Niente parenti al pronto soccorso, firme contro Asl

Sta suscitando numerose proteste e polemiche la nuova regola al pronto soccorso dell’ospedale San Luca di Lucca che impedisce ai parenti di entrare all’interno delle sale per assistere i loro congiunti.
Ci sono diversi casi che vengono segnalati, situazioni particolari che vengono stigmatizzate dai parenti dei pazienti presi in carico che manifestano anche l’intenzione di raccogliere firme per chiedere all’Asl di fare un passo indietro.

E’ l’iniziativa lanciata da una giovane moglie, Irene Pacini, che circa un mese fa è dovuta correre al pronto soccorso per il malore che il marito aveva accusato all’interno di un bar. Portato in pronto soccorso dall’ambulanza intervenuta, è rimasto all’interno per circa tre ore prima di essere dimesso. La moglie invece ha dovuto attenderlo fuori e protesta per la misura annunciando: “Ho intenzione di raccogliere le lamentele di più persone possibile e credo necessario avviare anche una raccolta di firme”.
“Purtroppo – racconta Pacini – mi sono trovata in un paio di situazioni poco piacevoli nel pronto soccorso di Lucca. Un mese fa circa di sabato pomeriggio mio marito presenta un malore e si collassa senza riprendersi in un bar di alcuni amici. Fu chiamata l’ambulanza che lo portò in ospedale. Nel frattempo si era ripreso un pochino il personale dell’ambulanza decide di portarlo in ospedale e di qui il calvario”.
“Mi chiamano dal bar e mi spiegano quello che era successo – prosegue la moglie del paziente -, io moglie con due bimbi piccoli mi precipito in ospedale: erano le 15 circa, alla accettazione trovo un’infermiera, addetta comunque alle informazioni, a cui dico che ero preoccupata per mio marito arrivato con l’ambulanza, lei mi guarda, e mi dice: ‘Tanto non può entrare’. Le chiedo spiegazioni e lei mi dice che i parenti non possono entrare”.
La donna però non si dà pace e fa presente che l’uomo è diabetico e che necessita di almeno una misurazione della glicemia. Ma non ottiene quello che vuole: parlare con il medico e fare presente il problema, spiegando che il marito poteva essere non del tutto cosciente.
“Allora mi metto seduta e aspetto. Provo a chiamare mio marito al cellulare – prosegue la donna -: risponde con un filo di voce ma i telefoni non prendono quindi la telefonata è durata pochi secondi ed è caduta la linea. Dopo una mezz’ora torno allo sportello, chiedo gentilmente se qualcuno mi può portare il telefono di mio marito per poter chiamare sua sorella: mi è stato negato pure quello. Indignata e con un senso di impotenza indimenticabile mi metto seduta un paio d’ore, dopo di che vedo mio marito che non stava per nulla bene uscire dalla porta: aveva firmato per venir via e dopo 3 ore non l’avevano ancora visitato e nessuno gli aveva provato la glicemia. Ha provato a chiedere più volte un bicchiere d’acqua ma nulla. Arrivati a casa gli ho provato la glicemia e era molto, molto bassa. Quindi come poi confermato da un diabetologo nostro amico ha avuto un calo glicemico importante”.
“Ho un appello da fare alle persone che hanno messo questa regola assurda e inumana: Io capisco che a volte i parenti sono maleducati e pretendono tutto e subito ma è anche vero che un parente che ha il proprio caro in pronto soccorso e non sa che cosa è successo non lo può vedere non è giusto che gli venga negato di vederlo e assisterlo anche solo per un bicchiere d’acqua. Basterebbe un po’ di buon senso invece di appendere cartelli tolleranza zero per il rispetto del personale. Mi sono trovata purtroppo anche in un altro episodio molto spiacevole. Una settimana fa ero di nuovo in pronto soccorso per un amico ed e arrivata una mamma con un ragazzo di 19 anni con dei dolori strazianti. Sua madre è stata fatta accomodare fuori”.

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