Danni del vento, Bagni di Lucca rischia il dissesto

di Roberto Salotti
Ci sono ancora trenta bare sistemate nella piccola cappella del cimitero di Corsena, il più grande di Bagni di Lucca e anche quello più colpito dalla tempesta di vento del 5 marzo scorso, e sono in attesa di essere di nuovo tumulate. I feretri, in tutto 130 quelli danneggiati di cui 30, per l’appunto, in modo irreparabile, erano nelle sepolture, devastate dal crollo dei cipressi secolari che le aveva riportate alla luce (Leggi). Una immagine, questa, diventata simbolo di un vero e proprio disastro. Quei resti, composti ora in bare di metallo, stanno a dimostrare che qua l’emergenza è tutt’altro che finita. Anzi, in alcune sperdute località della montagna sopra Bagni di Lucca, si lavora ancora per riattivare la corrente e accendere di nuovo i lampioni dell’illuminazione pubblica che hanno retto alla furia del vento. Ma poi ci sono danni a edifici pubblici e dimore storiche, dal Circolo dei Forestieri, a Villa Ada. Devastati in pochi minuti nella notte tra il 4 e il 5 marzo scorso.

Il Comune è in ginocchio: in Consiglio sta per approdare la pratica delle somme urgenze che reca una cifra da capogiro. “Si tratta di uno stanziamento di almeno due milioni di euro – commenta il sindaco Massimo Betti -: ed è il minimo per gli interventi che sono più urgenti e necessari”. E un salasso per le casse comunali che “se non arriveranno i fondi in tempo – spiega senza mezzi termini il primo cittadino – rischiano il dissesto”.
Betti lo dice senza remore, convinto che “diversamente non si può fare: qui – racconta – ci sono almeno 600 abitazioni private con il tetto scoperchiato e la gente di notte vede ancora le stelle. Come Comune, per quello che ci compete, dobbiamo dare una risposta efficace. Confidando che anche gli altri enti facciano la loro parte, e tengano fede alle rassicurazioni che ci sono state fatte”.
Promesse che – si spera – serviranno alle tante famiglie interessate da danni. Le stime sono impressionanti: sei milioni e 300mila euro i danni riportati dai privati, a cui si aggiungono altri 250mila euro per le auto distrutte dalla caduta di alberi o a causa dei detriti trasportati dal vento. Anche le aziende sono in affanno e contano un milione e mezzo di danni.
La tempesta non ha risparmiato nemmeno la casa del sindaco: “Il vento mi ha scoperchiato il tetto – dice -: c’è ancora il ponteggio, i lavori non saranno brevi e non saranno certo economici. Questa per me è l’ennesima conferma che i cittadini vanno in tutti i modi sostenuti per uscire definitivamente dall’emergenza”. Che qui ad un mese e mezzo di distanza sembra, per certi versi, ancora in pieno svolgimento. “Gran parte del territorio – commenta il primo cittadino – presenta ancora i segni della devastazione, nonostante che come Comune siamo intervenuti subito nelle situazioni più gravi e per ripristinare la viabilità o risolvere situazioni di rischio provocate dalla caduta di alberi o da piante pericolanti”.
Ma c’è da fare ancora moltissimo. Alcuni paesi della montagna, come Montefegatesi, hanno quasi cambiato il loro aspetto perché i boschi sono stati falcidiati dalla furia del vento che ha scoperchiato, anche qui, numerose case.
“Migliaia di alberi secolari non esistono più. Alcuni cedri del Libano, bellissimi, sono stati abbattuti in pochi istanti – commenta ancora Betti -: basti, per tutti, guardare al parco di Villa Ada, che è stato reso irriconoscibile e sul quale intendiamo intervenire come Comune”. “In alcune frazioni la gente è rimasta per tre giorni senza l’energia elettrica – ricorda il sindaco – e in più adesso deve fare i conti con i danni alle abitazioni. Siamo il comune montano più colpito e c’è bisogno di una attenzione particolare delle istituzioni nella situazione che ancora oggi ci troviamo ad affrontare: Comune e singoli cittadini”.

 

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