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Ato Rifiuti, gara gestore sospesa fino a settembre foto

L’assemblea dei Comuni di Ato Costa ha accolto solo in parte la richiesta di sospensione della gara per la privatizzazione del gestore unico dei rifiuti Reti Ambiente, avanzata dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin. E’ stato demandato al prossimo direttivo di Ato il compito di fissare i tempi, ma il sindaco grillino è determinato ad ottenere almeno quattro mesi di pausa. Il presidente Marco Filippeschi e il direttore Franco Borchi, durante l’assemblea di ieri (11 luglio), hanno invece lasciato intendere che al massimo si può arrivare a settembre. I punti più controversi della discussione, l’approvazione del piano straordinario e del suo aggiornamento, sono stati sospesi e si è proceduto alle formalità istituzionali (nomina del nuovo presidente dell’assemblea, surroga dei sindaci eletti da poco).

Alla fine, è stata approvata solo la relazione annuale del direttore Borchi, votazione alla quale Nogarin ha precisato di non voler neppure partecipare “consapevole della responsabilità amministrativa e contabile che ne deriva”. Per tutto il resto si può attendere, Nogarin vuole prima leggere i faldoni di documenti dei quali ha chiesto l’accesso agli atti.
Superata ampiamente la data del 30 giugno, quando è scaduta l’ennesima proroga, non è chiaro se e in che modo la Regione Toscana possa concedere formalmente altro tempo per “l’Ato che arriva per ultimo”, come ha detto Buratti di Forte dei Marmi. La Regione, rappresentata nella sala dell’assemblea a Palazzo Gambacorti di Pisa dalla responsabile del settore rifiuti e bonifiche dei siti inquinat”, Renata Laura Caselli, non è stata in grado di rispondere alle domande del sindaco di Zeri Egidio Pedrini, sempre presente alle assemblee e sempre contrario alle decisioni assunte.
“Io ho scritto alla Regione chiedendo l’atto ufficiale della proroga di fine 2013, ma non l’ho ricevuto, forse perché non c’è”, ha chiesto di nuovo Pedrini. Anche questo è un punto non ancora risolto, se fosse necessario un documento apposito. E cosa succederebbe se i tempi si dilatassero ulteriormente?
“Il commissariamento non ci fa paura”, hanno detto Nogarin e Pedrini, uniti in un inedito asse Cinque Stelle-centrodestra. A loro ha risposto Umberto Buratti, “Noi in Versilia abbiamo già vissuto l’esperienza di un commissario nominato dalla Regione che ha imposto ai Comuni il termovalorizzatore di Falascaia”.
Ma a ricordare ai presenti che non possono essere prese soltanto decisioni di principio, c’ha pensato un gruppo di lavoratori arrivati con bandiere e volantini, appartenenti a tutte le sigle sindacali, Cobas, Cgil, Cisl, Uil. Ci sono stati attimi di tensione al momento del loro ingresso nella sala, che non potrebbe contenere neppure tutti i sindaci di Ato, se tutti partecipassero alle assemblee. Poi, fallito il tentativo di allontanare il pubblico e di svolgere la riunione a porte chiuse, la seduta è iniziata con amministratori, lavoratori e attivisti grillini accalcati ovunque.
Sono circa 1.500 gli addetti che lavorano per appalti e subappalti nelle quattro province di Ato – 600 solo per la Geofor di Pisa – e rischiano di rimanere fuori dal gestore unico. In Versilia, la sorte degli operai di Pioppogatto – l’impianto di trattamento rifiuti di Massarosa – è appesa al filo della nascita di Reti Ambiente, come pure in altri territori stanno per scadere i contratti di servizio con le varie aziende locali. Su questo punto sono stati molto chiari alcuni sindaci della Lunigiana, che hanno manifestato disagio per l’allungamento dei tempi della gara.
“Il piano straordinario d’Ambito e il suo aggiornamento vanno approvati e soltanto dopo si potranno fare i piani industriali ed economici”, ha detto all’assemblea Franco Borchi. Finita la fase della due diligence, ora le sette aziende intenzionate a partecipare alla gara attendono il momento del dialogo competitivo.
La seconda parte della riunione è stata dedicata al tema della stabilizzazione dei rifiuti da mandare in discarica. La dottoressa Caselli è intervenuta descrivendo la situazione alla luce della circolare Orlando (l’ex ministro dell’ambiente, oggi alla giustizia), di un anno fa, che vieta il conferimento del “tal quale”. Una norma che doveva entrare in vigore già nel 2003 ma che poi è stata rimandata di anno in anno.
La Commissione europea ha chiarito che occorre trattare anche il rifiuto residuo della raccolta differenziata e che la sola tritovagliatura non è ammissibile. Ma Ato Costa soffre proprio di mancanza di impianti di trattamento e perciò si è pensato all’installazione di impianti mobili per la stabilizzazione, da allestire nei pressi delle discariche attive.
Peccioli ha già detto sì (Renzo Macelloni, presidente della società Belvedere, ha seguito i lavori dell’assemblea), mentre Montecatini Val di Cecina (discarica di Buriano) avrebbe rifiutato. “Questo comporterà un gran dispendio di energie e di soldi, con i mezzi che dovranno trasportare i rifiuti di qua e di là”, ha detto Borchi a Laura Caselli. Ma tant’è, anche questa è una norma che l’Italia ha troppo derogato e oggi bisogna porre rimedio.
L’affare Ato è un mastodontico organismo nel quale oggi il costo totale del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani è di 271 milioni e 700 mila, calcolati sulla base del preventivo Tares 2013 trasmesso all’ente da ciascun Comune.
La provincia di Lucca pesa per il 31,3 per cento sui costi e per il 26,2 sulla produzione totale di rifiuti che corrispondono a 195.368 tonnellate annue. I residenti sono circa 309 mila, il 25,6 per cento di Ato e quindi il costo per abitante è di 275 euro e il costo unitario (euro a tonnellata) è di 435,9, il più alto di tutto l’Ambito. Massa Carrara paga circa 349 euro, Pisa 324, Livorno quasi 353.

 

Daniela Francesconi

VIDEO – L’intervista a Nogarin e Gordiani

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