Operai morti per crollo gru, c’è perizia sulle cause

Muove un altro importante passo l’inchiesta della procura di Lucca sull’incidente nel quale persero la vita, il 1 settembre scorso, Eugenio Viviani e Antonio Pellegrini, gli operai di 54 e 61 anni, uccisi dal crollo del braccio della piattaforma elevatrice su cui si trovavano per montare i portalumini per la processione di S. Croce. E’ stata infatti depositata la prima relazione preliminare del collegio dei tecnici incaricati dalla procura, frutto dell’incidente probatorio sul mezzo meccanico, su cui si era verificato il cedimento.

Per i consulenti dei pm Aldo Ingangi e Elena Leone, che seguono l’inchiesta sotto la supervisione del procuratore capo Pietro Suchan, è stata una “causa tecnica” a provocare la frattura del braccio della piattaforma, crollato a terra dopo aver sbalzato fuori i due operai della Cooperativa agricola Morelli. Una perizia che adesso la procura valuterà “per accertare le responsabilità”. Finora, soprattutto in vista dell’incidente probatorio, erano stati notificati dieci avvisi di garanzia.
A riceverli, ancora prima dell’incidente probatorio, erano stati Giuseppe Pino Ranieri, legale rappresentante della Cooperativa agricola Morelli, per la quale lavoravano i due operai, e Vitantonio Strifezza, di Prato, consulente per la sicurezza dell’impresa. Avvisi di garanzia avevano raggiunto anche alcune figure della Oil & Steel, l’azienda da cui il mezzo che ha avuto il cedimento fu acquistato otto anni fa. Si tratta dell’amministratore delegato Marco Milesi, di Milano, del presidente Fosco Celi, residente a Rimini, e di Paolo Balugani, di Modena, direttore tecnico dell’azienda.
L’inchiesta della procura tocca l’intera filiera della produzione e manutenzione della gru che ha avuto il cedimento: infatti avvisi di garanzia erano partiti anche per alcuni fornitori dei materiali e persone che si sono occupate, a vario titolo, della manutenzione: nell’elenco figurano in particolare Daniele Pinardi di Gazzuolo, in provincia di Mantova e Francesco Corrado, di Imola. Insieme a loro sono finiti all’attenzione dell’inchiesta anche Giuliano Picchi di Anzola nell’Emilia, Silvano Nanetti di Castrocaro Terme e Sergio Rossi di Forlì.

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