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Acquacoltura in mare, varata nuova legge dal Consiglio regionale

Alleggerire i passaggi procedurali per l’avvio delle attività di acquacoltura in mare. Questo l’obiettivo della legge regionale che è stata approvata a maggioranza oggi (22 maggio) dal Consiglio regionale della Toscana. L’atto che è stato illustrato dal presidente della commissione Sviluppo economico e rurale, Gianni Anselmi (Pd), ha ricevuto il voto favorevole del Partito democratico e di Sì-Toscana a sinistra e l’astensione di Movimento 5 Stelle, Lega nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia.

Il nuovo provvedimento, come ha spiegato Anselmi, modifica la disciplina della commissione consultiva regionale della pesca e dell’acquacoltura, assicura l’operatività della commissione e la normativa sulla programmazione degli interventi regionali alle sopravvenute norme generali in materia. Tra le modifiche introdotte, per velocizzare l’insediamento si prevede la segnalazione di inizio attività attraverso la segnalazione certificata di inizio attività (scia). Si ‘regionalizza’ la procedura, in precedenza di carattere ministeriale: sarà la Regione a rilasciare l’autorizzazione secondo un quadro di precise garanzie collegate alla qualità dell’ambiente marino. Il nuovo impianto normativo dovrà favorire la celerità degli investimenti. Le concessioni ai Comuni vengono rilasciate in aree ben definite e per ogni autorizzazione richiesta viene istruita la Conferenza dei servizi con la partecipazione di soggetti come Asl, Arpat, capitanerie per salvaguardare gli aspetti ambientali. Il Comune sarà anche competente per le eventuali sanzioni in materia. “Ricordo – ha detto Anselmi – che su alcune porzioni del territorio costiero questo settore porta una buona dose di occupazione, di innovazione, di capacità di integrazione e un buon contributo al prodotto interno lordo”.
Secondo Gabriele Bianchi (M5S) è “positivo che si cerchi di snellire l’apparato burocratico, certo è che la fretta non deve essere cattiva consigliera ai danni della tutela ambientale”. Le preoccupazioni espresse da Bianchi riguardano il possibile inquinamento ambientale degli impianti, il loro impatto e “i corretti controlli sull’uso di mangimi e gli antibiotici”.
Anche Tommaso Fattori, capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, ha espresso condivisione riguardo alla nuova procedura amministrativa, che definisce “convincente”. Invita però alla cautela per “regolare e monitorare la pesca nel settore dell’acquacoltura che può essere anche fortemente inquinante”. Il ragionamento di indirizzo, secondo Fattori “andrebbe fatto sul tipo di acquacoltura che si desidera implementare se di tipo estensivo, semintensivo o intensivo, se con pesci erbivori o allevamenti integrati”.
Sostegno alla proposta di legge anche da Monica Pecori (gruppo misto-Toscana per tutti) che ha evidenziato la necessità di porre attenzione alle tutele ambientali.
Roberto Salvini (Lega nord) si è detto dispiaciuto per non aver potuto ascoltare dai diretti interessati le problematiche che riguardano questo settore. “La Toscana – afferma Salvini – sente l’esigenza di aumentare la produzione di pesce, per questo si fa una legge per velocizzare le pratiche burocratiche”. Secondo il consigliere regionale “il problema è individuare quelle aree che permettono di fare allevamenti di qualità, che dipende dalla localizzazione e dai mangimi”.

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