La curia ridisegna la geografia delle parrocchie

Un progetto per ridisegnare il volto e la vita delle parrocchie al fine di garantire “un’ottimale e adeguata distribuzione dei presbiteri e diaconi per favorire lo sviluppo delle comunità” e volto anche a valorizzare maggiormente l’opera dei fedeli laici. Questo, in sintesi, il progetto presentato questa mattina (10 febbraio) alla curia arcivescovile di Lucca alla presenza dell’arcivescovo monsignor Italo Castellani e del responsabile delle pagine diocesane di Lucca 7 su Toscana Oggi Raffaello Giusti. Un percorso che, come spiegano i due, ha radici molto lontane, addirittura nel Concilio Vaticano Secondo, e che vedrà la propria definitiva realizzazione nei prossimi mesi.

“Questo percorso – spiega Giusti – vede la ridislocazione dei parroci e la ristrutturazione delle parrocchie. È una cosa imposta dai tempi: non esiste più il mondo contadino di 50 anni fa, quando bastava suonare la campana per far accorrere i fedeli. Questo oggi non è più possibile. Il vescovo ha fatto un’analisi molto dura ma oggettiva: assistiamo al progressivo abbandono delle liturgie da parte di giovani e adulti. Le chiese sono abitate per lo più da anziani, per cui è necessario voltare pagina. Non ci possiamo nascondere dietro a pastorali palliative o discorsi del tipo ‘si è sempre fatto così’”.
Questo processo di “riforma” è già entrato nella sua fase conclusiva ed ha visto a novembre 2017 le comunità parrocchiali ridisegnate “secondo criteri sociali (centri di gravitazione della vita quotidiana della gente), pastorali (luogo di facile convocazione dei fedeli laici), previsionali (evoluzione sociale e numeri dei preti nei prossimi 5/10 anni)”. Questo disegno ha visto l’accorpamento di molte parrocchie ed ha scatenato, come spesso accade quando si vanno ad intaccare abitudini consolidate nel tempo, anche qualche malumore, come recentemente avvenuto nella comunità di Bagni di Lucca. Sono attualmente 306 le parrocchie sul territorio della diocesi mentre i preti sono circa 150, di cui molti over 70. Questo comporta che ogni sacerdote debba gestire circa 3/4000 anime. Un numero certo non indifferente se si considera anche l’età avanzata di molti prelati. Ma, ci tengono a sottolineare Castellani e Giusti, la riforma non è dovuta alla scarsità di preti quanto piuttosto a voler valorizzare il contributo alla comunità dei fedeli laici.
“Con questo nuovo percorso – aggiunge Giusti – i fedeli laici diventano i veri protagonisti della comunità cristiana. Quello che viene chiesto è di passare da un’età infantile della comunità dove il prete parla e i fedeli eseguono, ad una fase adulta con una maggiore responsabilizzazione di questi ultimi. Certo, è la fine di un mondo ma è anche l’inizio di qualcosa di nuovo ed entusiasmante”.
“Si tratta di un percorso che ha radici lontane – ha detto invece il vescovo Italo Castellani – Un percorso che ho accompagnato da quando sono qui, attraverso un ascolto continuo della gente. La riforma pastorale avrà come scopo quello di suscitare senza indugio la corresponsabilità dei fedeli laici ed un’ottimale e adeguata distribuzione dei presbiteri e dei diaconi, per favorire lo spirito missionario di ogni comunità che nel tempo si è ripiegata su se stessa. Tutto questo, pur nell’inevitabile fatica di dover uscire da una mentalità che guarda al passato, è una valorizzazione dei doni dei fedeli laici che sono chiamati, in quanto battezzati, non tanto ad aiutare o sostituire i preti ma soprattutto a mettere a frutto, nel servizio alla comunità cristiana e in risposta ai bisogni del territorio, il dono dello spirito ricevuto sin dal battesimo”.
“Questo percorso – prosegue il vescovo – non va visto come un impoverimento delle parrocchie più piccole e disperse ma anzi come un arricchimento di tutti, nella consapevolezza che l’unione fa la forza”.
Una risposta serena ma molto ferma è arrivata dal vescovo anche sui recenti fatti che hanno riguardato la comunità di Bagni di Lucca, i cui fedeli hanno affisso alle porte delle chiese alcuni cartelli in segno di protesta. “Si sono dette e scritte molte cose non vere – ha spiegato il vescovo – A Bagni di Lucca ci sono attualmente due sacerdoti. Uno non sta bene ma c’è sempre l’altro. Non è vero che le chiese sono chiuse, non è vero che non ci sono le messe (5 in totale tra sabato e domenica, tra le varie frazioni di Bagni di Lucca, ndr) non è vero che i malati sono abbandonati. Le pecorelle non sono lasciate senza guida. Ciononostante io sono andato personalmente ad ascoltare i problemi dei fedeli. C’è un cambiamento in atto e ci vorrà pazienza ma questo è il cammino che abbiamo intrapreso. Ciò che non accetto è la mancanza di rispetto verso i sacerdoti: se le persone che hanno compiuto questi gesti hanno qualcosa da dire, che parlino con me senza nascondersi nell’anonimato”.
Come detto, l’attuale progetto di riforma diocesana ha radici molto antiche ed ha visto un altro passaggio fondamentale nel Sinodo diocesano tenutosi dal 1996 al 1998. L’obiettivo è quello di riscoprire i tratti irrinunciabili dell’identità della parrocchia e del prete, inteso non come distributore di servizi ma come animatore e guida della comunità.
Il prossimo passaggio di questo percorso si terrà nei mesi di febbraio e marzo quando, attraverso delle assemblee parrocchiali, sarà definito “il volto e la vita delle comunità parrocchiali” secondo una riflessione guidata da quattro schede (La celebrazione domenicale dell’eucarestia, fonte della vita parrocchiale; la parola di Dio dalla liturgia eucaristica al primato della comunità e in dialogo con la vita; l’assemblea eucaristica domenicale, grembo per generare la fede; la nuova mappa delle comunità parrocchiali). La definizione delle nuove “comunità parrocchiali”, così si chiameranno, sarà stabilita anche tenendo conto dei fedeli laici abitanti nelle varie zone, valutando il luogo più adatto in cui la domenica sarà sempre garantita la celebrazione eucaristica.

Luca Dal Poggetto

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