Pietrasanta, M5S va all’attacco sulla variazione di bilancio

“Il Consiglio Comunale è chiamato a votare la variazione di bilancio 247 che, tra le altre cose, mette la parola fine sull’assurda delibera che mirava a vendere i parcheggi degli stabilimenti balneari (arenili demaniali) per fare cassa, la striscia di territorio più preziosa del patrimonio comunale e il cui valore, economico e paesaggistico, è destinato solo a salire. Dovremmo essere lieti come cittadini e attivisti del MoVimento 5 Stelle, visto che fin dal principio abbiamo osteggiato questa scelta palesemente contraria all’interesse pubblico. Riteniamo grave che un’amministrazione abbia speso energie, impegnato più volte il Consiglio Comunale, impegnato gli uffici, resistito in giudizio verso un ricorso amministrativo, per tutelare una scelta politica che non aveva niente a che fare con l’interesse di Pietrasanta e che oggi viene archiviata con pesanti ripercussioni sul bilancio dell’ente: un comune non può essere amministrato come la tela di Penelope, tessendo di giorno e sfacendola di notte”. A dirlo è il M5S di Pietrasanta.

“Abbiamo esaminato la variazione di bilancio cercando di darne una lettura più comprensibile – prosegue M5S in una nota -, e all’atto pratico ne risulta che oltre alla eliminazione delle spese in conto capitale collegate alle minori entrate, la variazione sostanzialmente consiste in un incremento della spesa corrente a seguito dell’annullamento della posta disavanzo di amministrazione di 354.000 euro, la cui eliminazione è stata giustificata per chiusura della procedura di riequilibrio. Quindi la variazione, come si evince dal prospetto esemplificativo, va in realtà a spostare risorse a favore della riorganizzazione dei servizi istituzionali (agli uffici del Comune in altre parole) per oltre il 60% della variazione netta di spesa corrente, penalizzando in modo evidente ed ingiustificato l’assetto del territorio e i diritti sociali. Una pesante eredità di una precedente amministrazione che contava di disporre di ingenti risorse svendendo un bene demaniale inestimabile, ma ha dovuto fare retromarcia per la seconda volta vista la totale inopportunità e irrilevanza di questa operazione rispetto al superamento della direttiva Bolkestein. Se è vero che tutta l’azione politica si può riassumere nel modo in cui si spendono i soldi o si programmano i bilanci, lasciamo a ciascuno il personale giudizio su un modo di amministrare fatto di slogan e giochi di prestigio per fini elettorali, perché quando i nodi vengono al pettine sono sempre i cittadini a pagare il caro prezzo di questi ripensamenti”.

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