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Migranti e giornalismo, Bugli illustra il ‘modello’ Toscana

Le buone pratiche di accoglienza della Regione Toscana. Questo l’argomento su cui è stato invitato a parlare oggi (21 novembre) l’assessore regionale Vittorio Bugli nell’ambito di un seminario su Hate Speech dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, in collaborazione con Associazione Carta di Roma, Robert Kennedy Human Rights Italia e Cospe.

“Fin dall’emergenza Nordafrica del 2011 la Regione Toscana – ha spiegato Bugli – ha cercato di impostare, in mancanza di atti di governo specifici, una politica dell’accoglienza diffusa, ritenuta migliore, per gestire la situazione, di quella della concentrazione in un unico luogo di grandi numeri. Questa generalmente costituisce la soluzione più adottata, ma da noi non condivisa. Dalla ripresa forte dei flussi a partire dal 2014 ad oggi sono circa 11.600 i profughi richiedenti asilo ospitati in 764 strutture, con una media di 15 persone a strutture, numeri dunque gestibili e legati alla rete capillare di associazioni di cui la Toscana dispone”.
A questi si aggiungono circa 680 stranieri richiedenti asilo che sono accolti nei centri Sprar, gestiti nell’ambito del sistema di di protezione nazionale per richiedenti asilo e rifugiati promosso dal Ministero dell’Interno (con cui la Regione non ha a che fare). Peraltro di fronte ad una richiesta aggiuntiva da parte del Ministero di circa 1000 nuovi posti sono stati reperiti in Toscana da comuni e altri enti coinvolti solo 230 posti.
Un altro filone sui cui la Toscana si è impegnata grazie ad una sua visione specifica del problema è quello delle costruzione di progetti di utilità sociale in cui coinvolgere – su base volontaria – i profughi, per favorire i livelli di conoscenza e integrazione da parte dei migranti nei contesti sociali che li ospitano.
“Finora – ha detto l’assessore alla platea di giornalisti – abbiamo approvato 74 progetti di attività di volontariato, ora in corso di svolgimento, che coinvolgono 1376 migranti, 68 comuni, due Unioni di comuni e due società della salute. Abbiamo anche promosso delle esperienze di volontariato ambientale attraverso i consorzi di bonifica, che finora hanno visto collaborare il Consorzio Medio Valdarno e l’Aics, Accoglienza solidale di Firenze e che speriamo di estendere”.
“Certo non è sufficiente – ha concluso Bugli – ma dobbiamo proseguire in questa direzione, trovando ambiti di inserimento di questi giovani in contesti non conflittuali e tenendo conto delle loro abilità e aspirazioni. Come nel settore del patrimonio forestale oppure in quello agricolo: a Rispescia, in provincia di Grosseto, abbiamo formato 25 giovani nel settore specifico del biologico. Quanto a esperienze di ‘ripopolamento’ di borghi abbandonati, sull’esempio di Riace in Calabria, stiamo lavorando con alcuni sindaci. Quello dell’accoglienza, che è ormai un dato strutturale, è un vero e proprio servizio, cui dare, come per gli altri servizi, una risposta strutturale”.

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