Era digitale e rischi per le relazioni, parlano gli esperti

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L’era digitale: rischi e potenzialità dell’interrelazione. Che fare. Questo il tema della conferenza che si è svolta lo scorso giovedì (12 aprile) all’Istituto comprensivo Lucca 2 e che ha visto la partecipazione di molti insegnanti e genitori, partecipi e interessati ad un argomento che li tocca da vicino.
L’evento era organizzato dal Centro Donna, che ha invitato a parlare i rappresentanti del consultorio della zona Piana di Lucca dell’Azienda Usl Toscana Nord Ovest. La dottoressa Patrizia Fistesmaire, dirigente psicologa e responsabile del consultorio, insieme al dottor Andrea Angelucci, sempre per il consultorio di Lucca, ha portato la riflessione verso l’uso consapevole dei dispositivi digitali: “Siamo di fronte ad una rivoluzione digitale – ha affermato la dottoressa Fistesmaire – che sta rischiando di travolgere le nostre sicurezze. Per essere oggi genitori sufficientemente buoni nell’era digitale occorre resettare vecchie strategie comunicative, affettive e relazionali per aggiornarle e perfezionarle nella nuova realtà del multischermo. Una realtà che segue regole e codici propri. Dapprima da osservare e conoscere e solo successivamente gestire in modo consapevole e responsabile. Ma anche riflettere sul nostro comportamento da adulti nell’utilizzo delle nuove tecnologie”.

In risposta alle varie domande dei genitori e degli insegnanti sulle regole da fornire ai giovani di oggi, la psicologa ha ricordato che non esistono regole di comportamento precise, norme di condotta, o criteri di valutazione che la famiglia possa seguire per garantire ai figli un’adeguata e responsabile immersione nel world wide web. Possiamo solo pensare a regole educative che seguano le traiettorie educative e a diventare famiglie connesse.
Queste alcune delle indicazioni da seguire:
Da 0 a 2 anni è ancora troppo presto e sarebbe bene escludere i dispositivi digitali dall’ambiente di crescita del bambini favorendo le interazioni reali e giocando con lui. I bambini nativi digitali hanno poi diritto a leggere, sfogliare e toccare i libri di carta.
Da 3 a 5 anni i bambini hanno bisogno di correre all’aria aperta, di muoversi, e di iniziare la socializzazione, dunque va limitato al massimo l’uso dello screen e comunque occorre selezionare i giochi proposti.
Da 6 a 10 anni è decisivo favorire la socializzazione offline. Non bisogna lasciare il bambino solo ad utilizzare dispositivi digitali e soprattutto è importante spiegargli le varie modalità di uso: il gioco e la ricercam da condividere insieme, e il social network, che a questa età è proibito dalla legge.
Dagli 11 ai 14 anni si sostiene il ragazzo verso l’indipendenza digitale in una dialettica tra autonomia e supervisione. È fondamentale che sia l’adulto a introdurre gradualmente i ragazzi alla scoperta dei social network nell’ottica di insegnare le regole della gestione della privacy e l’accettazione delle richieste di amicizia. Ma soprattutto occorre visionare e limitare il gioco online dei ragazzi, mantenendo via la comunicazione e la discussione in famiglia.
Dai 15 ai 18 anni i ragazzi dovrebbero raggiungere l’autonomia digitale, quindi essere consapevoli dei rischi e delle risorse del web, ma è sempre utile che l’adulto sia quel “browser affettivo” necessario per la navigazione digitale, dove i pericoli sono sempre in agguato. Ricordare comunque sempre di fare attenzione alle foto e ai video pubblicati in rete.
Una delle domande ricorrenti è stata: “Ma è giusto controllare i propri figli?”.
“La famiglia connessa – ha sottolineato la dottoressa Fistesmaire – è quella che fornisce il parental protection per non perdersi o rimanere intrappolati nella rete. Il miglior parental control è lo sguardo del genitore, meglio di qualsiasi filtro di navigazione o blocco di siti. Non spiare, ma comunicare, è la soluzione migliore”.
Altri interventi dal pubblico hanno evidenziato perplessità sull’utilizzo dei videogiochi. In questo ambito è stata ricordata dai professionisti dell’Asl la funzione dei neuroni specchio, grazie a cui, quando osserviamo qualcuno eseguire un atto diretto verso uno scopo, i nostri neuroni si attivano allo stesso modo. Dunque, bisogna prestare molta attenzione ad esporre i bambini, soprattutto in età prescolare, ad immagini di violenza, criminalità, bullismo, denigrazione. È necessario che l’educazione dei genitori e poi della scuola sia rivolta al riconoscimento delle emozioni e allo sviluppo dell’empatia.
Nel dibattito si è poi sottolineato più volte che a tutte le età è fondamentale creare una rete di “media education” genitori – scuola. A tale proposito il preside Gino Carignani si é mostrato soddisfatto per l’iniziativa e per la partecipazione all’evento di numerosi genitori, insieme agli insegnanti. Il professor Carignani ha anche annunciato l’intenzione di raccogliere i bisogni dei genitori per approfondire ulteriormente il discorso e ha ribadito che la scuola è molto sensibile a queste tematiche, sulle quali è stata aperta una riflessione anche all’interno degli organi collegiali.

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