetto agli altri competitor europei si trova molto indietro, pensiamo solo che l’8 per cento dei lavoratori delle nostre imprese partecipa a corsi di formazione contro la media europea del 37 per cento”.
“Solo una riflessione su questo dato – conclude Cei – Deve convincerci che anche questa strada deve essere percorsa velocemente per consentire alla nostra economia di giocare il ruolo da protagonista che la storia e le competenze specifiche le attribuiscono”.

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