Sinistra con, mozione per dire no al decreto Pillon in vista della manifestazione

Un impegno dell’amministrazione comunale, per aderire alla manifestazione, promossa a livello nazionale da numerose associazioni per sabato prossimo 1, 10, 100 piazze per fermare il disegno di legge Pillon. E’ quanto richiede il gruppo consiliare “Sinistra con Tambellini”, con una proposta di mozione che è stata avanzata al Consiglio comunale. Il documento, redatto dai consiglieri del gruppo Daniele Bianucci, Pilade Ciardetti e Francesco Lucarini, ha già raccolto l’adesione di molti consiglieri della maggioranza: tra questi, Chiara Martini, Silvia Del Greco, Maria Teresa Leone, Gianni Giannini e Leonardo Dinelli. Anche a Lucca, la manifestazione è in programma sabato prossimo, a partire dalle 16, in piazza San Michele. Il gruppo consiliare di Sinistra con Tambellini annuncia: “Noi sabato saremo in piazza; e, col nostro documento, invitiamo l’Amministrazione comunale ad aderire”.

La proposta di legge 735 Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità, che porta la firma del senatore Pillon, presentata alla commissione giustizia del Senato, viene definita come “diretta a scardinare l’impianto legislativo attuale che delega al giudice la ricerca del giusto equilibrio degli interessi di tutti i componenti della famiglia in crisi, nel rispetto del preminente interesse morale e materiale dei figli minori di età – sottolineano Bianucci, Ciardetti e Lucarini – Si tratta di una proposta di legge che non contribuisce certo a risolvere i problemi che ancora esistono su questi temi, ma anzi rischia di minare l’autodeterminazione di tutti i soggetti coinvolti: figli, madri e padri. Anche l’Onu ha espresso in merito profonda preoccupazione per la grave regressione sociale che comporta questo disegno di Legge. Tale obbligo, pone la donna, anche in casi di violenza, nella posizione di dover comunicare al maltrattante la sua intenzione di interrompere la relazione: ed è risaputo che questo è il momento di maggior rischio. E’ per questo motivo che la mediazione, in caso di violenza, è vietata dall’articolo 48 della Convenzione di Istanbul. Infatti, le attività di mediazione ad oggi, si interrompono ogni qualvolta emerga una situazione di violenza, rappresentando la violenza una dei tre casi di interruzione di mediabilità, insieme a certe tipologie di patologie e dipendenze”.
I consiglieri firmatari ricordano che “il disegno di legge impone ai figli il doppio domicilio e il trascorrere almeno 12 giorni al mese con ciascun genitore – proseguono Bianucci, Ciardetti e Lucarini – e ciò a prescindere dalle loro esigenze dalla loro età. Fermo restando la positività di una piena condivisione nella gestione ed educazione dei figli, tale obbligo, in questi termini, appare rigido ed incomprensibile, perché impedisce una valutazione oggettiva dei reali bisogni dei minori e degli adulti. La proposta di legge punisce il figlio che manifesta rifiuto verso un genitore, fino al punto da essere prelevato con la forza da casa e collocato presso una struttura specializzata. Abroga l’assegno di mantenimento a del figlio. I genitori devono suddividere i costi in relazione al reddito. Ovviamente, deve tenersi in dovuto conto tenendo conto che nel nostro Paese esiste tutt’ora una consistente disparità occupazionale e reddituale a sfavore delle donne. Ogni situazione è unica è non può essere ingabbiata in vincoli rigidi. Il disegno di legge scoraggia la denuncia di violenza domestica. Se la donna osa denunciare condotte violente del marito o compagno e chiedere l’allontanamento di esso, ma non riesce a dimostrare che la violenza è sistematica, rischia di essere accusata di provocare gravi pregiudizi ai diritti di relazione del figlio con il marito/compagno e di essere privata del rapporto col figlio. La proposta del senatore Pillon asserisce che il rifiuto dei minori vittime di violenza diretta o assistita di vedere o rimanere con il genitore violento, può essere considerato frutto di condizionamento da parte dell’altro genitore, vittima a sua volta di violenza, che rischia di perdere la propria responsabilità genitoriale. Si colpiscono le vittime e si salva il maltrattante”.
Sinistra con, dunque, lancia un appello chiaro: “All’amministrazione comunale, chiediamo di valutare tutte le iniziative opportune, sul territorio, per incentivare, laddove possibili, processi condivisi di mediazione familiare – concludono Bianucci, Ciardetti e Lucarini – nonché di potenziare strumenti idonei a sostenere le famiglie (a partire dalla componente che più ha bisogno di essere tutelata, ovvero i figli) durante i dolorosi processi di separazione, e nelle fasi successivi (attraverso, per esempio, la realizzazione di co-housing per genitori separati”.

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