Espulsa ex segretaria Fim: “Punita per la mia denuncia”

di Roberto Salotti
Da paladina dei lavoratori, sempre in trincea come sindacalista, a lavoratrice che adesso deve difendersi da sola proprio di fronte a quel sindacato di cui per 9 lunghi anni ha fatto parte, occupando anche posizioni al vertice. E non accade ad un qualsiasi rappresentante dei lavoratori, ma alla ormai ex segretaria della Fim Cisl Toscana Nord. Narcisa Pellegrini, la battagliera sindacalista che a Lucca e provincia ha seguito personalmente alcune delle vertenze più significative per il territorio, da Snai a Kme, è stata infatti espulsa dalla Fim, con una sentenza dei probiviri a cui è seguita anche una revoca del distacco sindacale.

Per la Fim la Pellegrini non ha più alcun incarico sindacale: deve rientrare al suo posto di lavoro, senza ricoprire nessun ruolo. Ma contro questo ’lodo’ emesso dopo l’udienza del 21 giugno scorso davanti alla commissione della Fim nazionale a Roma, ce n’è un altro di segno opposto che ribalta le decisioni della sigla dei metalmeccanici. E’ firmato dai probiviri della Cisl nazionale, che invece il 18 luglio scorso – meno di un mese dopo l’espulsione – decidono che Narcisa Pellegrini deve restare nel suo ruolo: quello cioè di operatrice Fim referente per la zona di Lucca. Tutto risolto? “Assolutamente no – spiega l’ex segretaria della Fim Toscana Nord -: nonostante il lodo della Cisl nazionale, infatti, la Fim nega il mio reintegro. Per vie informali mi sono stati, è vero, proposti altri incarichi ma che inevitabilmente mi porterebbero comunque a dover lasciare gli impegni che ho preso personalmente con le tante persone le cui battaglie sul lavoro ho seguito per tanti anni”.
Ma, secondo Pellegrini, “la cosa peggiore è il motivo che ha scatenato tutta questa situazione che per me è stata e continua ad essere un’enorme causa di stress. Tutto – racconta Narcisa Pellegrini – è nato dopo che, venendo a conoscenza di quello che a mio avviso era stato un comportamento scorretto di un Rsu Fim, ho denunciato i fatti. Mi sono subito rivolta al segretario della Cisl Toscana Nord, spiegando l’accaduto e soprattutto fornendo anche documenti a sostegno delle accuse”. Ma secondo la Fim il presunto illecito “lo avrei dovuto denunciare al reggente della Fim Toscana Nord – spiega Pellegrini – che per tutta risposta, appreso della segnalazione che avevo comunque fatto, ma alla Fim e alla Cisl regionale, mi ha deferito ai probiviri per una sorta di lesa maestà: avrei dovuto dirlo a loro e non ad altri”.
L’ex segretaria Fim Toscana Nord, che nel frattempo ha affidato il suo caso all’avvocato Giulio Guarnieri di Lucca, si è dovuta difendere: “Da un lavoratore che si era rivolto a me per una consulenza ho appreso che un Rsu della Fim, nell’ambito di una vertenza per la ristrutturazione di una importante azienda del pistoiese aveva richiesto e da lui ottenuto il versamento di una presunta quota da dare al sindacato, contestualmente all’accordo per la sua fuoriuscita volontaria dall’azienda, che mi è sembrata subito esorbitante. Si trattava – racconta Pellegrini – di 6500 euro e, quel che è peggio, versati sul conto personale del rappresentante sindacale. Una volta ottenuti dal lavoratore in questione i documenti che provavano questo illecito l’ho denunciato. Ma il risultato mi ha lasciato spiazzata: oltre ad avermi fatto passare un calvario, la Fim mi ha espulso dal sindacato mentre il collega che ho deferito è stato sospeso per un anno e rientrerà nel giugno prossimo nel suo ruolo”.
Una vicenda nata in seno al sindacato ma che ora rischia, insomma, di approdare anche nelle aule di tribunale. Perché Pellegrini, oltre ad aver impugnato la sentenza dei probiviri della Fim, sta valutando una causa legale e per mobbing: “Questi mesi per me – racconta – sono stati un vero inferno. Sono stata come messa in stato d’accusa e mi sono dovuta difendere, io che avevo fatto solo quello che ritenevo fosse un mio preciso dovere: denunciare al mio sindacato, alla Fim e alla Cisl, quanto avevo appreso da un lavoratore”. Un atto di coraggio ma anche di onestà che, osserva Pellegrini, le si è inspiegabilmente “rivoltato contro”.
Del resto, stando alla versione dell’ex segretaria della Fim Toscana Nord, la sua nomina, benché confermata nel febbraio del 2017 a larga maggioranza, aveva creato malumori a Pistoia. Pellegrini spiega inoltre che a luglio 2017, per una inspiegabile decisione della Fim Nazionale viene stabilito l’azzeramento delle cariche e la Fim va al regime di reggenza con una guida nominata dal nazionale stesso. A Pellegrini viene confermato il ruolo di operatrice Fim referente per la Lucchesia, dove incontra il lavoratore che nel frattempo era stato impiegato in una azienda del territorio. “Chiedendomi una consulenza – spiega Pellegrini – quel lavoratore mi racconta una vicenda che lo aveva interessato qualche anno prima. E confessa di aver avuto più di un dubbio quando versò quella cifra al rappresentante Rsu Fim. A quel punto alla Cisl Toscana Nord ho fatto immediatamente presente la situazione: quella cifra così alta non poteva essere quella dovuta al sindacato per aver seguito il lavoratore nella vertenza, né si sarebbe in alcun modo potuta versare su un conto corrente personale, semmai su quello del sindacato”.
Nel frattempo il risultato è che nonostante un lodo favorevole della Cisl nazionale, la Pellegrini, in ragione della revoca del distacco non può tornare a ricoprire incarichi in Fim. Al riguardo l’avvocato sta preparando una diffida ai vertici nazionali della Fim perché annullino il provvedimento e restituiscano l’incarico alla sindacalista. “In questi mesi e a causa di una reazione scomposta tenuta da una parte della Fim nazionale che ha deciso di condannarmi per lesa maestà invece di sostenermi per il merito di quanto portato all’attenzione dell’organizzazione sindacale ho avuto un ripensamento sull’opportunità o meno di essere onesti, ripensamento che ho superato facendo quello che ho ritenuto più giusto, invece di quello che, alla luce dei fatti, più mi sarebbe convenuto – spiega Pellegrini -. E di questo i probiviri della Cisl Nazionale mi hanno dato atto. La cosa che più mi ferisce è pensare ai miei ragazzi. Ai colleghi e ai tanti lavoratori che con spirito di sacrificio, senza mai guardare l’orologio, ho seguito per tanti anni perché credevo in quello che facevo. Perdere questo contatto, spezzare questo lungo filo è la peggiore punizione e in questo caso anche ingiusta che possa essere riservata a chi al sindacato ha dato tanto”.

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