A Firenze si spengono Le luci della centrale elettrica, aspettando il ‘nuovo’ Brondi

Le luci della centrale elettrica si sono spente per sempre. Almeno a Firenze. Con il concerto all’Obihall il progetto del cantautore ferrarese Vasco Brondi, come annunciato alla vigilia del tour, giunge al capolinea dopo un decennio fra fatica per emergere nel panorama musicale e un’affermazione certificata dal quasi sold out nel teatro fiorentino.

Ma sono Luci già fioche quelle che si spengono, almeno nella loro declinazione fiorentina. Dopo anni di serate underground, che lo stesso Vasco Brondi ricorda nel suo concerto (dal Cpa all’ex Fila, passando per la Flog), con il successo sono arrivati, è vero, teatri e palazzetti, ma la produzione non ha mai più raggiunto le vette dei due primi dischi, quelli brutti, sporchi e incazzati, con dentro tutta la rabbia e la malinconia della pianura padana. Non che Terra e Costellazioni non contengano degli spunti interessanti, anche dal punto di vista dei testi, ma non c’è stata evoluzione musicale e le ispirazioni legate al punk rock anni Ottanta-Novanta hanno lasciato il posto a ballate e sonorità più dolci e decisamente più commerciali.
E anche il concerto fiorentino riecheggia questa sentimentalità che prende il posto della malinconia. Anche la voce è addolcita, non è distorta, è sicuramente meno arrabbiata. E alla fine invece di “trasformare questa città in un altra cazzo di città” si preferisce essere “felici da fare schifo” e dire che “è un superpotere essere vulnerabili”.
Resta comunque un concerto di oltre due ore, per un totale di 24 canzoni, che ripercorrono “tra la via Emilia e la via Lattea” dieci anni di produzione musicale. Vasco, barba lunga da mullah, è sicuramente più a suo agio sul palco rispetto ai suoi esordi e quello che confeziona è uno spettacolo tutto sommato godibile. Soprattutto quando rievoca le sue ispirazioni letterarie, fra letture e racconti. Dalle poesie di Bolaño, alle ispirazioni, note e palesi, a Vittorio Tondelli, Bassani, Celati, Antonioni, Zavattini e Ghirri, tutti maestri legati in qualche modo a Ferrara e alla pianura padana. Vasco Brondi si conferma, oltre che cantautore valido, anche uno scrittore ampiamente evocativo, persino quando legge la gratitudine e i ricordi sparsi presenti nell’ultima raccolta prima della chiusura del progetto delle Luci. E non mancano neanche gli aneddoti, dallo studio di registrazione dei suoi primi lavori oggi diventato un sexy shop all’ascolto ‘di nascosto’ delle canzoni di De Gregori quando suonava il basso in un gruppo punk. E ancora, i suoi esordi nei centri sociali “quanto tutti suonavano crossover e new metal”.
Da Coprifuoco a Questo scontro tranquillo in versione ‘superunplugged’ con tutti i musicisti seduti a bordo palco e senza microfono, passando per i grandi successi vecchi e nuovi, insomma, Le Luci della centrale elettrica si sono congedate dal pubblico di Firenze.
Non così Vasco Brondi e non manca la curiosità di scoprire cosa riserverà il suo nuovo percorso. Sperando in un ritorno dell’anima di Piromani.

Enrico Pace

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