Studenti Piana raccontano treno della memoria su Instagram

Tra i ragazzi che hanno partecipato al Treno della memoria 2019 anche otto alunni del liceo Majorana di Capannori e dell’istituto Benedetti di Porcari che hanno deciso di condividere la loro esperienza su Instagram, alla pagina @trenodellamemoria2019.

Come si legge dal primo post pubblicato, il Treno della memoria è un’iniziativa che nasce nel 2004, finanziata dalla Regione Toscana, nata per mantenere vivo il ricordo della Shoah e la discussione sui temi ad essa legati. Un viaggio formativo e culturale che porta i ragazzi all’interno di Auschwitz e che, grazie a questa iniziativa li rende dei veri e propri testimoni.
I ragazzi hanno infatti postato foto, video e spiegazioni della loro esperienza, condividendo con i quasi 300 follower il loro viaggio nella storia. I giovani protagonisti sono Alberto Menconi, Lorenzo Bonechi, Giorgio De Girolamo Vitolo, Sofia Francesconi , Benedetta Bachini, Micol Ricci e Benedetta Martinelli, accompagnati dal professore Lorenzo Cesana.
A margine della visita la vice presidente della Regione Toscana Monica Barni ha sottolineato l’importanza di iniziative come questa, indicando l’educazione come chiave fondamentale per la costruzione dei nuovi cittadini e la nuova classe dirigente. “La visita ad Auschwitz è la tappa di un percorso iniziato un anno prima con la formazione dei docenti – afferma la vice presidente della Regione -. Noi non siamo qua solo per commemorare e mettere corone, ma per fornire ai ragazzi la conoscenza su ciò che è stato. Soprattutto per fornire loro quegli strumenti di pensiero critico che li possano aiutare a giudicare. Per questo ho centrato il mio intervento ieri (21 gennaio) a Birkenau durante la cerimonia dei nomi, su tre aspetti principali: l’educazione, la conoscenza e la costruzione dello spirito critico”. 
“Importante poi il tema della conoscenza – prosegue Barni – perché troppo spesso si abbina la Shoah all’operato di mostri, cioè qualcuno che è distante da noi e costruiamo un muro tra noi e loro. Ma quello che è stato non è solo opera di mostri, è anche e soprattutto il frutto di un disegno perfettamente strutturato che ha coinvolto la burocrazia e stamani l’abbiamo visto: i registri delle persone, degli oggetti, i capelli, tutto doveva essere schedato e riutilizzato anche a fini di sostegno dell’economia. Mai fermarsi quindi all’affermazione che chi ha perpetrato questo abominio fossero dei mostri, ma andare oltre e capire le ragioni profonde e il disegno che si voleva seguire. Non a caso ieri ho parlato di ‘stato giardiniere’, uno stato, cioè, che vuole eliminare le erbacce e che lo fa con un disegno scientifico, facendo sì che quelle erbacce possano servire fino in fondo”.
Ultimo tema, quello legato alla costruzione dello spirito critico nei ragazzi: “perché devono sempre tenere gli occhi aperti – afferma Barni – e, come ci dice Primo Levi, far sì che la storia non si ripeta perché non pensate che quell’orrore non possa tornare, può tornare in forme diverse, usando capri espiatori diversi, ma il meccanismo è sempre lo stesso: si individua un capro espiatorio, si costruisce un clima di sospetto e di odio e questa mattina lo abbiamo visto benissimo nel padiglione israeliano del museo, nel quale una stanza era interamente dedicata al tema della costruzione dell’odio attraverso le parole e le azioni. Poi, una volta trovato il capro espiatorio e un contesto favorevole, si va oltre, ma a quel punto le condizioni si sono create ed è facile”. 
“Per questo – conclude Monica Barni – anche con il presidente Enrico Rossi abbiamo invitato i giovani a non essere indifferenti, a scegliere in modo consapevole, perché le scelte di ognuno di noi sono importanti. I nostri giovani devono essere partigiani della memoria”.

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