Espulso dalla gdf, Consiglio di Stato nega il reintegro

Ha provato in tutti i modi a difendersi dalle gravissime accuse e a restare nella guardia di finanza ma anche il Consiglio di Stato gli ha dato torto. Si tratta dell’ex maresciallo delle fiamme gialle di Viareggio, Vincenzo Salzano, già condannato penalmente a 4 anni e 10 mesi di reclusione perché tra il 1990 ed il 2000, avvalendosi del suo status e delle mansioni svolte aveva concusso numerosi esercizi commerciali della città di residenza, appropriandosi di beni, “ovvero conseguendo utilitas del tutto ingiustificate e quindi illecite”.

L’uomo era stato riconosciuto colpevole anche dalla Corte dei Conti, per danno erariale, con richiesta di risarcimento in sentenza di ben 120mila euro “a titolo di dolo”. Il comando generale della guardia di finanza lo aveva anche sospeso per ben due volte fino alla definitiva cessazione dal servizio, con la relativa perdita dello status di militare. L’ex sottoufficiale ha provato anche l’ultima carta che aveva a disposizione, quella del ricorso alla giustizia amministrativa, per provare a salvare almeno il posto di lavoro e la divisa. Attraverso i suoi legali aveva chiesto prima al Tar di Firenze e successivamente al Consiglio di Stato l’annullamento dei provvedimenti di sospensione e cessazione dal servizio, chiedendo in subordine il trasferimento in altra sede.
I giudici di Palazzo Spada nella sentenza d’appello, pubblicata nei giorni scorsi, hanno respinto le istanze dell’ex maresciallo della gdf con motivazioni lapidarie. Si legge, infatti, in sentenza: “Tale argomentazione difensiva, a prescindere dal mancato specifico esame da parte del giudice di primo grado, non è idonea – in ragione della eccezionale gravità dei fatti ascritti, compiuti nell’abuso della propria funzione – a dare conto dell’illegittimità dell’azione amministrativa”, tanto che il provvedimento impugnato ha ragionevolmente rappresentato come “il necessario bilanciamento tra gli interessi dell’amministrazione e quelli personali dell’interessato propende, in ragione della gravità della vicenda, per la tutela dell’interesse pubblico e dell’efficienza del Corpo, costituzionalmente prescritti”.

v.b.

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