Rifiuti, Ato costa verso commissariamento

Niente numero legale all’assemblea di Ato Toscana Costa, sempre più vicino il commissariamento. Ha avuto il primo effetto la ‘fronda’ che vede protagonisti il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro e alcuni sindaci Pd che, questa mattina, hanno annunciato la loro assenza in polemica all’assemblea (Leggi qui).

A commentare l’esito della riunione è l’assessora regionale all’ambiente, Federica Fratoni. “Prendo atto con rammarico dell’esito dell’assemblea di Ato Toscana Costa, che non ha avuto il numero legale per procedere alla discussione degli atti posti all’ordine del giorno”. “Come Regione – prosegue Fratoni – ci troveremo costretti ad adempiere agli obblighi di legge comunicando nei prossimi giorni ai prefetti territorialmente competenti la mancata attuazione del cronoprogramma a suo tempo approvato”. “Vorrei che questo percorso delineato dalla legge – conclude Fratoni – fosse tuttavia condotto insieme ai sindaci, recuperando il giusto confronto con i territori e valorizzando al massimo la tradizione di efficienza che contraddistingue la gestione dei servizi sulla costa toscana”.
Un esito scontato, comunque, e che dà conto in Toscana di una rottura anche all’interno del partito di maggioranza relativa, il Pd. A fronte dell’assenza dei 17 sindaci della Lucchesia e di Viareggio, infatti, fa da contraltare la posizione dei dem della provincia di Pisa, da sempre molto interessata alla politica dei rifiuti perché su quel territorio insistono i maggiori impianti di smaltimento.
Non è un caso, quindi, che i sindaci di Pisa, Pontedera, Rosignano, Peccioli, San Miniato e Collesalvetti abbiano inviato una lettera ai colleghi ‘disertori’:  “Scelte campanilistiche e retrograde – dicono – che rendono improduttivo il ruolo dell’assemblea dei sindaci”. “Si tratta – per i 6 sindaci sottoscrittori – di un nuovo arresto del procedimento tutto in danno delle comunità rappresentate. Proprio pochi giorni fa c’è stata una sentenza del Tar che in punto di diritto e di merito ha riconosciuto la giustezza e la legittimità del percorso attivato in contrapposizione alle contrarie istanze avanzate dal Comune di Livorno. Il Tar in sintesi si è definitivamente pronunciato sia sul fatto che la gestione del servizio da parte di Aamps è a tempo e dovrà cessare al momento in cui l’Ato avrà affidato il servizio al gestore unico, dall’altro, ancor più importante, ha confermato la bontà della scelta della società mista (peraltro già avvalorata nel corso degli anni dagli advisors scelti dall’autorità) ribadendo che l’in-house rappresenta una eccezione rispetto alla regola generale dell’affidamento a terzi selezionati mediante gara ad evidenza pubblica. Non trattandosi di una sola questione politica ma, soprattutto, giuridica e di rispetto delle regole, il mancato numero legale, anziché una presa di posizione politica di cui vantarsi, finisce per causare un danno potenziale all’erogazione di un servizio importante per i cittadini quale è il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Danno verso cui non vogliamo essere considerati corresponsabili avendo cercato con tutti gli strumenti a disposizione di superare lo stallo creatosi”.
“Ancor più sorprendente e singolare – proseguono i sindaci pisani –  è stata poi l’assenza dall’assemblea di alcuni sindaci della Versilia capeggiati dal sindaco di Capannori Menesini, espressione comunque di netta minoranza in seno all’assemblea dei sindaci di Ato, che hanno addotto ragioni contraddittorie e basate sulla presunta non necessità di individuare un partner operativo privato in ragione di un mutato contesto rispetto al 2011. In realtà le motivazioni di allora sono oggi ancor più attuali: stanno lì a dimostrarlo la citata sentenza del Tar, i numerosi documenti di aggiornamento di revisione da parte degli advisor e l’assenza di una seria e tecnicamente sostenibile proposta alternativa. Le istanze dai sindaci assenti malcelano esigenze per lo più campanilistiche e retrograde miranti in sostanza a mantenere lo status quo, (cda, sindaci Revisori, amministratori e presidenti di tutte le attuali società) a dispetto delle conclamate esigenze di gestione sovraterritoriale di un servizio che deve tendere a maggiore efficienza, efficacia ed economicità. Ecco perché, di fronte a questa empasse, riteniamo che debba intervenire la Regione, con i poteri sostitutivi che la legge le affida. Non è più ammissibile questo stallo, che segue peraltro a decine e decine di incontri tra amministrazioni evidentemente improduttivi. Un dato è certo: l’atteggiamento di sindaci che neppure hanno il coraggio di affermare le proprie posizioni in seno a un’assemblea, ma preferiscono disertarla, segna un duro colpo nei confronti del concetto di rappresentanza, già fortemente indebolito in questo periodo”.

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