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Sanità, cambiano criteri per nomina vertici Asl

È ormai prossimo alla conclusione, in commissione sanità presieduta da Stefano Scaramelli (Pd), l’iter della proposta di legge che introduce modifiche alla legge regionale 40 del 2005 in merito alla procedura di nomina delle figure apicali delle aziende sanitarie e in materia di organismi sanitari regionali. “Stiamo procedendo a incanalare i termini di nomina dei direttori generali in conseguenza della nuova normativa nazionale”, spiega Scaramelli. La pdl, infatti, adegua le procedure di nomina alle modifiche introdotte a livello nazionale con l’approvazione del decreto legislativo 171 del 4 agosto 2016. L’intervento più significativo, in questo quadro, riguarda l’eliminazione della figura del direttore per la programmazione dell’area vasta. La programmazione tornerà direttamente alla direzione generale dell’assessorato regionale. Si modifica inoltre la composizione delle commissioni di gara dell’Estar e viene reintrodotto il parere dei sindaci per la nomina dei direttori generali. La procedura di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie (da parte del presidente della Regione) e dei direttori sanitari, amministrativi e dei servizi sociali (da parte dei direttori generali), è stato spiegato, sarà ispirata a criteri di trasparenza per far accedere le migliori professionalità attraverso una selezione.
Nella seduta di questa mattina sono stati presentati diciannove emendamenti del Partito democratico, che contengono le ultime novità introdotte nel testo di legge. Il presidente ha accolto la richiesta, arrivata da tutti i gruppi di opposizione, di rinviare il voto finale sulla proposta di legge alla prossima seduta.

Nel merito dei provvedimenti adottati, il vicepresidente della commissione Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) ritiene che la modifica apra “un problema politico: siamo stati sempre contrari alla figura del direttore di programmazione, ma ora si mette in discussione la riforma sanitaria”, spiega il vicepresidente, che ritiene necessaria “una riflessione ampia su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato in questa riforma”. Il consigliere Jacopo Alberti (Lega) condivide “il taglio di questa figura”, ma chiede “cosa faremo dei tre direttori e dei loro stipendi da 140mila euro l’anno”. La consigliera Monica Pecori (Gruppo misto) condivide lo spirito, “perché le figure dirigenziali hanno continuato ad affollare la sanità toscana”.
Apertura al confronto arriva dai consiglieri del partito democratico. Il vicepresidente Paolo Bambagioni, che accoglie “la richiesta di un confronto ampio in commissione per una verifica dei risultati della riforma dopo tre anni”. Un confronto che dovrà essere però “sganciato da questo provvedimento, che elimina una funzione, ma non pregiudica la programmazione”. Disponibilità anche da Enrico Sostegni (Pd), che precisa: “Nella nuova disciplina della nomina dei direttori generali procediamo in conseguenza di un giudizio non lusinghiero sull’efficacia del ruolo dei direttori di area vasta. La funzione della programmazione resta fondamentale, ora torna alla direzione regionale”. “Ho sempre ritenuto che la figura del direttore di programmazione potesse avere un ruolo e sono dispiaciuta che non abbia funzionato – dichiara Serena Spinelli (Art.1-Mdp) – Per questo riportiamo la funzione della programmazione all’interno del dipartimento regionale”.
Andrea Quartini (Movimento 5 stelle) rileva nel merito “che in questa legge di adeguamento, necessaria, risulta logico eliminare la figura del direttore di area vasta, che non è prevista in nessuna delle altre Regioni. Non si eliminano però i problemi, tanto da far venire il dubbio che la figura del direttore di programmazione sia diventata scomoda”.
Il consigliere Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) interviene in commissione e avanza “una questione procedurale: questa proposta di legge arriva alla discussione oltre i termini stabiliti, dovrebbe essere ripresentata da capo. Tutti i termini sono stati rispettati, siamo nel pieno rispetto delle regole”, replica il presidente Scaramelli.

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