Libera scelta vaccinale, comitato contesta le modalità dei colloqui Asl per chi non è in regola

Nelle Asl partono i controlli sulle posizioni di chi è risultato non in regola con la vaccinazione dei figli. Il comitato per la libera scelta vaccinale ha così scritto ai dirigenti delle Asl locali per ribadire la propria netta contrarietà: “Nelle scorse settimane – scrovono – per molti genitori sono iniziati presso le Asl competenti i colloqui volti al recupero delle posizioni vaccinali dei minori ad oggi non in regola con le vaccinazioni obbligatorie secondo il nuovo Piano nazionale vaccini. Ci teniamo a premettere che la circolare del Ministero della salute del 16 agosto, recnte le prime disposizioni operative per l’applicazione della summenzionata legge 119/2017, in caso di mancata osservanza dell’obbligo vaccinale prevede che la Asl attivi una procedura, stabilita a livello locale, per il recupero della vaccinazione: “In linea generale, ciascuna Asl, una volta accertato che il minore di età compresa tra 0 e 16 anni non sia stato sottoposto alle vaccinazioni secondo il calendario relativo alla propria coorte di nascita, convoca i genitori esercenti la responsabilità genitoriale, i tutori o i soggetti affidatari, rivolgendo loro un invito scritto alla vaccinazione, eventualmente corredato di materiale informativo. Nel caso in cui non rispondano all’invito i genitori, i tutori o i soggetti affidatari vengono nuovamente convocati, con raccomandata con ricevuta di ritorno, per un colloquio, al fine di comprendere le motivazioni della mancata vaccinazione e di fornire – eventualmente anche con il coinvolgimento del pediatra di libera scelta o del medico di medicina generale – una corretta informazione sull’obiettivo individuale e collettivo della pratica vaccinale e i rischi derivanti dalla mancata prevenzione”; e che “le buone pratiche vaccinali prevedono che i genitori/tutori/affidatari siano informati sui benefici e sui rischi della vaccinazione e che, alla fine di questo colloquio, venga consegnato un modulo in cui si attesta che è stato eseguito questo passaggio”.

“Lo scopo della disposizione – dicono i genitori per la libera scelta – è chiarissimo: si vuole favorire una adesione spontanea e consapevole alla vaccinazione da parte del genitore del minore non in regola. La circostanza è stata ribadita in data odierna nel comunicato stampa emesso dalla Corte Costituzionale che nel rigettare le questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Regione Veneto ha precisato che le sanzioni amministrative pecuniarie “in ogni caso debbano essere precedute dall’incontro tra le famiglie e le autorità sanitarie allo scopo di favorire un’adesione consapevole e informata al programma vaccinale”.
“Tale previsione – prosegue la nota – – è coerente anche con quanto indicato nelle Linee guida consenso informato nelle vaccinazioni contenute nella delibera 1067 del 25 novembre 2014 della Regione Toscana (oltre nelle norme nazionali e sovranazionali) che considera il consenso informato come presupposto imprescindibile per l’adesione alla vaccinazione. Si richiama quanto contenuto nella delibera, ovvero che “l’acquisizione del consenso non è un atto burocratico finalizzato a proteggere i professionisti in caso di errore (malpratica) nell’ambito della cosiddetta medicina difensiva, ma è lo strumento volto a tutelare il fondamentale diritto alla salute della persona assistita/utente che si realizza consentendo allo stesso di esercitare  l’autodeterminazione in merito alle cure proposte come declinato dall’articolo 32 della Costituzione, cioè di esercitare il diritto alla scelta consapevole (cassazione penale 37077/2008) e che per informato si intende che “…deve essere preceduto da una corretta informazione, calibrata al grado di comprensione e di cultura della persona che la riceve; l’informazione deve essere veritiera, obiettiva, esaustiva, aggiornata e fondata sulle evidenze scientifiche”. E’ evidente a chi scrive che di fronte a genitori “esitanti” e “dubbiosi” nei confronti di un atto sanitario di indubbia importanza ma che, in quanto tale, non è esente da rischi, tale colloquio dovrebbe essere improntato alla piena trasparenza e a fornire ai genitori ogni possibile risposta ai propri dubbi e perplessità”.
“Ricordiamo – spiegano dal Cliva – che buona parte dei nostri iscritti non è in regola con le vaccinazioni obbligatorie, avendo sperimentato direttamente o su figli di parenti e amici esperienze di reazioni avverse anche gravi. Ricordiamo infine che molti di questi minori sono solo parzialmente vaccinati e che, di conseguenza, tale colloquio dovrebbe concretizzarsi in un approccio personalizzato per ciascuna specifica situazione. I nostri genitori, viceversa, sono stati ricevuti precisando subito che il colloquio avrebbe avuto una durata massima di mezz’ora, si sono visti presentare calendari vaccinali standardizzati e sono stati invitati a consultare siti internet per recuperare informazioni sui vaccini proposti; l’incontro si è infine concluso con la consegna di un modulo prestampato da sottoscrivere. Dubbi e perplessità spesso radicate in molti anni di informazioni e di confronti dovrebbero essere dissipati in mezz’ora? E se quei genitori avessero necessità di approfondimenti e di porre ulteriori quesiti? Di avere in definitiva ulteriori possibilità di confronto? E’ chiaro che non può trattarsi di un dialogo “sine die” ma è impensabile che una sola mezz’ora (al termine della quale aderire o meno senza possibilità di replica), possa ritenersi un tempo sufficiente, non consentendo neppure di entrare nella specifica situazione di quel minore e della sua famiglia e nel merito dei loro dubbi o delle loro reticenze. Peraltro i medici adibiti ai colloqui non sono stati per lo più in grado neppure di fornire informazioni sulle tipologie di vaccini da somministrare nei singoli casi, non essendo a conoscenza delle scorte presso le Asl e hanno rinviato una parte così rilevante come quella della scelta delle modalità di adempimento dell’obbligo vaccinale ai medici vaccinatori, dai quali il genitore dovrebbe recarsi con il proprio figlio solo dopo avere deciso”.
“Non solo – conclude la nota –  in alcuni dei moduli proposti il genitore è perfino costretto a dare atto di avere ricevuto esaurienti informazioni, quando neppure sono state loro fornite! Ricordiamo che un verbale di colloquio dovrebbe riportare nel dettaglio gli argomenti trattati, anche al fine di offrire prova di una adeguata attività informativa. Oltre a ciò, tra le opzioni fornite vi è poi la possibilità di ritardare la decisione di 15 giorni dando atto tuttavia che, in caso in cui il genitore non aderisca, verrà dato avvio all’iter sanzionatorio. Vorremmo conoscere in base a quale disposizione di legge e/o regolamentare sia stato proposto tale termine perché a noi non ne risulta alcuna. Ci dispiace inoltre rilevare che talvolta il medico abbia espresso considerazioni del tutto fuori luogo circa l’opportunità di procedere alla vaccinazione al fine di garantire l’accesso a scuola al bambino. “Non si può fare alcuna pressione psicologica per ricevere il consenso”. Non siamo noi a dirlo, ma è quanto leggiamo ancora una volta nella delibera regionale. I genitori non si aspettano dal medico della Asl una consulenza rispetto alla legge, né tanto meno che una situazione che presenta già evidenti scenari di discriminazione possa venire in alcun modo strumentalizzata. In conclusione ci pare onestamente che le modalità scelte ed attuate dalle Asl per il recupero delle vaccinazioni non rispettino in alcun modo le norme di legge in materia di consenso informato e che si tratti di una sorta di procedura “dovuta” nella quale i soggetti adibiti credono molto meno di quanto non vi credono i genitori che si recano a colloquio. Da parte nostra continuiamo a credere nell’importanza di un momento di confronto individuale con i medici quale elemento imprescindibile alla base di un rapporto di fiducia. Purtroppo constatiamo come tutti i buoni propositi della legge nata a suon di allarmismi (ricordiamo anche che le tanto annunciate epidemie poi sistematicamente smentite) e di grandi proclami sul concreto bisogno di tutelare la salute collettiva si concretizzano in una mera procedura burocratica. Davvero un’occasione persa. A fronte di risposte del tutto inadeguate continuiamo a nutrire i nostri ragionevoli dubbi e a difendere la libertà di scelta vaccinale. Crediamo che la salute dei nostri figli, e quella di tutti noi, sia un bene troppo prezioso e che il diritto all’autoderminazione non possa essere in alcun modo mercificato. Auspichiamo, pertanto, che vogliate rivedere le modalità di esecuzione dei colloqui in oggetto, attenendovi al rigoroso rispetto delle disposizioni di legge”.

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