Progetti Piuss, una riqualificazione mai decollata

Progetto Piuss, affinché la città continui nel futuro. Senza dubbio uno slogan accattivante quello del sito internet del progetto per la riqualificazione di una parte del centro storico cittadino. Un progetto, cofinanziato dalla Regione con fondi provenienti dall’Unione Europea, che più volte è stata sull’orlo del fallimento. L’ultima nel corso della scorsa settimana. C’era da approvare, infatti, la delibera di giunta che dà l’addio definitvo ad una delle parti del progetto, con tanto di revoca dell’appalto alla cooperativa assegnataria, quella di piazzale Verdi. Non ci sarà né un anfiteatro né un ovale a verde come mini parco pubblico ad una delle porte principali della città. Ritornerà, provvisoriamente, il terminal bus di linea. Insomma tutto tornerà come se nulla fosse avvenuto negli ultimi anni, consigli comunali aperti e polemiche compresi.
Ma il Piuss chi se lo ricorda più. La sua formazione, le sue finalità originarie, il progetto che avrebbe dovuto proiettare, appunto, la città nel futuro. Al momento è certo che vedranno la luca solo il terminal bus turistici all’ex Cavallerizza con accoglienza, bagni e punto ristoro e il nuovo centro di accoglienza turistica al prato del Marchese, all’interno dell’ex Cavallerizza, ultimo utilizzo il deposito degli autobus della Lazzi.
Per il resto è divertente, per certi versi grottesco, visitare il sito internet dei progetti, fermo, come aggiornamento delle news, al gennaio 2012, in epoca pre-tambelliniana. E ricordare, al contempo, con per esempio all’interno di una parte dell’ex manifattura (8mila metri quadri su tre piani) dovesse sorgere (o debba ancora sorgere) un “centro di competenza per le nuove professionalità nella coreografia, scenografia e dello spettacolo in genere”, uno spazio destinato all’incubatore di imprese, strutture per l’alta formazione e un centro per il contrasto al disagio sociale. E ancora, nell’area dell’ex Caserma Lorenzini la previsione vorrebbe la nascita di un centro congressi, di un asilo nido e dell’ampliamento del museo del fumetto.

E adesso? Innanzitutto la parte procedurale. I ritardi dell’attuazione dei progetti è evidente. A parte il terminal bus e l’ex cavallerizza, infatti, niente ancora è partito, se non lavori preliminari, nelle altre strutture. E il rischio che i ritardi impediscano di accedere al cofinanziamento sono talmente elevati che sul tema c’è stata grande fibrillazione fra le forze politiche di maggioranza. Almeno fino a venerdì scorso, giorno dell’incontro del Pd fra sindaco, assessori competenti, gruppo consiliare, consiglieri regionali e parlamentari lucchesi. Che, al di là della strumentalizzazione politica della questione, hanno deciso di provare a salvare il salvabile. Come? Cercando di intervenire a livello regionale ed europeo per ottenere dilazioni nelle date di scadenza, previste nel bando, per l’avvio dei lavori (e la conseguente conclusione) previsti nel Piuss. Non solo. Anche per cercare di superare, per evitare un altro caso piazzale Verdi, l’impasse in caso di difformità fra i progetti originari e quelli esecutivi sulle strutture interessate. E’ sicuramente già il caso del teatro del Giglio. Sarà, con tutta probabilità, anche quello dell’ex manifattura e della ex Caserma Lorenzini.
Come si può infatti pensare che le condizioni socio economiche in cui sono nati i progetti originari siano ancora valide ai giorni nostri? Ha senso ristrutturare un’immobile di tale complessità come l’ex manifattura, per un centro delle arti dello spettacolo che, con tutta probabilità, non interessa più neanche a chi aveva proposto il progetto? E lo stesso si può dire dell’incubatore di imprese (c’è già al Polo Tecnologico di Sorbano), per il centro congressi dopo la ristrutturazione dell’ex convento di San Francesco, per il museo del fumetto, talmente “derelitto” da essere ormai aperto soltanto per tre giorni a settimana nel weekend e mai coinvolto neanche nella manifestazione che attrae più appassionati del genere in città, Lucca Comics and Games. Già, perché poi queste strutture non sono solo da costruire nella sua parte in muratura, ma anche da riempire di contenuti e da gestire. E dove li hanno gli enti pubblici i soldi, in questo momento, per farlo. Per non parlare poi del fatto che alcune delle ipotesi progettuali erano state pensate per una Provincia che a breve potrebbe non esistere più.
E allora si prende tempo, si cerca di cambiare il progetto in corso con l’assenso della politica regionale ed europea. Si cerca, come spesso succede, di salvare il salvabile, tenendo conto che, per ricevere il cofinanziamento, occorre portare a termine almeno il 30 per cento delle opere previste. E, senza manifattura ed ex caserma Lorenzini la “quota” si abbassa in maniera pericolosa.
In tutto questo, in attesa di capire come la questione andrà a finire al di là delle volontà politiche e degli scontri interni ed esterni alla maggioranza, c’è una considerazione da fare. Quella dei “tempi diversi” richiesti al privato al pubblico. Privato che, con l’obiettivo del project financing, è stato dapprima coinvolto nella progettazione e nella presentazione delle idee e poi “abbandonati” per anni ad attendere un cenno. Che, a questo punto, non ci sarà più.
A parti invertite, invece, il rapporto fra le amministrazioni pubbliche è il privato è invece perentorio e cogente. Provate voi ad effettuare un lavoro, un progetto, a partecipare un bando che abbia una seppur lieve difformità rispetto a quanto richiesto. Non ci sarebbe, probabilmente, alcuna possibilità di deroga e gli eventuali finanziamenti, sgravi, aiuti, seppur concessi, ritornerebbero al mittente. E se pure è vero che il modello dell’imprenditoria privata non può (e non deve) essere mutuato tout court nell’ambito dell’amministrazione del pubblico questi sono i casi che fanno riflettere anche il comune cittadino.
Quindi, se deve essere, che Piuss sia. Con opere stabilite e cantierabili entro la fine di questa consiliatura. Altrimenti qualcuno, che sia un amministratore eletto o un dirigente, si prenda la responsabilità di dire, al di là dei finanziamenti in ballo, che quando pensato anni fa, amministrazione Favilla in carica, non è più attuabile. E allora mano al portafoglio e si onorino i lavori che invece vedranno regolarmente la luce, accendendo i mutui relativi. Non sarà certo l’ultimo treno che passa, non sarà, per la città, un dramma o una tragedia. Ma soltanto un altro, l’ennesimo,  progetto non realizzato da un’amministrazione pubblica pur in presenza di tutte le condizioni possibili.

Enrico Pace

 

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