Furetto scambiato, nei guai associazione e negozio foto

La vicenda che ora è finita sulle scrivanie della procura e del tribunale di Lucca, raccontata in 170 pagine di indagini condotte dalla polizia provinciale, comincia dalla ricerca di un furetto addomesticato e adottato da due giovani. L’animale nel giungo del 2012 sparisce dalla loro casa, probabilmente per la situazione di disagio che i suoi proprietari stavano vivendo a causa di un incidente, che li ha costretti entrambi in ospedale.

La storia del furetto femmina, di nome Tea, rischia di portare sul banco degli imputati in un eventuale processo i vertici lucchesi di un’associazione di volontariato che opera nell’ambito ambientalista e animalista insieme a un commerciante della Piana di Lucca, con varie accuse.
Dopo alcuni giorni che i proprietari del furetto erano in ospedale, infatti, l’animale era sparito dalla loro casa, forse a causa dell’inesperienza di chi lo accudiva per conto loro. A recuperare Tea, dopo che alcuni cittadini nella periferia di Lucca si erano accorti che un furetto si era nascosto in un tombino stradale, erano così intervenuti i volontari dell’associazione nazionale che opera anche sul territorio lucchese e che ha tra i suoi scopi ha anche la tutela degli animali. I volontari, non sapendo di chi fosse il furetto, lo hanno preso in carico, pubblicando anche una serie di annunci sui giornali per dare comunicazione del ritrovamento di un furetto mielato di sesso femminile. I proprietari, che si trovano in ospedale, non vedono gli annunci e quindi Tea per alcuni giorni rimane nella disponibilità dell’associazione.
E qui comincia la vicenda giudiziaria. I proprietari, una volta fuori dall’ospedale, si attivano per recuperare il furetto. Venuti a sapere che era stato recuperato dall’associazione ne chiedono la restituzione. In un primo momento i volontari, telefonicamente, garantiscono che l’animale è in loro possesso e che provvederanno loro a breve a restituirlo ai due giovani, ma la restituzione tarda e viene rinviata di giorno in giorno. Prima i volontari dell’assocaizione dicono che l’animale è in custodia a casa di un loro volontario, poi adducono altre scuse. Da lì comincia una serie di telefonate e contatti che vanno avanti per giorni. Alla fine, grazie alla tenacia dei padroni di Tea, i volontari dell’assocaizone riconsegnano a casa della coppia un furetto dentro ad una gabbia che però non è Tea. Anzi, l’animale restituito è di sesso maschile e molto più aggressivo. Ad accorgersi dell’equivoco, il giorno seguente, è il veterinario di Tea, che durante la visita vede che l’animale non solo ha colori molto più scuri, ma che è un maschio.

Le indagini
A quel punto i proprietari si sono rivolti alla procura della repubblica attraverso l’avvocato Eleonora Romani (nella foto) e hanno denunciato i legali rappresentanti dell’associazione di volontariato. Da lì sono partite le indagini condotte in modo certosiano dalla polizia provinciale, incaricata dal sostituto procuratore Antonio Mariotti di ricostruire i dettagli della vicenda. Dalle ricerche è emerso, secondo quanto appurato dalla procura, che il furetto riconsegnato alla famiglia era stato acquistato da un commerciante di animali della Piana di Lucca il giorno precedente alla restituzione. Non solo durante le indagini è emerso anche che il titolare del negozio si era recato presso un terzo esercizio di prodotti per animali, probabilmente un grossista, estraneo ai fatti, insieme a uno dei legali rappresentati dell’associazione e che aveva acquistato per 140 euro un furetto e secondo quanto raccontato dal terzo esercente e ricostruito dalla polizia provinciale durante l’attività di pg, i due volevano un furetto con determinate caratteristiche, ovvero che assomigliasse il più possibile a Tea senza però riuscire a trovarlo visto come è andata a finire la vicenda.
Alla fine il pubblico ministero Antonio Mariotti, che ora ha chiesto al gip il rinvio a giudizio per due persone al vertice dell’associazione e per il commerciante di animali che sarebbe anche sostenitore dell’associazione, ha prodotto quasi 200 pagine di documentazione che contengono gli elementi da cui ha ipotizzato vari reati in concorso tra i vertici dell’associazione e il commerciante. I tre infatti sono accusati di peculato e tentata truffa oltre a varie circostanze aggravanti soprattutto per i rappresentati dell’associazione, che nel momento in cui hanno recuperato il furetto hanno agito con mansioni di pubblico ufficiale, quindi commettendo un abuso dato dalla loro posizione nel non riconsegnare l’animale ai proprietari. Cosa che diventa ancora più grave se si pensa che in alcune circostanze ambientali i membri dell’associazione, su delega dell’autorità giudiziaria, possono agire anche con funzioni di polizia giudiziaria.
Durante le indagini poi sono spuntati anche vari testimoni, tra cui una donna, estranea ai reati, residente fuori provincia che dopo aver visto gli annunci pubblicati sulla vicenda di Tea si era subito interessata, chiedendo che le venisse affidato il furetto visto che lei in casa ne aveva già altri fino a quando non avessero rintracciato i propreitari. In un primo momento i vertici dell’associazione avevano detto alla donna che non era possibile affidarle il mustelide, ma poi una votla che i proprietari di Tea, su tutte le furie, aveva restituito ai membri dell’assocaizione il secondo furetto maschio, questi ultimi si erano recati a casa della donna, proponedole di accudire l’animale maschio. Anche questa persona ha confermato che il primo animale era assolutamente diverso da quello di cui l’associazione aveva pubblicato le foto, ovvero Tea. Quindi secondo le ipotesi avanzate dalla procura i membri dell’assocaizione trovatisi in possesso del secondo furetto avevano provato a sistemaro, affidandolo a questa amante dei mustelidi.
Poi dalle dinagini della polizia provinciale è emerso anche che il furetto non sarebbe stato conservato presso l’abitazione di un membro dell’assocaizione, ma nel negozio del commerciante finito nei guai. Tale dattaglio sarebbe emerso da una serie di riscontri fotorgrafici. Insomma una vasta gamma di elementi di prova che potrebbero inchiodare  i vertici dell’associazione e il commerciante se la questione dovesse arrivare al dibattimento.
Intanto comuque nonostante la polizia giudiziaria abbia più volte sentito i vertici dell’associazione prima a titolo di sommaria informazione e poi in qualità di indagati riscontrando anche varie contraddizioni nelle deposizioni rese, ancora oggi non è possibile, a distanza di due anni sapere dove sia finito il furetto Tea. Motivo per cui l’avvocato Eleonora Romani ha anche lanciato un appello affinché chiunque abbia notizie di Tea si faccia vivo, quanto meno per informare i propreitari che l’animale è in buona salute visto il legame affettivo che avevano con il mustelide.
Ora bisognerà attendere le decisione del gip e vedere cosa accadrà in aula durante un’eventuale udienza preliminare, ma le accuse che la procura intende sostenere contro i due esponenti dell’associazione e il commerciante sono serie e prevedono anche pene assai pesanti.

Gabriele Mori

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