Alluvione in Brasile, missionari della Diocesi al lavoro

E’ dal febbraio scorso che la situazione nello Stato dell’Acre, nel nord ovest del Brasile, continua ad essere critica a causa dell’alluvione. La popolazione è piegata, proprio nelle zone dove opera il Centro per la Cooperazione Missionaria della Diocesi di Lucca, grazie, fra l’altro, all’impegno del missionario laico fiedei donum Luca Bianucci che attualmente svolge la propria attività pastorale in qualità di economo diocesano nella città di Rio Branco. Già a fine febbraio il fiume Acre, che bagna la città di Rio Branco, aveva superato il limite allagando vari quartieri periferici: con quasi 2.000 persone evacuate dalle loro case e costrette a vivere in alloggi provvisori per far fronte all’ondata di maltempo che imperversava sulla città.  

Così il fiume Madeira a 280 chilometri dalla città di Rio Branco, ha inondato la br 364 (strada federale), considerata l’unica via d’accesso tra lo stato dell’Acre e il resto del Brasile. 
In queste settimane anche l’aereonautica brasiliana si è mobilitata con un dispiegamento di molte forze per trasportare generi alimentari e medicine. Solo dal 24 febbraio agli inizi di aprile hanno trasportato ben 350 tonnellate di generi di prima necessità. Piogge intense e violente si sono abbattute su tutta la zona, senza dare tregua alla popolazione. Del resto, questo stato di emergenza è, forse, effetto di scelte politiche sbagliate che hanno seguito una strategia poco attenta e rispettosa dell’ambiente.
Due grandi centrali idroelettriche costruite nel corso del governo Lula nella città di Porto Velho (Usina Santo Antonio e Usina Jirau), hanno contribuito a sbarrare il corso del fiume Madeira che ha riverso le sue acque nelle zone limitrofi provocando il blocco dell’unica via di accesso all´Acre.
“Una scelta politica, quella di puntare alle centrali idroelettriche, che – spiegano dalla missione – oltre a togliere porzioni importanti di terreno, ha ferito un ambiente che si è ribellato. Un Brasile, che più di uno Stato può essere paragonato a un vero e proprio continente con più di 7.000 chilometri di costa esposta al vento, poteva essere oggetto di una politica ambientale protesa allo sviluppo di fonti di energia rinnovabile come le centrali eoliche oppure quelle fotovoltaiche  nella regione Nord est del paese dove il sole splende perenne”-
L’8 di aprile scorso il governatore ha dichiarato lo stato di calamità pubblica: dopo quasi 2 mesi di stato di emergenza.
Oggi infatti sono 57 giorni che l’unico collegamento via terra attraverso la BR 364, é in situazione critica: alternando momenti di completo sbarramento ad altri di parziale passaggio di alcuni generi di prima necessità.
Le riserve alimentari, mediche e di combustibile sono agli sgoccioli. Lo stesso ospedale della Diocesi di Rio Branco, il Santa Juliana, ha rischiato di interrompere le attività per mancanza di soro fisiologico: solo ieri l´altro 8 di aprile, un volo della FAB (forza area brasiliana) ne ha garantito un numero sufficiente per coprire almeno 15 giorni.
Lo scenario appare quasi surreale: sembra che la vita scorra normale, ma le file ai distributori, la ricerca dei generi alimentari nei supermercati e la scarsità di medicine ti riportano bruscamente coi piedi per terra. Un effetto indesiderato frutto di questa situazione è dato anche dal taglio di circa 3.000 operai del settore edile a causa della mancanza di cemento.
Ad oggi la situazione sta gradatamente migliorando, i primi mezzi di aiuto cominciano ad arrivare regolarmente ma è ancora tanta la strada da percorrere. “Ci auguriamo che a livello federale si adottino provvedimenti urgenti per ripristinare e mettere in sicurezza la BR 364 quale unica via di accesso per lo Stato dell’Acre – dice Luca Bianucci – come Chiesa universale invitiamo ognuno di noi a riflettere sulla salvaguardia del creato perché e solo attraverso un cambiamento culturale che possiamo combattere la globalizzazione dell’indifferenza e ritornare ad un armonia piena tra la natura e l’uomo”.

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