Parte il Festival del Volontariato, no alle disuguaglianze

Si apre domani (14 aprile) l’edizione 2016 del Festival Italiano del Volontariato organizzata dal Centro Nazionale per il Volontariato e dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione. Il taglio del nastro nel Cortile Carrara di Palazzo Ducale alle 16 con l’inizio della cerimonia d’apertura, lo spettacolo dei gruppi folkloristici e l’arrivo della Staffetta della Versilia” Staffetta della Solidarietà che ripartirà subito dopo con il corteo dell’associazione Il mondo che vorrei dei familiari delle vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009 e con l’associazione Allegra Brigata.

Alle 16,50 la cerimonia dell’alzabandiera e il taglio del nastro alla presenza della madrina del Festival Sara Morganti campionessa mondiale di Paradressage 2015. Alle 17 le autorità locali saluteranno il Festival con il presidente del Centro Nazionale per il Volontariato Edoardo Patriarca. Alle 17,30 la consegna del Premio Nazionale del Volontariato – Le Buone Azioni che servono al Paese per crescere. Verranno premiate cinque realtà di settori diversi che si sono distinte per l’innovazione e l’impegno nel e a favore del volontariato. Alle 18 il dialogo che inaugura il tema del Festival Italiano del Volontariato Abitare le città invisibili fra Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione internazionale critici letterari e lo scrittore e parlamentare Edoardo Nesi.
Alle 19 il passaggio delle carrozze e il cocktail inaugurale con concerto. Alle 21 il primo dei tre spettacoli della rassegna teatrale Il Teatro dei Perché in collaborazione con la Fondazione Banca del Monte di Lucca con Sull’Oceano di Michele Crestacci e Alessandro Brucioni.

Lo studio della Fondazione Volontariato e Partecipazione
Senza il volontariato l’Italia sarebbe un Paese più diseguale. Un nuovo importante focus di ricerca arriva dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione alla vigilia dell’edizione 2016 del Festival italiano del volontariato che verrà inaugurato domani (14 aprile) alle 16 a Palazzo Ducale. Racconta, dati alla mano, quanto il volontariato sia fondamentale contro le diseguaglianze.
Il nuovo approfondimento – curato dallo statistico Andrea Bertocchini e dalla sociologa Paola Tronu, collaboratori della Fondazione Volontariato e Partecipazione – è dedicato proprio alla questione delle diseguaglianze. La fonte dei dati è l’indagine sugli Aspetti della vita quotidiana degli italiani dell’Istat del 2014 che ha dedicato un focus specifico proprio al volontariato, sperimentando per la prima volta in Italia il modulo Ilo sulla misurazione del valore economico e sociale del volontariato.

Volontariato e diseguaglianze
Il tema delle diseguaglianze si intreccia con quello dell’attività gratuita in vari modi. Ben chiara è l’immagine del volontariato come segmento avanzato della società civile, che offre le proprie risorse a beneficio degli altri membri della collettività, contribuendo così ad attenuare alcuni degli effetti delle diseguaglianze sorte sui terreni della società e dell’economia e producendo vantaggi materiali e immateriali che rafforzano la coesione sociale. La Fondazione Volontariato e Partecipazione ha voluto indagare una questione meno dibattuta e studiata: quella del legame tra lo status socioeconomico degli individui e la loro, eventuale, scelta di svolgere attività gratuita a beneficio di terzi in forma organizzata. La Fondazione ha indagato quindi il ruolo delle diseguaglianze come determinanti dell’attività di volontariato. E’ stata utilizzata la domanda sulla percezione dell’adeguatezza delle risorse economiche della famiglia per costruire due categorie di volontari, la prima in cui sono presenti i volontari che dichiarano di avere risorse economiche elevate o adeguate e la seconda con i volontari che ritengono di disporre di risorse economiche scarse o assolutamente insufficienti.

I volontari più ricchi
I volontari con più alte risorse economiche famigliari o personali si impegnano più spesso degli altri nelle organizzazioni operanti negli ambiti culturali e ricreativi, di filantropia, istruzione e ricerca. Svolgono inoltre più frequentemente degli altri ruoli equivalenti a professioni intellettuali o tecniche, in conformità con il loro bagaglio di istruzione e di esperienza professionale. Tuttavia si riscontra una sostanziale parità con i volontari in condizioni di svantaggio per quanto riguarda il rivestire delle cariche dirigenziali. Si dichiarano poi più spesso, a confronto con gli altri, motivati a svolgere volontariato da convinzioni valoriali (credono nella causa sostenuta dal gruppo o associazione) o sociali-solidaristiche (l’urgenza di far fronte ai bisogni che i servizi pubblici non soddisfano o dare un contributo alla comunità, all’ambiente). Infine vedono in misura maggiore come risultati dell’attività svolta il cambiamento personale, una maggiore coscienza civile e politica, la valorizzazione di precedenti esperienze e capacità altrimenti non utilizzate e il miglioramento delle capacità di relazioni; ma sono anche quelli che più spesso degli altri pensano che niente sia cambiato nella loro vita per effetto dell’attività come volontari.

I volontari meno ricchi
I volontari con minori risorse famigliari e educativo-professionali personali danno un contributo maggiore, sempre comparativamente rispetto agli altri, alle organizzazioni nei settori della sanità, dell’ambiente e della cooperazione. Ricoprono poi ruoli assimilabili a professioni esecutive o dei servizi. Sono più spesso nelle professioni non classificate (tra loro “pesano” probabilmente i donatori) ed, inoltre, motivati più dei primi da ragioni di miglioramento della vita relazionale -seguire i propri amici, già impegnati- e strumentale -per arricchimento professionale o avere maggiori opportunità di lavoro-. Infine i volontari con minori risorse pensano più spesso che l’attività di volontariato li abbia portati a sentirsi meglio con se stessi, ad essere più informati e ad acquisire maggiori competenze utili sul lavoro, come anche ad allargare la rete di relazioni.
“I risultati dell’approfondimento – commenta il presidente del Centro nazionale per il volontariato Edoardo Patriarca – confermano quanto la scelta di fare volontariato da parte delle persone sia benefica per l’individuo e per la società intera da molti punti di vista. Abbiamo già approfondito il legame importante fra volontariato e benessere, oggi scopriamo che chi vive situazioni di svantaggio economico non rinuncia comunque a fare la sua parte, ma la svolge con modalità, ruoli e motivazioni diversi. Il volontariato in Italia è un potente fattore di redistribuzione solidaristica da parte di chi è socialmente garantito, ma anche un’occasione di inserimento sociale e crescita culturale per chi vive posizioni socioeconomiche più deboli”.
“Con questi approfondimenti periodici – commenta il presidente della Fondazione Volontariato e Partecipazione Alessandro Bianchini – stiamo fornendo al Paese e ai suoi attori economici e sociali il reale volto del volontariato italiano: il nostro obiettivo è quello di far capire quanto le dinamiche sociali che viviamo siano influenzate positivamente, nonostante le crisi in corso, dalle organizzazioni di volontariato senza le quali l’Italia sarebbe un Paese ancora più diseguale e meno coeso”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.