Pirogassificatore, la Libellula alla Lega: “In Veneto autorizzazioni negate”

Pirogassificatore ancora al centro del dibattito politico della Valle. A intervenire è nuovamente il comitato La Libellula, che stigmatizza la posizione della Lega Nord: “Grande assente finora nel dibattito sul pirogassificatore Kme – dice – anche la Lega esce allo scoperto; i suoi rappresentanti locali hanno partecipato ad un incontro con i dirigenti Kme, al termine del quale si sono dichiarati soddisfatti delle risposte ricevute e non contrari a priori al progetto”.

“Come premessa – dicono dal comitato – ribadiamo ancora una volta che di questo progetto di cui molti si dichiarano entusiasti e coinvolti, la popolazione ancora non sa nulla; attendiamo con fiducia, ma a questo punto anche con una certa impazienza, che venga svelato finalmente anche ai cittadini della Valle del Bello e del Buono; nell’attesa ci permettiamo di fare alcune osservazioni su quanto affermato dagli esponenti della Lega, nel rispetto delle opinioni del tutto legittime che sono state espresse. Si parla di “riduzione delle emissioni”, ma ancora ci domandiamo: rispetto a cosa? Rispetto all’autorizzato forse, anche se non ci risulta che Kme abbia un’autorizzazione per l’incenerimento dei rifiuti, ma non certo rispetto all’attuale a meno di credere che un impianto di incenerimento da decine di migliaia di tonnellate di capacità più l’aumento della produzione del rame (circa 25mila tonnellate si legge) e del traffico pesante aggiuntivo inevitabile per il trasporto del pulper, possano davvero costituire una riduzione delle emissioni; la realtà matematica è che un progetto con questi numeri porterà inevitabilmente a un aumento di emissioni rispetto alla situazione attuale, non certo rosea né dal punto di vista della qualità dell’aria né dal punto di vista epidemiologico”.
“Curiosa poi l’affermazione – prosegue La Libellula – secondo la quale Kme produrrebbe 12 megawatt di energia elettrica con solo la metà dello scarto di pulper prodotto dal distretto cartario lucchese; ovviamente non abbiamo i dati del progetto, tuttavia basandoci su quelli dell’impianto di gassificazione mediante torcia al plasma prospettato nel 2012 da Lucense per il recupero energetico dello scarto di pulper ciò che emerge è che anche questo impianto avrebbe prodotto gli stessi megawatt, ma utilizzando l’intera produzione di scarto di pulper del distretto cartario lucchese, (100mila tonnellate all’umido – 63mila al secco), come espressamente dichiarato nel documento; ora i casi sono tre: o l’impianto di Kme è straordinariamente più efficiente o assieme allo scarto di pulper userà altri rifiuti di non ben nota provenienza e natura oppure funzionerà esattamente come quello di Lucense, e dunque andrà inevitabilmente a compromettere qualsiasi altro (vero) progetto di economia circolare che preveda una riduzione a monte o a valle dello scarto di pulper, cose di cui abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo”.
“Riguardo ai costi di produzione – proseguono dalla Libellula – ribadiamo che Kme ha già beneficiato con la nuova normativa di un forte sconto sulla bolletta energetica da 2 milioni di euro, che pone la competitività su questo piano esattamente pari a quella degli altri paesi europei, e che il raggiungimento dell’autonomia energetica non necessita affatto della costruzione di un inceneritore annesso da cui attingere; quante fonderie al mondo hanno bisogno degli “introiti economici da rifiuti” per essere competitive? A noi non ne risulta nessuna. L’affermazione perentoria secondo cui “la combustione a temperatura di circa 950 gradi permetterà l’eliminazione di diossine e furani” non è fondata: i moderni inceneritori, ad esempio quello di Brescia che supera anche i mille gradi di temperatura di combustione hanno indubbiamente ridotto le emissioni di diossine rispetto a quelli di vecchia generazione grazie ai migliori sistemi di abbattimento e alla normativa più stringente, ma non le hanno affatto “eliminate” (si veda, sempre a proposito dell’inceneritore di Brescia, pagina 65 della dichiarazione ambientale 2017) e la quantità totale emessa è tutt’altro che trascurabile senza considerare il fatto che la notevole presenza di diossina nelle ceneri leggere non è rendicontata in alcun inventario delle diossine e le ceneri devono essere comunque smaltite in discariche speciali per rifiuti pericolosi. Bisogna infine considerare le maggiori quantità emesse nelle fasi di accensione e spegnimento a seguito di manutenzioni o malfunzionamenti che possono ammontare in sole 48 ore anche al 50-60% del totale annuo di diossine emesse di normale funzionamento a regime di legge”.
“Le diossine – prosegue l’analisi – non sono poi l’unico inquinante emesso da questi impianti, ma proprio le maggiori temperature di funzionamento portano alla formazione di particolato ultra fine altrettanto letale per la salute umana, come testimoniato in questa rassegna da parte del professor Howard, esperto mondiale in materia; segnaliamo infine un nostro recente articolo sui rischi sanitari connessi a impianti di incenerimento anche quando moderni, ben gestiti e di modesta dimensione come quello di San Zeno, vicino ad Arezzo, il cui ampliamento è stato scongiurato proprio grazie a una valutazione partecipata insieme alla popolazione, cosa della quale sentiamo anche noi l’urgenza a questo punto”.
“In conclusione – è l’analisi finale del comitato – ci auguriamo che i dirigenti locali della Lega siano altrettanto “puntigliosi” riguardo alla tutela della salute e del territorio dei loro colleghi veneti, che hanno bocciato appena a dicembre 2017 in Regione l’autorizzazione alla realizzazione dei due pirogassificatori a Gaiarine e Paese, non trovandoli evidentemente poi così interessanti e importanti per la loro realtà”.

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