Turismo, non basta la promozione se manca il brand

Ogni tanto Lucca si appassiona a un argomento. E giù tutti a discutere, trovare soluzioni, proporre ipotesi e presentare criticità. Questa settimana, al ritorno dalle ferie, l’argomento principe è stato quello del turismo. La città si è riscoperta, tutto ad un tratto, in deficit di attrattività. E sulla croce è finita la promozione (che non c’è), la mancata valorizzazione del brand, lo scarso appeal dei suoi musei, nazionali e non. Un discorso che, come spesso succede, rischia di essere sterile e senza un effettivo risultato di prospettiva.
Già, perché per parlare di turismo a Lucca occorre guardare in parte al passato, ma soprattutto al futuro. Innanzitutto l’immagine di Lucca, in Italia, in Europa e nel mondo. Non solo a livello cittadino ma provinciale. Già, perché se dici Lucchesia, al momento, dici soprattutto Versilia. Merito non tanto della bellezza del suo mare e delle sue spiagge, viste le tante alternative presenti in un paese completamente contornato dalle acque. Ma di un lavoro fatto sui servizi e sull’offerta turistica. Chi sceglie la Versilia, da anni, sceglie i servizi, le attrezzature e anche la vita notturna, per giovani e giovanissimi ma anche per persone di mezza età e per anziani. Dalle discoteche ai concerti, dalla Versiliana agli incontri culturali di tutti i Comuni per arrivare alla grande musica lirica del Festival Pucciniano. Una messe di eventi, dalla collina al mare per chi, dopo una giornata in spiaggia, vuole passare la serata continuando il proprio relax e divertimento. A questo si aggiunge la promozione, facilitata da un brand che è consolidato da anni e che in Toscana vale tanto quanto dire Firenze, Siena o Chianti.

Lucca, bisogna ammetterlo, tutto questo non ce l’ha. E forse non ce l’ha mai avuto. Nonostante la vicinanza strategica con un aeroporto internazionale come Pisa, un uscita autostradale proprio nella direttrice Firenze – Viareggio (ma non c’è neanche un cartello turistico per segnalare che Lucca è città delle Mura, o delle cento chiese, o di Puccini, per chi non lo sapesse) e la sua innegabile bellezza di città ricca di storia e di tradizione. Fosse Lucca una qualunque altra città europea andrebbe ben oltre alle sue Mura, sicuramente il suo principale monumento, e il Duomo di San Martino. Perché Lucca è la città dove nel 56 avanti Cristo Cesare, Pompeo e Crasso hanno firmato il patto che ha fatto nascere il primo triumvirato. Lucca romana, quindi, oltre che terra di grandi personaggi dalle storie tutte da raccontare, e da far rivivere ai turisti che arrivano in città. Come Castruccio Castracani, la famiglia Guinigi (il solo monumento funebre di Ilaria del Carretto vale una visita in città, ma dove è scritto, per gli ignari, che esiste ed è collocata in Duomo?) ed Elisa Baciocchi Bonaparte nel periodo del Principato. Tutti passaggi in città che hanno lasciato i loro segni, ma che poco vengono raccontati, lasciando il racconto storico in uno sfondo troppo spesso dimenticato. Eppure il turismo è fatto anche di fascinazioni e affabulazioni, non solo di monumenti e strutture dalla innegabile bellezza esteriore. Che poi, se si vuole evitare il turismo mordi-e-fuggi, devono anche essere riempite di contenuti.
E qui viene la questione dei servizi e dell’offerta turistica. Che significa anche commerciabilità del turismo. Qualunque città d’arte, volente o nolente, ha alla fine accettato il compromesso fra intoccabilità e capacità di attrazione di un turismo che, seppure non sarà mai di massa, può bene essere incrementato. E questo significa non solo promozione (e comunicazione, aprendo canali importanti con i grandi editori di guide e riviste turistiche, per esempio), ma anche immediata indicazione visiva di tutto quello che la città offre. A partire dalla cartellonistica e dalla segnaletica. In qualunque parte si è della città, da qualunque porta si acceda, sarebbe utile conoscere cosa la città ha da regalare, magari ipotizzando dei tour slow, da fare a piedi, per non perdersi nulla di quello che esiste. Adesso chi arriva in città senza una guida in mano o un tour organizzato, se non ha la fortuna di imbattersi subito nel centro di informazioni turistiche di piazzale Verdi per chiedere almeno una cartina, può giusto dirigersi a occhio verso le realtà più visibili dello skyline cittadino si verso i monumenti più direttamente visibili: il Duomo, San Michele, la torre delle Ore e la Torre Guinigi, oltre alle Mura. Difficilmente, invece, arriverà ai musei nazionali, a Villa Bottini, così come a San Francesco o a San Frediano. Qualche chance in più, per la notorietà, per piazza Anfiteatro e la casa Museo Puccini.
Ma una volta arrivati lì? Poco o nulla racconta dove si è, cosa si va a vedere, sempre se non ci si affida a guide turistiche od organizzate. Se si eccettua quello di piazza Guidiccioni, non esiste un bookshop organizzato ed esaustivo per chi vuole saperne di più. Anche solo per vedere, in cartolina o su una guida in consultazione gratuita, le altre bellezze della città. Sistemi multimediali, dalle audioguide alle applicazioni per smartphone o tablet, sono purtroppo una novità tecnologica che non ha trovato ancora diffusione in città.
E poi, nella città dei Comics, affinché l’evento non sia soltanto un appuntamento estemporaneo e spurio rispetto al resto della città, forse bisognerebbe anche pensare ad usare il veicolo, per tutte le età e tutte le estrazioni sociali, del fumetto per spiegare, raccontare, incuriosire, la curiosità del turista e, perché no, del cittadino che troppo spesso sa poco o punto di quello che lo circonda. E magari vive chi arriva a visitare la città, non traendone alcune beneficio dal punto di vista economico generale, come una fastidio necessario.
Tutto questo per dire che, certo, la promozione è importante, trovare veicoli per far conoscere la città in Italia, in Europa e nel mondo altrettanto. Ma è altrettanto vero che è un’intera rete che va fatta funzionare: che va dalle istituzioni (aspettando di sapere chi prenderà davvero in mano la questione del turismo, visto il fallimento evidente di Toscana Promozione) alle associazioni di categoria, dai privati, chiamati a un supporto tecnico logistico, ma anche di collaborazione con gli enti nel nome del reciproco interesse fino alle università.
Si è sempre detto, infatti, che Imt ha avuto finora la pecca di non dialogare con il territorio, di non “servire” anche la realtà industriale ed economica cittadina. Ebbene, a Lucca esiste un centro di eccellenza nazionale per le scienze del turismo, che è la Fondazione Campus di via del Seminario. Da questa realtà, che ha come direttore scientifico un economista come il professor Pierluigi Sacco, si potrebbe partire per studiare un programma pluriennale per l’offerta turistica cittadina. Per il resto ben venga il rapporto con la Regione per l’offerta museale, il potenziamento del brand Puccini partendo dalla casa museo, il restauro delle Mura e delle sue strutture (ma quanto può attrarre un museo della via Francigena in città?) e la ristrutturazione e il ripensamento di Museo del Fumetto e Must.
Ma che questo Settembre Lucchese, simbolicamente incominciato con l’apertura del Luna Park, che sa tanto di ferie finite per molti, sia il tempo zero per mettere la testa su quella che è la principale risorsa cittadina. Altrimenti Lucca è destinata solo a occupare qualche riga nei libri di storia. E qualche ora del tempo di turisti inconsapevoli.

 

Enrico Pace

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