Lucchese, un altro giorno ad aspettare il miracolo

Fine della corsa, allungamento dell’agonia, soluzione in extremis. Per la Lucchese quella di domani (16 luglio) è un’altra di quelle giornata che, nel bene e nel male, è destinata a entrare nella storia.
L’ennesima scadenza di questa estate 2018 sono le 19 del lunedì, orario entro il quale la Lucchese potrà/dovrà presentare ricorso contro la mancata iscrizione stabilita dalla Covisoc con una nota che più che un elenco di manchevolezza sembra un bollettino di guerra.

Una corsa contro il tempo, dunque, per la scadenza di domani, che è comunque una corsa a ostacoli. Molte, troppe, le cose che si dovrebbero incastrare per risolvere la situazione: il ripianamento del debito, il pagamento delle spettanze e dei contributi mancanti, che dovrebbero essere garantiti da un duplice passaggio di proprietà di quote. Da Grassini, che è tuttora titolare della maggioranza, a Moriconi o a chi per lui e infine alla nuova cordata che vorrebbe prendere in mano la Lucchese. Mancherebbe, poi, il deposito della relazione della società di revisione sulla relazione semestrale al 31 dicembre del 2017.
Posto che questo panorama si avveri, con due cordate che si sarebbero affacciate alla porta del patron di Dì Lucca, Città Digitali e Sice e che sta lavorando in silenzio e nell’ombra per garantire almeno uno spiraglio ai rossoneri, ci sarebbe poi da costruire una realtà in grado di affrontare una mission impossible. I rossoneri, infatti, se iscritti al campionato con la società ricapitalizzata, partirebbero non solo con una forte penalizzazione ma con un notevole ritardo di preparazione rispetto alle avversarie. Domani (16 luglio) è infatti il giorno in cui molte delle formazioni di serie C, dopo quasi due mesi di stop, riprendono la preparazione. La Lucchese, invece, non avrebbe una rosa, ma solo un allenatore, un vice e un direttore generale. Che rappresentano anch’essi delle voci di costo cui, comunque, far fronte.
La mancata presentazione del ricorso, comunque, o l’eventuale rigetto dello stesso, se fosse presentato, è bene chiarire che comporta come effetto solo la mancata iscrizione al campionato di serie C e non ha come naturale corollario il fallimento della società Lucchese Libertas 1905 Srl. Per quello, infatti, bisognerà attendere le mosse o dell’amministratore delegato della società, in rappresentanza della società, o del revisore uno dei conti della società, Matteo Romani. Quest’ultimo, però, potrà agire e portare i libri in tribunale per dichiarare il fallimento della Lucchese, solo in caso di inazione dell’ad, e una volta riscontrato che nessuno dei soci avrà fatto fronte a quanto stabilito nell’ultima assemblea dei soci, ovvero ricapitalizzazione della società e ripianamento dei debiti. A quel punto, infatti, scaduto il termine stabilito in assemblea, che dovrebbe essere il 29 del mese di luglio, sarebbe palese che la società, sottocapitalizzata e indebitata, non potrebbe far fronte ai propri impegni.
Ma fino a quel momento tutto è possibile. Uno dei soci potrebbe, infatti, ripianare le perdite, cambiare anche lo statuto, che al momento identifica la Lucchese come società di calcio professionistico, e tramutarla, paradossalmente, in altro: da una società dilettantistica a una bocciofila, senza violare alcuna norma e senza fallire.
Ovviamente, e questo è l’ultimo corollario, per mantenere il calcio a Lucca, anche se non fra i professionisti, occorrerebbe, anche in tempi rapidi, un piano B. Una nuova società di calcio che possa iscriversi a un campionato dilettantistico, con tutta probabilità inferiore alla Promozione. Ma anche se si tratta di dilettanti ci sono tempi, garanzie e modi che vanno rispettati. E bisognerebbe muoversi in tal senso per evitare un anno di pausa dal calcio in città che potrebbe raffreddare ancora di più la passione per il pallone in una città che si appresta a vivere la terza crisi (non chiamiamolo ancora fallimento) in pochi anni.
Una serie di incastri, di opportunità, di possibilità, di necessità, che renderanno bollente una fine di luglio, che già come clima non scherza. Ma è bene, fino all’ultimo, che nessuno ammaini la bandiera.

Enrico Pace

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