Obiettivi ambiziosi per il Ct Lucca promosso in A1

Continua la festa al Circolo Tennis Lucca Vicopelago dopo la promozione della squadra femminile in A1. Grinta, ambizione, spirito di sacrificio e passione: sono questi gli ingredienti della fantastica impresa del Ct Lucca, formata da Tatiana e Jessica Pieri, Giulia Remondina, Jasmine Paolini, Costanza Politi e Serena Puccinelli. Ma dopo la promozione in A1 non si smette certo di sognare: è questo ciò che si evince dalle parole del maestro Ivano Pieri, e dalla figlia tennista Jessica. Nella prossima stagione in A1 l’obiettivo non sarà la salvezza, ma puntare allo scudetto.

Il racconto dei playoff dal vostro punto di vista, con le emozioni del passaggio in A1.
“La prima giornata, dal mio punto di vista, è stata una mezza tragedia – racconta Jessica Pieri – Mia sorella ha vinto facile il primo singolo per l’1-0. Anche per Giulia Remondina non è stata una giornata molto positiva, visto che ha perso con la Arcidiacono. Diciamo che non ce l’aspettavamo, nemmeno lei. Sull’1-1 sono entrata in campo con il terzo singolo, non ho giocato per niente bene: le condizioni non hi hanno agevolata tantissimo, la mia avversaria aveva un gioco in cui sporca molto la palla, gioca molto il top. In più non c’era tanta terra. Un po’ per demeriti miei, un po’ la mia avversaria che ha giocato bene, è arrivata la sconfitta. Sul 2-1 sotto, nel doppio io e mia sorella ci siamo un po’ riprese, portandolo a casa in due set abbastanza facili”.
“In casa pensavo di vincere facile – racconta il maestro Pieri – A Cesano Jessica aveva perso, ma in casa con me in panchina non perde mai. Alla fine tutto si era messo come avevo pensato, ovvero la vittoria di Tatiana, la sconfitta di Remondina, la vittoria di Jessica e il trionfo nel doppio. Poi in realtà Jessica si è trovata sotto il primo set e 0-3 nel secondo. A quel punto ho cominciato a dire “cavolo, qui i miei progetti vanno a farsi benedire”. Alla fine Jessica è stata molto brava, è riuscita a recuperare e vincere una partita incredibile. A quel punto siamo andati sopra 2-1. Il doppio pensavo che fosse una passeggiata, ma alla fine ci siamo ritrovati sotto al terzo. Poi naturalmente ha influito la tensione, era presente molta gente. L’importanza del momento si è fatta sentire. Ma alla fine sono state brave, hanno vinto un doppio bellissimo e, visto anche l’importanza dell’impegno, per niente facile. Siamo contenti”.
Maestro, che giocatrice è Jessica? Jessica, che maestro è tuo padre?
“Quando siamo in campo ci dimentichiamo, tra virgolette, di essere padre e figlia – commenta Jessica – Oddio, dipende: nelle litigate non ci si dimentica. Però è molto vantaggioso avere il papà maestro: si incavola per spronarti ma come hai un minimo dubbio, in qualsiasi momento, puoi chiedere e domandare. Sai sempre che vorrà il tuo bene. E’ un maestro severo al punto giusto, molto bravo e professionale. Conosce questo sport da molto tempo. Mi sono sempre trovata molto bene con lui e non credo di cambiare”.
“E’ impossibile parlar male di Jessica – commenta Ivano – Ha un ottimo tennis da tutti i punti di vista, qualitativo e quantitativo. Quello che deve migliorare è l’aspetto mentale legato all’attenzione ed alla pazienza nel gioco. Alcune volte è un po’ troppo frettolosa, e la fretta porta cattivi consigli. Con la fretta si fanno delle scelte tattiche e strategiche sbagliate. Sotto il punto di vista sia tecnico che fisico, ha le sue grandi qualità. Deve solo migliorare questo aspetto della pazienza durante il gioco”.
Jessica c’è una tennista a cui ti ispiri o a cui sei particolarmente legata?
“Tra le tenniste donne non ho proprio un prototipo – commenta Jessica – Sicuramente se vedi giocare Serena Williams non puoi non rimanere impressa. A me piace da morire Roger Federer: lo vedo come la classe in persona, molto elegante, sempre pacato e carico quando ci vuole. Ammiro la sua eleganza ed il suo fascino nel campo, non può non piacere Roger!”
Maestro, un voto alla squadra femminile e, per essere pignoli, su cosa ci sarà da lavorare.
“Con una promozione così in A1 il voto è massimo – afferma Ivano Pieri – Dieci non si dà mai, ma nove-nove e mezzo sicuro, perché abbiamo fatto un ottimo campionato, considerando anche il fatto che non hai sempre tutte le giocatrici a disposizione. Una volta una ragazza non c’è, una è in Giappone, l’altra è in Francia, e via dicendo. Arrivare a mettere insieme una squadra, che sia compatta e competitiva tutte le domeniche, non è facile. Sono tutte professioniste, girano il mondo 30-35 settimane all’anno. Con la squadra sempre al completo possiamo far bene anche il prossimo anno in A1 così come siamo. Non ci manca tanto per poter puntare allo scudetto. Anzi, io penso proprio di poter puntare allo scudetto. Se non riusciamo ad organizzarci la programmazione di tutte le giocatrici, in modo da essere sempre al completo, il discorso cambia un pochettino. Dipende da quello che vorrà fare il circolo, se vorrà investire per comprare una giocatrice, magari anche una straniera di ottimo livello, per rinforzare un po’ la rosa quando non abbiamo tutti al completo. Una giocatrice in più di gran livello, che viene a chiamata, potrebbe essere un’idea. Ma tutto dipenderà dal budget”.
Quali sono gli obiettivi per la prossima stagione? Avete un sogno, sempre relativo al mondo del tennis?
“Questa stagione non è iniziata proprio come speravo – commenta Jessica – Senza darsi obiettivi di classifica, perché poi ci si mette pressioni inutili, spero di migliorare nelle cose che ha detto mio padre e nel gioco, compresa la continuità nei match. Essere sempre al top a livello mentale. Migliorando queste cose poi viene il resto. Il sogno è chiaramente entrare nella top 100, poi dopo andare più su. Spero sia possibile”.
“L’obiettivo di squadra per il prossimo anno – le parole del maestro Pieri – è quello di cercare di organizzare la programmazione di tutte le ragazze. Se siamo sempre al completo come squadra, siamo sicuramente competitivi per lo scudetto, non soltanto per la salvezza. L’obiettivo con le ragazze, che mi sono prefissato da anni, è quello di farle diventare delle professioniste, che nel tennis significa essere nelle prime 100 nel mondo. Ma non perché ora Jessica alla 280 non sia una professionista, solo che non hai quelle entrate di guadagni che ti permettono di dire “questo è il mio lavoro”. Il sogno è sempre il solito: è chiaro che qualche volta puoi sognare tua figlia alzare la coppa a Parigi o a Londra. In fondo sognare non costa nulla, sarebbe bello. L’unica volta che me la sono sognata è stata in Australia, non so perché. Mi sono sognato di essere in Australia anche io arrivando in sommergibile (“Perché ha paura dell’aereo” dice Jessica ridendo). In un caldo pazzesco, mi sogno una finale tra le mie due figlie, Jessica e Tatiana. Vederle alzare la coppa dei tornei più importanti è un sogno. Ma già il percorso che abbiamo fatto, con un ranking Wta intorno ai 250 del mondo, è un processo molto lungo e difficile. Considerando che nel mondo Jessica ha solamente 260 giocatrici davanti, in uno sport praticato da milioni e milioni di persone, non è un risultato affatto facile. Poi ci sono delle nazioni che investono economicamente a livello smisurato, fanno anche delle cose magari lecite e non lecite. Quindi la soddisfazione è già tanta fino a questo punto. Andare oltre è possibile, non dico che sia facile, ma è fattibile. Ci vuole tempo, pazienza, continuità, voglia di sacrificio e passione. Noi siamo in campo sei ore tutti i giorni, non è facile. Alla fine l’obiettivo è che loro, tramite allenamento, si migliorino sempre di più, riuscendo ad esprimere il massimo di loro stesse. Migliorandosi la classifica è una conseguenza. Un errore che abbiamo fatto è quello di guardare troppo alla classifica e poco all’aspetto del miglioramento e della costruzione”.
“Dobbiamo migliorarci – termina il maestro – giocare torneo per torneo, poi la classifica vien da sé. Non dobbiamo metterci pressioni inutili. A guardare troppo la classifica si perde l’obiettivo principale che è quello di giocare tranquilli, migliorare e di far le cose per bene”.

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