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Più formazione post laurea per i medici, ok alla mozione di Sì Toscana

Una programmazione puntuale del fabbisogno di medici sul territorio nazionale con conseguente borsa di studio a finanziamento statale per le scuole di specializzazione di area sanitaria. Questo l’impegno chiesto alla giunta regionale del governo nella mozione presentata in aula da Paolo Sarti (Sì Toscana a sinistra) e approvata a maggioranza con gli emendamenti dei consiglieri regionali Pd Nicola Ciolini e Stefano Scaramelli. Nella mozione si ricorda che “attualmente 65mila 246 medici hanno più di 55 anni e di questi 19mila 157 saranno in cessazione nel quinquennio 2016-2021 con un tasso di pensionamenti di 4mila unità l’anno”. Riguardo alle borse di specializzazione “dal 2001 il fabbisogno di borse di specializzazione in area sanitaria non viene più integralmente coperto e successivamente il finanziamento ha riguardato tra le 4mila e le 6 mila borse”.

“Ogni anno – ha concluso Sarti – si perdono 730 medici nel servizio sanitario pubblico; c’è un fermo del medico laureato perché non è in grado di terminare la formazione specialistica e dal 2009 si registra il 600 per cento di camici bianchi espatriati che chiedono di esercitare all’estero”.
In questo quadro nell’atto si chiede, inoltre, di “aumentare per il 2017 il numero di contratti di formazione aggiuntivi a finanziamento regionale nelle scuole di specializzazione in area sanitaria per far fronte alla situazione emergenziale sia formativa che di sostenibilità del servizio sanitario territoriale”. Il consigliere regionale Nicola Ciolini (Pd) ha espresso voto favorevole alla mozione, presentando due emendamenti. “Occorre inserire – ha detto Ciolini – una valutazione pluriennale, a lungo termine per poter risolvere il problema delle specializzazioni”. Ciolini, ha poi aggiunto l’altro aspetto “se la Regione aumenta le risorse, si chiede che l’impiego di questi specializzandi sia, almeno per un periodo di tempo, in Toscana”. Voto favorevole all’atto anche da parte del M5S. “Il problema del numero chiuso per le facoltà mediche – ha detto Andrea Quartini – si discute da anni, c’è il problema dell’invecchiamento degli operatori sanitari, la carenza di professionisti ed è mancata la programmazione nelle professioni sanitarie”.

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