Da Lucca alla Turchia in bici: l’avventura di Bolognini foto

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Da Lucca a Göreme, in Cappadocia, la città dove ogni mattina all’alba si alzano in volo centinaia di mongolfiere – tranne oggi (30 settembre), perché questa notte c’è stata una forte tempesta di sabbia e vento. È stato questo il viaggio di Giacomo Bolognini, il ragazzo di San Pietro a Vico che lo scorso 5 settembre è partito con la sua bicicletta verso est e oggi pomeriggio, su un aereo da Ankara, farà ritorno a Lucca. Un’avventura su due ruote che lo ha portato a 3000 chilometri da casa e che ha documentato ogni giorno sul suo profilo Instagram, ‘ecoviaggiando’.

“Un viaggio così è al 100 per cento ecosostenibile – evidenzia Giacomo – perché ogni spostamento ha contato solo sulla mia forza motrice. Dietro la bici ho installato un pannello solare che mi ha reso per gran parte indipendente nel ricaricare i miei dispositivi”. Un’esperienza che lo ha arricchito e che l’ha portato ad attraversare ben 7 stati: dopo aver raggiunto Ancona, ha preso un traghetto fino a Zara, in Croazia, e da lì, lungo la costa, ha percorso le strade di Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia, Grecia e Turchia. “Avevo con me tutto il necessario: una tenda da campeggio, un fornellino e l’occorrente per riparare la bici. E mi è servito: mi sono ritrovato, un giorno, a mettere cinque toppini sulla camera d’aria per aver imboccato una strada dissestata e piena di rovi. La bicicletta, in queste settimane, è stata la mia casa”. Bolognini ha viaggiato da solo, lasciando da parte ogni paura. “La natura, vissuta con lentezza, offre allo sguardo sfumature che sanno emozionare nel profondo. Spesso mi sono trovato in mezzo al nulla, a tu per tu con il paesaggio e nient’altro. E in situazioni così impari ad accorgerti. Una notte – racconta – l’ho addirittura passata sopra il tetto di una baracca. C’erano delle stelle così belle che non le dimenticherò mai. Ma con me porterò sempre anche l’ospitalità e la generosità delle persone che ho incontrato lungo il mio tragitto”.
Sì, perché Giacomo ha fatto esperienza anche di vite e culture: “In Grecia ho conosciuto Sam, un ragazzo tedesco in viaggio sulla sua bici da quattro mesi, con il quale ho trascorso tre giorni, fino a Instanbul, dove ci siamo salutati. È con lui che ho incontrato un uomo, a piedi, senza acqua: un migrante costretto a rimpatriare, completamente solo, senza documenti. Non parlava inglese e non siamo riusciti a capire bene dove fosse diretto ma abbiamo letto nitidamente nei suoi occhi la paura e lo smarrimento. Credo – continua Bolognini – che tutti noi dovremmo provare, almeno una volta nella vita, cosa significhi doversi allontanare dalla propria casa prima di condannare chi lo fa. Casa è un luogo confortevole, fatto di affetti e relazioni, dove poter tornare per sentirsi sicuri. È dove sono piantate le nostre radici, sebbene sia sempre più convinto che tutti noi siamo fondamentalmente cittadini dello stesso mondo e che le frontiere, i confini, siano un’invenzione umana quasi crudele. Ho visto persone – racconta ancora – che soffrivano non tanto per la loro povertà quanto per la mancanza di libertà nel potersi spostare. E ho compreso quanto fortunati siamo noi in Europa, che non conosciamo queste costrizioni”. Consapevolezze che Giacomo porterà con sé, insieme alla voglia di ricambiare la gratuità della gentilezza incontrata: “Qualcuno, prima di partire, mi metteva un po’ sul chivalà. Mi veniva detto di stare attento, che mi avrebbero derubato. Non è accaduto niente del genere, anzi: qualche sera fa sono stato ospitato a casa di persone conosciute per caso, mentre stava per scendere la notte. Mi sono sentito accolto, al sicuro, ed è così che vorrei far sentire le persone lontane da casa che incontrerò d’ora in poi”. Parlando con Giacomo, a poche ore dal rientro a Lucca, emerge una grande serenità. “Tutti i viaggi, anche quelli di due giorni, anche quelli mentali, possono cambiarti la vita. Ho pedalato per 22 giorni, sono stato fermo un giorno ad Ancona, Salonicco, Alessandropoli e Instanbul. Avevo con me un carico di 20 chili che, tuttavia, mi ha permesso di essere quasi del tutto indipendente. Sono partito mosso dall’entusiasmo di ripetere l’esperienza che lo scorso anno mi ha condotto a Melito di Porto Salvo, in Calabria, il punto più a sud della penisola italiana. Senza allenamento, se non quello di chi prende la bici abitualmente per spostarsi a Lucca. Senza pianificazione alcuna: ho deciso la mia destinazione successiva giorno dopo giorno. Questo modo di viaggiare – conclude – mi ha aperto orizzonti nuovi, di libertà e contatto autentico con la natura”. Presto Giacomo tornerà a lavoro: chi volesse farsi raccontare qualcosa di più, può trovarlo dietro il bancone del Lebowski di piazza San Michele. E mentre è sull’autobus verso l’aeroporto, ci regala i suoi pensieri: ”Penso che i chilometri che sto percorrendo adesso sono stati giorni interi per me. Penso alla semplicità della vita e a quanto di superfluo abbiamo. Penso al poco rispetto che noi esseri umani abbiamo per questo pianeta. Rivedo i volti di ciascuna persona che mi ha aiutato, ospitato o anche solo regalato un saluto o un sorriso al mio passaggio. Penso che anche se siamo tutti uguali non abbiamo le stesse possibilità e questo mi rattrista, mi fa sentire un privilegiato che vorrebbe però nascondere la propria fortuna agli occhi degli altri. Penso a quanto sia grande la terra e a quanto poco ne sappiamo. Vorrei poterla vivere tutta anche ci volessero cento vite per farlo. Penso anche – scherza – che non ho mai mangiato tanta cioccolata come in questi giorni e che non vedo l’ora di bere dell’acqua gassata”.

Elisa Tambellini

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