Rifiuti, Del Ghingaro: Gestore unico da ripensare

Rifiuti, gestore da rivedere. La pensa così il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro, che interviene sul tema al termine di una settimana di polemiche: “Il cosiddetto “rifiuto” – dice il primo cittadino – è in realtá un “bene comune, una proprietà collettiva, un elemento della sostenibilitá di una comunitá”. Può apparire un paradosso che uno scarto delle nostre vite consumistiche possa diventare una risorsa, ma così non è e molti studiosi lo hanno dimostrato, partendo dalla considerazione che quei materiali possano costituire ricchezza per alcuni e problematiche di smaltimento, di sporcizia, di povertà per altri. Il punto sta proprio qui: qualcuno si arricchisce sfruttando la normale repulsione che si associa naturalmente alla gestione di quello che buttiamo via ogni giorno. Nel momento in cui facciamo il gesto di buttare nel cassonetto qualcosa, in realtá nascondiamo un pezzo di noi, della nostra vita, della nostra esistenza, lo nascondiamo agli occhi degli altri e a volte anche ai nostri. La “strategia rifiuti zero” ragiona al contrario: il rifiuto non esiste, tutto può essere riciclato, può avere nuova vita, non ci dobbiamo vergognare dei nostri scarti, anzi vanno divisi, raccolti separatamente, trasformati in nuove cose. Se si fa questo si evita di distruggerli con forme inquinanti e dannose alla salute, come il bruciarli, perché se è vero che nulla si crea e nulla si distrugge, quei materiali bruciati, ce li ritroveremo non più in forme solide, ma magari in quelle gassose, disperse nell’aria e le relative ceneri in discarica. Un numero impressionante di particelle che avvelenano le nostre vite. Per questo la valorizzazione industriale del cosiddetto rifiuto in realtá può essere trasformata in qualcosa di virtuoso, sviluppando i sistemi di compostaggio, riciclaggio e riuso che fanno bene invece che male, danno lavoro e creano economia pulita”.

“Ecco perché – è il ragionamento politico di Del Ghingaro – da anni vado sollecitando la cosiddetta “politica” ad occuparsi del rifiuto cambiando prospettiva e metodologia, scegliendo il bene pubblico e non la ricerca della ricchezza per alcuni a discapito della comunitá. L’ho fatto anche ultimamente rivolgendomi ai colleghi sindaci della cosiddetta “area vasta”, un’aggregazione che mette insieme i comuni di varie province, per permettere una gestione unitaria del rifiuto. Al di là della indubbia complessitá, per motivi di difformitá territoriali, geopolitiche e tecniche, da tempo vado chiedendo una riflessione sul percorso a suo tempo intrapreso e cioé sulla effettiva necessità di procedere all’indizione di una gara per far entrare un socio privato nella societá (gestore unico) nella quale sono state conferite le nostre aziende di raccolta e che sostenga, con risorse proprie, lo sviluppo impiantistico necessario al fabbisogno di smaltimento dello scarto complessivo di questo grande territorio interprovinciale. Da anni insisto su un ripensamento, considerando che sono cambiate completamente le condizioni iniziali, che sono stati depennati dal piano di gestione diversi impianti inizialmente previsti, ma soprattutto perché è cominciata a cambiare la strategia di approccio al rifiuto, che su molti territori di avvicina sempre di più, o addirittura si sovrappone, alla filosofia ambientale ed ecologica, che ho provato ad illustrare sinteticamente all’inizio del mio intervento”.
“Ed oltre a questo – prosegue Del Ghingaro  è necessario anche ripensare al ruolo del cosiddetto “gestore unico”, la società Retiambiente, che si è costituita anni fa e che ad oggi, dopo i conferimenti dei vari i gestori territoriali, non ha ancora iniziato concretamente a svolgere la propria attivitá e che è organizzata in maniera monocratica, con un amministratore unico, che non può essere, per ovvi motivi, sensibile alle esigenze delle variegate realtá comunitarie e che tenta, finora con risultati in verità non esaltanti, di amministrare una macchina complicata”.
“Perché  si chiede il primo cittadino – Retiambiente non inizia a svolgere il proprio compito? Perché quella che è stata considerata una vera e propria rivoluzione amministrativa, che doveva portare ad una razionalizzazione della complessitá delle aziende, ad una diminuzione dei costi, ad una programmazione impiantistica interprovinciale e regionale, ad una gestione condivisa e autorevole, ad una trasparenza nei processi e nelle attivitá, in realtá sta rischiando di abortire, in mano a tecnocrati e burocrati avvitati intorno alle loro impenetrabili strategie dilatorie? Domande che in molti si stanno facendo e che necessitano di risposte certe e veloci, perché i tempi si sono inutilmente e pericolosamente dilatati, facendo prevedere danni sensibili in termini organizzativi, gestionali e ambientali. Le recenti cronache giudiziarie sul tema, non inducono a essere ottimisti, c’è una forte necessità di trasparenza nei processi e negli obiettivi che ad oggi pare smarrita, nelle complicazioni, nelle liti, nei ricatti politici, nelle prese di posizione variegate e confusionarie, che fanno solo del male alla soluzione virtuosa delle problematiche notorie, che la gestione dei rifiuti da sempre trascina con sè”.
“E allora – è l’appello finale – io chiedo uno scarto forte della politica, un cambio di passo, la ricerca di una visione che è mancata e va urgentemente recuperata. Chiedo un percorso democratico e condiviso, con la consapevolezza che “il mondo è cambiato” e che non è possibile adattare le modalitá di pensiero di anni fa a quelle di oggi. Lo chiedo per due motivi: il primo amministrativo, perché la Versilia è un’area importante e fondamentale per il mantenimento degli equilibri di sviluppo della nuova (o ormai vecchia?) società unica di gestione, il secondo politico, perché con le prove muscolari di alcuni partiti, non solo si creano tensioni e ingiustizie, ma si aumenta il clima di incertezza e si creano blocchi contrapposti che impediscono lo sviluppo di un pensiero unitario e positivo per i territori”.
“Se non usciremo quanto prima dal cul de sac che la “politica miope e autoreferente” ha creato – conclude – le previsione di realizzazione di quel pensiero condiviso sulla gestione dei rifiuti per aree vaste, dovrà essere inevitabilmente ripensato. Io nel frattempo ho già cominciato a farlo”.

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