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Bilancio della Regione, rischio investimenti zero. Ma Bugli: “Accettiamo la sfida, non peseremo sulle tasse”

“Per la prima volta dopo diversi anni la nostra discussione si inserisce all’interno di un quadro caratterizzato da segnali di ripresa”. Lo ha sottolineato l’assessore Vittorio Bugli nell’informativa sul ‘documento preliminare al bilancio di previsione 2016, legge di stabilità e proposte di legge collegate’. La cornice economico-finanziaria, cioè, che contiene le scelte che saranno alla base del bilancio di previsione e della legge di stabilità del prossimo anno. A suo giudizio siamo di fronte ad un’inversione di tendenza, sostenuta sia da fattori esterni (la politica espansiva della Bce, il basso costo delle materie prime, il tasso di cambio favorevole), sia dal percorso riformatore del Governo: JobsAct, Irap sul lavoro, decontribuzione per i nuovi assunti, 80 euro, riforme istituzionali e via dicendo.

“Il paese ha riconquistato la fiducia dei risparmiatori, dei mercati, dell’Europa – ha osservato Bugli – che ci ha permesso di utilizzare i margini di flessibilità previsti dai trattati”.
In questo contesto la Toscana ha tenuto meglio di altri, tanto che le previsioni di Irpet stimerebbero a fine anno una crescita del Pil dell’ 1-1,2% ed anche i dati sull’occupazione, relativi al primo semestre 2015, segnalerebbero una ripresa significativa.
Bugli ha ricordato che la legge di stabilità 2015 e gli interventi legislativi precedenti hanno chiesto al sistema regionale un contributo rilevante di 5,2 miliardi di euro e, per la Toscana questo significa minori trasferimenti per oltre 440 milioni.
“Non potevamo restare a guardare – ha aggiunto l’assessore – Abbiamo accettato la sfida e provato a disegnare una ‘nuova Regione’: ancor più sobria, leggera, con la filiera decisionale accorciata, con una classe politica consapevole di dover lavorare di più e costare di meno”. Una semplificazione, cioè, tale da trasformare la Regione, oltre che in ente di legislazione e controllo, anche in ente di gestione e governo. E’ stato deciso, inoltre, di mettere mano alla riforma sanitaria, per ottimizzare “uno dei migliori sistemi sanitari d’Italia”.
I direttori generali sono passati da otto ad uno, sono state eliminate le aree di coordinamento, i dirigenti passeranno da 114 a 70. Entro l’anno andranno in pensione anticipata circa 260 dipendenti, per un risparmio a regime di circa 9 milioni di euro, calcolati solo sullo stipendio tabellare. Sarà avviato concretamente nei prossimi mesi il riordino delle funzioni provinciali, ci sarà l’affidamento della gara per il gestore unico del Trsporto pubblico locale, una forma unica nel panorama nazionale. Nella sanità la riduzione delle aziende e l’avvio dell’Estar consentirà sia di risparmiare, sia di qualificare la spesa sanitaria.
L’assessore ha sottolineato come negli ultimi due bilanci siano state anticipate risorse sui fondi comunitari per circa 100 milioni, per anticipare bandi fondamentali e che nei prossimi sette anni le risorse saranno superiori, perché nella trattativa sono stati garantiti 143 milioni in più su 410 milioni totali di risorse regionali a cofinanziamento di quelle comunitarie, circa 20 milioni l’anno in più da cercare nel bilancio regionale. Per chiudere il bilancio 2016 – che vale 8 miliardi e 400 milioni, un miliardo e quattrocento milioni di risorse libere – la giunta toscana dovrà trovare nelle prossime settimane tra i 120 e i 130 milioni. Ma la farà cercando di evitare di intervenire sulle tasse.
Un centinaio di milioni sono necessari ad assorbire gli effetti delle manovre di governo che si sono succedute nel corso degli ultimi anni e che hanno tagliato già nel 2015 oltre 440 milioni alla capacità di spesa della Regione. “L’anno scorso abbiamo potuto utilizzare l’elastico dei fondi Fas (ovvero i fondi statali per le aree sottoutilizzate ndr)” spiega l’assessore Vittorio Bugli, dopo essere intervenuto in Consiglio regionale dove si discuteva oggi il documento preliminare al bilancio. “Ma quest’anno – aggiunge – le norme non ce lo consentono e a novanta, cento milioni dovremo far fronte con risorse regionali”. Altri trenta milioni serviranno a pagare la riforma delle Province, il personale e le funzioni tornate in capo alla Regione.
Gli investimenti rischiano di ridursi ad un terzo. Con l’obbligo poi del pareggio di bilancio che riduce di due terzi gli investimenti possibili, le difficoltà aumentano. La Regione non potrà infatti più ricorrere a mutui per finanziare piccole e grandi opere. “L’abbiamo già sperimentato quest’anno – dice Bugli – ed abbiamo potuto spendere solo 100 milioni contro una media di 280-300 milioni investiti degli ultimi tre anni, sanità compresa”. “Sarà uno dei bilanci più difficili degli ultimi anni – conferma il presidente Rossi – . Stiamo discutendo con il governo per vedere di allargare le possibilità di fare investimenti e portarli almeno a 150-170 milioni”. Altrimenti ci saranno opere che dovranno essere rinviate.
“Ciononostante accettiamo la sfida – sottolinea l’assessore Bugli – come l’abbiamo fatto l’anno scorso”. Senza tagliare i servizi, ma provando ad aiutare la ripresa che quest’anno per la prima volta sembra aver fatto capolino : costruendo “una nuova Regione ancora più sobria, più leggera e con una classe politica più consapevole di dover costare meno e sopportare un carico di lavoro maggiore – ha ripetuto in aula l’assessore -, con la filiera decisionale accorciata, meno dipendenti e meno dirigenti, con una semplificazione dei passaggi tale da trasformarla, oltre che in ente di legislazione e controllo, anche in ente che si prende la responsabilità del governo e mette i piedi nel piatto nella gestione di filiere fondamentali per i cittadini e le imprese puntando ad una semplificazione di “chi deve fare cosa”, in settori chiave come l’ambiente, la formazione e l’agricoltura, la difesa del suolo, la formazione e il lavoro o la viabilità regionale”.
“I 120-130 milioni che mancano all’appello sulla spesa corrente – spiega l’assessore – li troveremo con un’ulteriore spending review, ma senza tagliare i servizi ai cittadini. Arriveranno dalla riforma sanitaria che abbiamo deciso di portare avanti e dai 260 dipendenti della Regione che entro il prossimo anno andranno in pensione anticipata e non saranno sostituiti. Arriveranno dalla gara unica per il trasporto pubblico locale. Sono già il frutto della riduzione di assessori e consiglieri”. Si guarda anche al possibile finanziamento di alcune misure e politiche regionali attraverso i fondi europei: fondi che, grazie alla sforzo di compartecipazione della Toscana, per l’attuale settennato ammontano a 143 milioni in più del precedente, venti l’anno. Si punta su un ulteriore recupero dell’evasione fiscale, che già buoni frutti ha dato in questi anni. “Cercheremo di evitare di intervenire sulle tasse – conclude Bugli –, di sicuro non andando a toccare l’addizionale Irpef, che tocca i lavoratori e l’Irap, e l’Irap, che riguarda le imprese”.
I numeri. Per quanto riguarda la proposta di bilancio 2016/2018 Bugli ha precisato che è stata elaborata a legislazione vigente. Ecco le cifre.
Le entrate regionali libere e le risorse erariali per il Tpl attese per il 2016 sono pari a circa 1.447 milioni di euro. Esse consentiranno il finanziamento delle spese obbligatorie (131 milioni), dei fondi di riserva (117 milioni), delle spese di funzionamento (402 milioni), delle spese incomprimibili (123 milioni), del Tpl (559 milioni). Inoltre 12 milioni di euro serviranno per spese che erano state finanziate con il ricorso all’indebitamento e dovranno essere coperte da spese di parte corrente. I restanti 103 milioni serviranno ad assorbire, almeno in parte, la manovra finanziaria statale.
Oltre alle entrate regionali libere, saranno iscritti in bilancio: il fondo sanitario indistinto (6,7 miliardi di euro), le risorse per la programmazione Ue per circa 411 milioni (Fesr 105, Fse 100, Feasr 206).
Restano da finanziare circa 130 milioni di euro, attraverso una revisione della spesa ulteriore, risparmi sulla spesa per il personale e sui costi della politica, recupero di risorse nell’ambito della nuova programmazione Ue.
“E’ sul fronte degli investimenti che nascono le maggiori difficoltà e incertezze se non intervengono maggiori elasticità sull’attuazione del pareggio di bilancio, come richiesto dalla Conferenza Stato-Regioni, perché non possiamo contrarre nuovo debito” ha sottolineato Bugli, ricordando che l’importo massimo del debito contraibile è attualmente pari a circa 70 milioni di euro. “La Regione Toscana – ha concluso – investiva ogni anno qualcosa come 350/400 milioni l’anno. Adesso siamo fermi a 70 milioni”.
I dispositivi collegati. “Escludere un aumento di Irap e Irpef per non alterare la capacità di investimento delle imprese e il potere di acquisto delle famiglie; continuare nelle azioni di sostegno alla crescita della domanda interna e dei consumi come componente essenziale di stimolo all’economia”. Questi alcuni dei dispositivi contenuti nella proposta di risoluzione presentata dal capogruppo Pd Leonardo Marras, collegata all’informativa della Giunta toscana sul Documento preliminare al bilancio di previsione 2016, legge di stabilità e proposte di legge collegate, votata dall’Aula a maggioranza.
Nel “condividere i propositi contenuti nel Documento”, la risoluzione impegna l’esecutivo toscano a “completare quanto prima e per quanto di propria competenza, il processo di riordino delle funzioni amministrative per garantire la continuità dei servizi precedentemente erogati dalle Province, con pericolare attenzione al tema della gestione della viabilità regionale, attraverso un’adeguata dotazione finanziaria”; a “mettere in atto tutte le azioni possibili al fine di liberare risorse per rilanciare gli investimenti regionali”; “proseguire nelle politiche di revisione e qualificazione della spesa, in particolare attraverso una riduzione già avviata del sistema delle partecipazioni e nell’ulteriore funzionalità delle agenzie regionali nel cui percorso si inserisce la riforma di Apet”.
Nell’elaborazione definitiva del Documento di economia e finanza, la risoluzione ritiene inoltre opportuno “individuare, all’interno dei prossimi strumenti di programmazione e nel quadro di riordino delle funzioni provinciali, ambiti e aggregati territoriali corrispondenti a fattori socio-economici omogenei, non necessariamente corrispondenti agli attuali ambiti provinciali, sui quali attivare politiche di sviluppo”; “proseguire nel consolidamento degli interventi regionali in ambito di sostegno al lavoro e competitività delle imprese toscane”; “rafforzare la strategia regionale unitaria in merito ai fondi europei”; “proseguire nel completamento della riforma del modello di organizzazione dei servizi sanitari”.
La risoluzione tocca anche gli aspetti relativi ai prossimi adempimenti in materia di programmazione ed in particolare impegna la giunta a “sviluppare successivamente al Prs 2016-2020 i Progetti regionali già individuati nel Defr 2016, in modo da garantire nel corso della legislatura ed in prospettiva pluriennale, l’effettiva continuità e coerenza degli interventi da attuare, favorendo la concentrazione delle risorse finanziarie”; “ridurre al minimo il numero degli strumenti di programmazione regionale di settore da elaborare nel corso della legislatura, in un’ottica di semplificazione e razionalizzazione”.
Infine, l’atto invita l’esecutivo ad “attivarsi in sede di confronto nazionale in modo da rivedere i vincoli agli investimenti, o rinviarne l’efficacia degli effetti a partire dal 2016, per consentire alle Regioni di attivare gli investimenti necessari in una fase di parziale ripresa economica come quella attuale”; “liberare dal computo del patto di stabilità la quota di compartecipazione regionale ai fondi europei per liberare risorse”.
L’Aula ha inoltre approvato all’unanimità la proposta di risoluzione presentata da Giovanni Donzelli (Fdi) e sottoscritta da tutte le opposizioni per “sbloccare i contributi concessi per il 2014 e 2015 non ancora erogati per le famiglie con persone disabili, per il bonus bebè, per le famiglie numerose e tutti gli altri contributi previsti e rimasti bloccati”. Fondi che l’assessore al Welfare, Stefania Saccardi ha annunciato “essere sbloccati per tutto il 2014 e per il 2015”. Saccardi ha infatti informato l’Aula che “proprio questa mattina la Giunta è intervenuta e il problema può quindi considerarsi risolto”. “Per tre anni – ha precisato ancora l’assessore – siamo intervenuti con risorse aggiuntive a sostegno delle famiglie. Il blocco ormai caduto non è stato comunque frutto di una cattiva volontà della Regione”.
Sul punto è intervenuto, anche per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Sarti (Sì): “I soldi concessi vanno dati e quindi voterò a favore dell’atto. Non sono però d’accordo con il bonus bebè” ha dichiarato precisando quindi che in futuro “non dovrebbe più essere previsto”. Stefano Mugnai (Fi) si è detto “soddisfatto dell’intervento dell’assessore” ma ha comunque puntualizzato come lo sblocco delle risorse “non supera l’atto che va comunque votato”.
Gli atti respinti. Collegate all’informativa della giunta sono state bocciate tre proposte di risoluzione, due presentate dalla Lega e una a firma Giovanni Donzelli (Fdi). Il primo atto della Lega respinto dall’aula intendeva impegnare la Giunta per una “analisi dettagliata delle spese superflue ed improduttive che potrebbero essere oggetto di razionalizzazione in riferimento agli enti del sistema regionale”. “Bisogna far sì che la Regione continui a sostenere gli enti locali anche su materie che non sono di stretta competenza regionale (sport, scuola, viabilità) – ha detto il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi – svolgendo la funzione di camera di compensazione per quelle spese che gli enti locali non sono più in grado di sostenere, a causa dei tagli statali ma che impattano sulla qualità dei servizi ai cittadini”. Nell’atto si chiedeva inoltre che la Regione sia portavoce nei confronti del Governo sulla necessità di superare la previsione del pareggio di bilancio in sede europea e di riforma costituzionale.
Si chiedeva infine di non variare in aumento le aliquote tributarie, di rinunciare ai tagli della spesa sanitaria che possano inficiare la qualità delle prestazioni erogate ai cittadini e di riformare la legge regionale 22/2015 che dà attuazione alla riforma Delrio sul territorio toscano, garantendo un alto grado di autonomia dei territori. La seconda proposta di risoluzione, sempre a firma Lega, intendeva invece impegnare la giunta a “privilegiare i cittadini italiani in tutti i campi di intervento e nell’erogazione di qualsiasi tipo di servizio erogato con risorse regionali, soprattutto in riferimento all’emergenza sociale”.
L’ultimo atto respinto dall’aula, con 15 voti a favore e 22 contrari, a firma Giovanni Donzelli (Fdi), intendeva impegnare la giunta ad “interrompere l’erogazione di fondi ad Uncem e a non stipulare nuovi accordi finché non verranno resi pubblici o messi almeno a disposizione dei consiglieri regionali, i dettagli delle spese effettuate da Uncem con finanziamenti regionali”. Il capogruppo Pd Leonardo Marras, in sede di dichiarazione di voto, ha ricordato un “atto simile presentato dallo stesso Donzelli è già stato respinto. Voterò contro anche a questo documento” ha detto rilevando come “per trasparenza, vogliamo per primi fare chiarezza”.
Il presidente della commissione Controllo Jacopo Alberti (Lega) ha informato che si sta “valutando l’opportunità di investire la commissione della questione e di audire il presidente Uncem”. Intenzione valutata positivamente da Antonio Mazzeo (Pd). Stefano Mugnai (Fi) ha dichiarato come “faccia piacere sapere che la maggioranza non senta più il bisogno di certe situazioni”. Donzelli si è invece detto “particolarmente turbato” dall’intervento di Marras. “Se qualcuno ha speso in modo scorretto i fondi non esiste moratoria. La maggioranza dovrebbe chiedere trasparenza due volte”.
Il dibattito in Consiglio “Il Documento economico finanziario può essere considerato a tutti gli effetti il primo atto di programmazione, che conterrà le linee e gli indirizzi alla base del futuro Programma regionale di sviluppo” ha rilevato Gianni Anselmi (Pd), il primo ad intervenire sull’informativa dell’assessore Bugli. A suo parere, in un quadro di vincoli strettissimi e di erosione delle risorse non bisogna rinunciare ad un ruolo di guida dello sviluppo, con investimenti pubblici e privati, ma anche aumentando la capacità di consumo delle famiglie per aumentare la domanda interna. “Sarà necessaria un’impostazione ferocemente selettiva nell’utilizzo dei fondi comunitari – ha affermato – ed una maggiore qualificazione della spesa, con la riduzione delle partecipazioni regionali”. Più in generale Anselmi ha sollecitato una revisione degli ambiti territoriali omogenei, interventi a favore del lavoro e delle imprese, investimenti nelle aree con più divario competitivo, politiche per la casa.
“Siamo nel pieno di una stagnazione, abilmente camuffata dal Governo e dal suo apparato propagandistico – ha osservato Claudio Borghi (LN), portavoce dlel’opposizione – Sono d’accordo sulla necessità di rimettere in circolazione denaro e creare domanda, ma di interventi in questo senso non ne vedo in questo documento”. “La riduzione della spesa ed il taglio del personale determinano anche un calo dei redditi, oltre che dei servizi – ha aggiunto – Ci si adegua ad un sistema sbagliato, il pareggio di bilancio, che nessun altro paese europeo rispetta”.
Secondo Paolo Bambagioni (Pd) il vincolo del pareggio di bilancio deve essere rispettato e la Regione deve assumersi la responsabilità di scelte anche difficili, grazie anche ai suoi buoni ‘fondamentali’. “Dobbiamo dare risposte di governo – ha affermato – Dobbiamo garantire i servizi con la riqualificazione della spesa. A suo parere sono necessari altri investimenti in infrastrutture, in particolare per realizzare un nuovo ponte sull’Arno, che permetta il collegamento del porto di Livorno con l’interporto di Prato, un’opera di cui si parla da vent’anni.
“Il quadro idilliaco che traccia questa informativa è del tutto incongruo – ha rilevato Tommaso Fattori (Si) – Non si fa riferimento ai dati sulla povertà assoluta, né alla forbice sociale che si allarga. La Toscana ha il primato di sfratti esecutivi per morosità incolpevole”. In questo quadro Fattori ha ricordato la scarsa affidabilità dell’imprenditore che è intervenuto sulle acciaierie di Piombino. “Tutto è affidato alle esportazioni – ha aggiunto – ma alle esportazioni di Brunello di Montalcino, non dell’acciaio”.
Secondo Jacopo Alberti (Lega Nord) se i riferimenti vengono fatti non sui dati nazionali dell’Istat, ma sulle medie regionali, la Toscana risulta una delle regioni meno competitive d’Europa. “Si parla di immigrazione strutturale – ha affermato – Questo è un problema che deve essere risolto, non accolto come un dato strutturale. Non vedo niente sul sociale di aiuto agli italiani”.
“Nella sfida ci sono anche opportunità – ha affermato Andrea Pieroni (Pd) – Vogliamo una regione più vicina ai cittadini ed alle imprese. Il lavoro come ‘ossessione’ deve tradursi in programmi e progetti per la nascita di nuove realtà imprenditoriali e la crescita di quelle esistenti”. A suo giudizio il ritorno ad una spesa che crea debito non è la strada giusta.
“Per mettere nel circuito un po’ di denaro, bisogna aiutare concretamente le famiglie”. E’ questa la tesi di Stefano Mugnai (FI), che ha ricordato che la Toscana è una regione nella quale nascono pochi bambini, mentre una legge regionale specifica non viene finanziata da anni, né vengono garantiti servizi adeguati.
“Chi è causa del suo male pianga se stesso – ha dichiarato Gabriele Bianchi (M5S) – Chi è che ha messo il pareggio di bilancio in Costituzione? Chi ha venduto la sua sovranità in Europa”. A suo parere è stata scelta la difesa delle banche e non l’introduzione del reddito di cittadinanza, che non è un mero aiuto, ma ingloba politiche sociali e promuove il lavoro.
Secondo Elisa Montemagni (Lega Nord) lo stesso presidente Rossi condivide il giudizio della Lega sul JobsAct, quando riconosce che il JobsAct ha avuto il merito di invertire il mix tra contratti precari e indeterminati; ma senza una stabilizzazione degli incentivi per le assunzioni e senza forme di detassazione mirate, i benefici rischiano di esaurirsi a breve. Lo stesso accade per la riforma delle province, quando riconosce che ciò lascia inalterati i saldi del bilancio regionale. “Evviva” ha esclamato.
“Molti hanno commentato cose inesistenti”, ha replicato Leonardo Marras (Pd), ribadendo che nel documento si dice “no” all’aumento delle tasse per le famiglie e le imprese, sulle quali “non è possibile intervenire più direttamente per effetto di una norma che speriamo venga presto cambiata”.
“Di tutte le cause possibili che possiamo identificare in origine delle varie malattie, la povertà è la più importante”. Così è intervenuto nel dibattito il consigliere regionale Andrea Quartini (M5S) che ha sottolineato alcune carenze di questo piano come “la mancanza di considerazione del reddito di cittadinanza”. Sugli aspetti sanitari Quartini ha evidenziato che “in realtà ci sono 149 milioni di tagli al fondo sanitario nel 2015 e 149 milioni nel 2016”. Il consigliere ha invitato la Giunta a completare “la riforma del modello organizzativo dei servizi sanitari” e ha ricordato: “in due anni sono 300 milioni i tagli che penalizzano la sanità mentre solo nell’azienda sanitaria di Firenze per tre anni sembra che si siano 258 i milioni per convenzioni con le cliniche private”. Quartini ha espresso voto contrario: “Siamo di fronte – ha concluso – ad uno smantellamento del servizio sanitario pubblico a vantaggio del privato”.

 

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