Madonne Bianche, i ragazzi al Comune: “Basta scuse”

“Basta con la città vetrina e la speculazione, il nostro progetto va avanti anche senza l’avallo del Comune”. Scrivono così i rappresentanti dell’ex polisportiva autogestita Madonne Bianche in una lettera aperta al sindaco Tambellini, alla giunta, all’assessore allo sport Celestino Marchini e al capo di gabinetto Luca Galli. Il tema è sempre il consueto, quello della gestione dell’area autogestita l’anno scorso e questo luglio per un breve periodo da un comitato nato ad hoc per riqualificare la zona.
“Siamo di nuovo noi, studenti, lavoratori, famiglie della Polisportiva Autogestita Madonne Bianche – scrivono – quelli che di fronte ai vostri provvedimenti di chiusura e repressione non si sono fermati; abbiamo strappato un incontro con voi e vi siete detti disponibili al dialogo, anche se avevamo avuto solo un provvedimento autocratico del sindaco che poneva fine all’autogestione con un palese pretesto e uno scarico di responsabilità. Fino ad oggi il dialogo non è esistito, per vostra responsabilità le Madonne Bianche sono tornate allo stato di degrado nel quale voi le avete abbandonate”.

“Impensabilmente – prosegue la lettera – avete continuato a vagliare le proposte dei privati, quando dopo anni non siete neppure riusciti a svendere il Parco. Come risposta concreta noi abbiamo messo nero su bianco il nostro progetto di autogestione di un Bene Comune, di rivitalizzazione di un quartiere, di una città dal punto di vista culturale e sociale. Abbiamo messo impegno a ripulire le Madonne Bianche, come a scrivere il progetto, che punta non a una gestione privatistica – come vorreste voi- ma pubblica. A distanza di un mese dalla chiusura delle Madonne Bianche siamo ancora qui a chiedere risposte. Avevate garantito la chiusura del cantiere Geal i primi di agosto, ma anche questa previsione era sbagliata. Vi eravate da soli dati una settimana prima di cambiare la destinazione d’uso da impianto sportivo a parco. Ora siamo a conoscenza che ancora oggi i privati stanno visitando il Parco per la concessione, o meglio la svendita”.
“Dov’è la vostra coerenza, dov’è la vostra dignità? – chiudono i ragazzi – Non ci aspettiamo nulla, sappiamo come agisce la vostra parte politica oggi in Italia, sgomberi e repressione sono le parole d’ordine, però pretendiamo risposte e correttezza. Avete un’ultima occasione per lasciare, per la prima volta a Lucca, che gli individui siano protagonisti del recupero di spazi abbandonati, del deserto post-industriale, dei quartieri e delle piazze svuotate di ogni socialità. Non accetteremo scuse questa volta, le coperture finanziarie si trovano (magari dagli oneri urbanistici della cementificazione) e le regole si cambiano o si adattano. Noi comunque andiamo avanti. Siamo intenzionati a proseguire il nostro progetto con voi o senza di voi, riappropriarci della città e farla finalmente vivere, lontani dagli interessi delle fondazioni, banche e commercianti. Basta con la città vetrina dove ogni spazio è messo a profitto e la collettività muore, uccisa dalla speculazione. Siamo qui e aspettiamo risposte”.

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