Cgil spaccata, petizione per chiedere il congresso

Scarso coinvolgimento della base degli iscritti nei processi decisionali, allarmante carenza di democrazia interna alla Cgil, decisione a tavolino sull’accorpamento delle camere del lavoro di Lucca e Massa Carrara, senza nessuna discussione sul progetto. Sono questi i punti principali intorno ai quali si impernia la replica di Lamberto Pocai (area Democrazia e lavoro, presidente comitato direttivo e coordinatore provinciale area programmatica cgil), Alberto Giorgi (area programmatica cgil Il sindacato è un’altra cosa – Opposizione Cgil) e Massimiliano Bindocci (Filcams, area di maggioranza) alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dal segretario generale Cgil Lucca Francesco Chiriaco e dal segretario confederale Enrico Profetti (Leggi).

Le tre aree del sindacato faranno partire da oggi (21 ottobre) una raccolta firme tra gli iscritti per ottenere un congresso straordinario all’interno del quale si possa discutere di questi temi: per farlo, servono 3740 sottoscrizioni (vale a dire un decimo degli iscritti al sindacato). La secca reazione scaturisce in primis dall’accusa di Chiriaco di voler creare un danno al sindacato, attraverso affermazioni destabilizzanti: “Chiriaco ha detto cose gravi – afferma Pocai – che non corrispondono alla realtà. Siamo stati accusati di danneggiare l’immagine del sindacato, ma per sostenere certe accuse servirebbe un supporto logico, degli atti, dei fatti. Ribadiamo, invece, la nostra accusa di mancanza di democrazia interna: qui siamo in presenza di tre-quattro persone che decidono tutto dall’alto e poi invitano ad alzare la mano sui loro progetti”. Bindocci, Pocai e Giorgi ritengono mortificante per tutti gli iscritti Cgil l’uscita a mezzo stampa di Paolo Cozzani: “Dichiara di essere stato scelto come segretario delle due camere del lavoro accorpate – osserva Bindocci – e parla già di come sarà la nuova struttura. Peccato che a noi risulti che un progetto ancora non esista in merito e, dato più importante, nessuna discussione democratica sul tema è mai stata fatta. Questa è una palese mancanza di democrazia”. I tre membri della Cgil denunciano ulteriori episodi, come il fatto di aver appreso soltanto dalla stampa che la nuova portavoce del sindacato sarà Maria Rosa Costabile: “Nessuno ce ne ha mai parlato – prosegue Bindocci – e, tra l’altro, Costabile è già impegnata come responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro. A proposito: vorremmo che ci relazionasse sull’ attività del suo ufficio, visti anche i molti incidenti degli ultimi mesi”. Ci si chiede, inoltre, quali fattori abbiano indebolito una camera del lavoro definita come risanata da Profetti: “Il rischio è quello di creare una macrodebolezza più che un reale rafforzamento – spiega Pocai – e poi, seguendo la logica della contiguità tra settori, dovremmo allora aprirci anche a Pistoia per quanto concerne il cartario. In passato abbiamo concluso accordi sul lapideo senza essere accorpati. Siamo inoltre sicuri che un solo segretario farà meglio di due? Non si perderà la vicinanza ai territori che è elemento indispensabile per la rappresentanza e difesa dei lavoratori? Non ci chiudiamo a prescindere all’accorpamento, ma almeno vorremmo discuterne. L’ordine del giorno che siamo stati costretti a votare, pena commissariamento, era su un progetto di fattibilità che ancora oggi non esiste. Ci troviamo di fronte ad una democrazia commissariata, con un direttivo cgil estromesso da ogni tavolo decisionale”.
Ancora più dura la posizione di Bindocci, allontanato dal suo ruolo di rappresentante di zona: “Si parla di rafforzamento – afferma – ma intanto ad oggi nessuno mi ha sostituito e questo mi sembra un punto di debolezza. Non ho problemi a dire che dietro certe decisioni vedo il tentativo di creare ostacoli al lavoro della Filcams: il clima che percepisco è questo. Di più: voglio rimanere laico rispetto alla questione accorpamento, ne voglio discutere. La mia sensazione, tuttavia, è che dietro questa manovra ci sia l’interesse di alcuni gruppi dirigenti, guarda caso proprio quelli che spingono per la fusione, che si trovano in scadenza di mandato e che, così, potrebbero andare avanti per altri 4 anni. Anche io sono a fine mandato, ma non posso pensare al sindacato nell’ottica di conservare una poltrona”. Il voto degli iscritti sul progetto di unificazione della camere del lavoro – quello che secondo Chiriaco c’è già stato – in effetti secondo questa area della Cgil non è mai avvenuto: anzi, nella conferenza di organizzazione del 16 giugno scorso la maggioranza chiedeva di bloccare il progetto e ripartire da zero con la discussione.
“Assistiamo ad un ribaltamento dei ruoli – tuona Giorgi – con il direttivo chiamato ad alzare la mano su decisioni già prese da quattro persone. La carenza di democrazia si traduce in carenza di rappresentatività: cosa devono pensare gli iscritti di tutto questo? Il 6 ottobre scorso la Camera del lavoro della Versilia si è riempita di iscritti che chiedevano spiegazioni e, per tutta risposta, ci è stato detto che si è trattato di occupazione”.
Bindocci evidenzia inoltre come soprattutto certi territori che si trovano in difficoltà, come la Garfagnana e la Versilia, abbiano bisogno di persone che facciano sentire la presenza del sindacato: “Gli iscritti devono poter avvertire la sensazione di contare nelle decisioni – spiega – serve un coinvolgimento generale, le decisioni calate dall’alto sono mortificanti”.
I problemi da affrontare uniti sarebbero molti, suggeriscono: non soltanto la grave situazione Kme o quella della ditta Pardini, ma anche i nodi che riguardano lo sviluppo del porto di Viareggio, la situazione delle poste, del turismo e di tutte le altre categorie che si trovano in difficoltà. Se il sindacato resta lontano dai territori -il messaggio conclusivo – le amministrazioni avranno gioco facile nel tagliare i servizi.

Paolo Lazzari

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