Dieci operai mandati a casa, rivolta contro calzaturificio

Sono in rivolta i lavoratori del calzaturificio Giove di Camigliano che protestano perché da marzo non ricevono gli stipendi. Dopo essersi rivolti ai sindacati e alla direzione dell’azienda, con un pugno di mosche in mano, si sono recati ieri (5 maggio) alla caserma dei carabinieri di Lammari per denunciare la ditta. Dieci i lavoratori che hanno firmato una querela, sostenendo di non percepire stipendi da due mesi. La tensione è salita alle stelle quando questa mattina i lavoratori si sono presentati alla sede del calzaturificio senza trovare nessuno. Sul posto li ha raggiunti anche una pattuglia dei carabinieri, che non è riuscita a rintracciare i vertici dell’azienda.

La crisi in Lucchesia continua a creare situazioni di forte disagio, come quella degli operai del calzaturificio Giove, che chiedono di essere pagati. La decisione di rivolgersi ai carabinieri, hanno spiegato, è maturata dopo aver chiesto un confronto con l’amministratore. I dipendenti – in tutto 18 operai e un amministrativo – sostengono di essersi sentiti rispondere che i soldi non c’erano. Così si sono rivolti ai carabinieri, formalizzando la denuncia.
Della vertenza si stanno interessando anche i sindacati, che hanno ascoltato i lavoratori per cercare di trovare soluzioni e aprire una trattativa con l’azienda. Secondo quanto è stato raccontato dai dipendenti alla Filtea Cgil i lavoratori, tutti con contratto a termine in scadenza il 31 maggio prossimo, si sono presentati l’altro ieri alla direzione, chiedendo notizie dei loro stipendi. La risposta che hanno riferito anche all’ispettorato del lavoro li ha spiazzati tutti: dall’azienda si sono sentiti dire che soldi per loro non ce n’erano e che potevano andarsene a casa. Loro invece sono andati dritti dai carabinieri e poi dai sindacati. Franco Galeotti, Filtea Cgil, che ha ricevuto la delegazione dei dipendenti ha inoltrato via fax e allo studio di consulenza dell’azienda una lettera in cui si chiede l’immediata disponbilità a riprendere l’attività lavorativa. “Siamo in una fase ancora di conoscenza – sottolinea Galeotti – ma siamo assolutamente a stigmatizzare l’atteggiamento di una ditta che non solo non ha pagato una mensilità ai suoi lavoratori ma che alle loro legittime proteste risponde allontanandoli dall’azienda. Anche in presenza di una situazione drammatica per l’azienda, è necessario che il calzaturificio dia le garanzie previste in caso di crisi aziendali, garantendo il pagamento degli stipendi arretrati e dove non ci fosse altra soluzione gli ammortizzatori sociali”. Adesso il sindacato attende delle risposte. “Se non arriveranno a breve – sottolinea Filtea – saremo al fianco dei lavoratori nelle eventuali azioni legali che vorranno intraprendere”.

 

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