La serata ariostesca del 24 novembre scorso svoltasi, come di consueto, alla Biblioteca Statale di Lucca si è arricchita della nuova interpretazione di lettura proposta da Costantino Buttitta, che ha sostituito il forzatamente assente Eros Pagni. Sono stati trattati il canto nono, decimo e undicesimo dell’Orlando Furioso. In particolare la professoressa Erika Stilli si è soffermata sulla novella di Olimpia e Bireno, generalmente ignorata nelle letture scolastiche, ma densa di significato per i suoi intrecci, che coinvolgono anche il nostro paladino (nell’occasione ben caratterizzato dal simpatico pupo Orlando esibito dal lettore all’attento pubblico presente). Ancora una volta l’ottava ariostesca riesce a coniugare mirabilmente il classicismo formale con l’armonia del fraseggio. Citando la relatrice, il poeta appare come “un demiurgo onnisciente e ironico che stende il suo pungente sorriso sulla storia”.

Per non annoiare coloro che benevolmente ci leggeranno, non desideriamo addentrarci in una accurata narrazione dei canti trattati. Preferiamo, invece, mettere l’accento sulle caratteristiche della figura di Olimpia, donna che, disposta a tutto per amore di Bireno, ricorre anche all’arte della simulazione pur di raggiungere il suo fine. Ci pare altresì importante notare come Ariosto, uomo di vastissima cultura, sappia miscelare elementi della tradizione cortese e romanzesca col mondo antico ed i suoi miti. Nel tradimento e nell’abbandono di Olimpia risultano chiari gli echi della mitica vicenda di Arianna e Teseo, vero e proprio omaggio alla tradizione classica. La tragicità dei fatti descritti è stemperata dal lieto fine che l’autore impone al racconto, quasi a contenere un tono eccessivamente grave sostituendolo con uno più leggero e moderato. Parafrasando Orazio, modello di vita sobria ed equilibrata del nostro, potremmo concludere “est modus in rebus”. Un saluto e un arrivederci a lunedì prossimo.

Chiara Tolomei