Acqua alta nel condotto, cantine e giardini allagati foto

Sconcertati, sfibrati e, ormai, sgomenti: sono i residenti di via dell’Acquacalda, a san Pietro a Vico. Il motivo è ormai annoso: la turbina per l’acqua installata nel 2015 al pubblico condotto ha – secondo il racconto del comitato locale – letteralmente mutato lo scenario dei fossi e canali intorno a quali sorgono le abitazioni. A destare un allarme profondo, adesso, è il livello raggiunto dall’acqua, “capace di inondare campi e cantine – sostengono gli abitanti -, creando rumore costante, crepe negli edifici e pericoli per la sicurezza collettiva”. Una matassa che per il momento le istituzioni chiamate in causa – Regione Toscana, Provincia di Lucca e Consorzio di bonifica Toscana nord – non sono riuscite a sbrogliare.

“Vivo accanto al vecchio mulino (dove sorge la turbina, ndr) da 35 anni – afferma Ilaria Tozzini – ma in tutto questo tempo non ho mai visto l’acqua così alta: il livello è raddoppiato. Qui si crea un vero e proprio moto ondoso, che provava un rumore incessante: non possiamo mai aprire le finestre”. Il frastuono cronico, tuttavia, può dirsi il minore dei mali: “La forza dell’acqua – spiegano ancora le dieci famiglie riunitesi oggi per parlare nuovamente del problema – crea ed allarga crepe, allaga i giardini e le cantine”. I residenti, ormai da tempo, chiedono alle autorità competenti di abbassare il livello dell’acqua: “Da quando hanno installato la turbina – ricordano – si è alzata di almeno 1 metro: a noi basterebbe che la riducessero di una quindicina di centimetri”.
I residenti temono pericoli, sia per le strutture più datate (come appunto il vecchio mulino, risalente addirittura al 1800), ma anche per le persone: “L’altro giorno – rammenta Paolo Bertocchini – qua è annegato un daino. Cosa succede se ci finisce dentro un bambino o un anziano? La tragedia è dietro l’angolo, anche perché non ci sono paratie a bordo strada e la corrente è fortissima”. Rischiano anche gli automobilisti: meno di un anno fa una macchina non è precipitata nel canale solo perché ha urtato prima alcuni bidoni dell’immondizia.
“Ci troviamo le cantine costantemente allagate – protestano altri residenti – e per tutta risposta ci dicono che non possono mandare l’acqua piovana nelle fosse. Così resta nei campi e, quindi, finisce nelle cantine: abbiamo dovuto dotarci di pompe che la risucchiano continuamente”.
Il canale, percorso dal potente flusso d’acqua, è “praticamente privo di argini – spiegano ancora dal comitato – un anno fa vennero eseguiti dei lavori di scialbatura, ma nessuno ha mai pensato a rinsaldare le sponde”. “Un trattore che lavora nei campi circostanti – ricorda Bertocchini – può sprofondare da un momento all’altro”. Oltre a questo, viene fatto notare, non c’è più traccia di pesci ed anche la popolazione di anatre è sensibilmente diminuita.
“San Pietro a Vico non è Venezia – lamentano ancora i residenti – e adesso ci devono ascoltare. Non è questione di difendere il proprio orto: qua è in gioco la sicurezza pubblica”.
Poi, ci sono le storie che possiedono il retrogusto amaro del dramma nel dramma. Come quella di Luigina Graziani e Pietro Bandettini, una coppia di pensionati che dopo aver assistito allo scempio del proprio giardino ha anche dovuto spendere, di tasca propria, quasi 40 mila euro. “L’acqua nel canale supera il livello della strada – fanno notare – ed il muro è vecchio e pieno di infiltrazioni. Quando l’acqua ha riempito il nostro giardino, abbiamo chiamato i tecnici della Provincia: ci hanno detto che la colpa era delle radici delle nostre piante. Peccato che il muro sia rotto all’altezza di tre metri. Così, oltre ad aver perso tutte le piante (olivi, alloro, palme e quant’altro) ci siamo dovuti anche sobbarcare la spesa per i lavori”. Opere che, ad oggi, non hanno portato a niente: le paratie inserite a tre metri di profondità ed i sacchi di sabbia poco possono, secondo i residenti, a fronte di un muro che si presenta come un colabrodo. “Abbiamo speso 1500 euro per comprare un generatore e delle pompe – spiegano i coniugi – oltre a 25mila euro per i lavori interni ed esterni al muro ed altri 12 mila per sistemare la nostra taverna, che era diventata una piscina”.
Una situazione, quella dei sotterranei allagati, che riguarda un po’ tutte le case della zona: “Ho perso tutte le foto della mia infanzia quando la mia cantina è andata sott’acqua – ricorda un altro giovane residente – e, per tutta risposta, mi sono sentito dire che il fosso c’era prima della casa e che, quindi, mi dovevo arrangiare da solo”.
Danni ingenti, che – secondo quanto affermano i residenti – “dovrebbero essere coperti da una specifica clausola inserita nel contratto per la gestione della turbina”: “Di soldi però – concludono – non ne abbiamo mai vista nemmeno l’ombra. Se non vogliono risarcire chi vive qui, i gestori dovrebbero almeno eseguire i lavori a proprie spese: ma a parte una scialbatura del canale, qua, non è stato fatto nulla”. Dopo tre anni, però, la situazione continua a peggiorare: le istituzioni, adesso, afferma il comitato, “devono davvero fornire risposte rapide e concrete”.

Paolo Lazzari

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.