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Regione: via libera al rendiconto generale 2018

Un quadro finanziario sostanzialmente stabile, con risorse in bilancio di circa 3 miliardi e 750 milioni nel triennio: 1,35 miliardi nel 2019, 1,2 miliardi nel 2020 e 2021. Cinque settori di intervento: il rilancio degli investimenti pubblici per infrastrutture, sanità e difesa del suolo; il sostegno agli investimenti privati per l’innovazione e l’economia circolare; la formazione per una migliore qualità del lavoro e per superare il mismatch tra domanda ed offerta; l’attivazione di varie misure per favorire l’accesso al credito delle Pmi (Garanzia Toscana); rafforzamento della competitività sui mercati internazionali (il marchio Toscana).
È lungo queste linee che si muove il Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2020, illustrato dal presidente della commissione affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd).

“Nel documento – dichiara Bugliani – si rileva il raffreddamento del ciclo economico globale. Le stime del PIL toscano sono +0,4 per cento nel 2019, +0,6 per cento nel 2020 e +0,8 per cento nel 2021. Preoccupa in modo particolare il crollo degli investimenti che, anche per la Toscana, cumulando i valori degli ultimi dieci anni, fa mancare qualcosa come almeno 50miliardi di euro nello stock di capitale. La battuta di arresto degli investimenti privati e pubblici è pari a -0,6 per cento nel 2019”.
“A fronte di questi scenari – continua il presidente della prima commissione, la Regione ha sottoscritto una larga intesa con le forze sociali per lo sviluppo della Toscana, favorendo in particolare l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e puntando sulle politiche dei fattori produttivi che insistono nel territorio. Inoltre, la Regione intende perseguire l’obiettivo prioritario di una riduzione drastica delle emissioni puntando su una Toscana Carbon Neutral al 2050 e, più in generale, procedere all’attivazione di processi di economia circolare”.
“C’è da registrare – continua Bugliani –  un leggero aumento delle entrate sanitarie (+ 1,3 per cento), una riduzione fisiologica dei finanziamenti comunitari per la conclusione del ciclo di programmazione, la stabilità nelle entrate tributarie proprie. La riduzione dello stock del debito, sceso fino a 38 milioni, sarà seguita da un aumento previsto di 131 milioni nel 2019, di 115 milioni e di 107 milioni nel 2020 e 2021 per finanziare gli investimenti”.
La Conferenza delle Regioni, nel proprio parere sul Def 2019, ha invitato il governo a spingere sugli investimenti e ad anticipare l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, che adesso è possibile solo dal 2021. Un nuovo patto per la salute, la certezza delle risorse per il fondo nazionale trasporti e il recupero del mancato introito per la ‘rottamazione’ delle cartelle inferiori ai mille euro, sono gli altri temi sollevati da quel parere. Sarà con la nota di aggiornamento, che la giunta regionale proporrà al Consiglio entro il mese di ottobre, che gli obiettivi programmatici dei 24 progetti in cui il Defr è articolato saranno meglio specificati.
L’esercizio finanziario 2018, che presenta entrate e uscite definitive pari a 18 miliardi e 620,33 milioni di euro, si chiude con un disavanzo di amministrazione di 2miliardi e 268,94milioni, derivato da un saldo finanziario di – 476,15 milioni ed un avanzo vincolato scritto di nuovo in bilancio di 1792,79 milioni di euro.
I dati emergono dal Rendiconto generale finanziario 2018, approvato a maggioranza dall’aula, con votazione per appello nominale: 24 voti a favore (Pd, gruppo misto-Articolo 1/Mdp), 14 voti contrari (Lega, M5s, Forza Italia, FdI, gruppo misto/Tpt), 2 voti di astensione (Sì-Toscana a sinistra). Il disavanzo di amministrazione ha registrato un costante miglioramento dal 2015, con una riduzione di un miliardo 234,99milioni di euro in tre esercizi finanziari. Il risultato economico dell’esercizio 2018 si chiude con un utile pari a 570,84milioni di euro, in sensibile aumento rispetto all’anno precedente che registrava 267,65 milioni di euro. Il miglioramento dei risultati della gestione è dovuto prevalentemente alla revisione dei residui attivi, passivi e perenti, all’acquisizione a titolo gratuito di immobilizzazioni, a maggiori entrate per manovre tributarie degli anni precedenti. Il risultato economico, depurato della parte straordinaria, presenta un saldo di 326,43milioni di euro, con un miglioramento dell’equilibrio economico di 92,01 milioni di euro rispetto al precedente esercizio.
La gestione dei residui si caratterizza per un saldo negativo di circa 40milioni di euro, dovuta essenzialmente alla cancellazione di alcuni residui attivi relativi alla tassa auto, versata da contribuenti toscani, ma incassata da altre regioni, che non sarà compensata per effetto di una decisione assunta in conferenza Stato-Regioni.
La gestione di competenza registra un saldo positivo di 324,44 milioni di euro. In particolare, su uno stanziamento di entrata e di spesa pari a 18 miliardi e 620,33 milioni di euro, risultano accertate somme per 10 miliardi e 922,01 milioni di euro ed impegnate somme per 10miliardi e 597,76milioni di euro. Uno scostamento solo in parte dovuto a elementi tecnici. Va precisato che a fronte dell’entrata accertata di 10 milioni e 922,01 milioni di euro (costituita essenzialmente da imposte, tasse e tributi destinati a finanziare la sanità), risultano incassati 9 miliardi e 24,70 milioni di euro, con una capacità di riscossione in conto competenza di 82,62 per cento delle entrate accertate.
La spesa per il personale, costituito da 3584 unità (contratto a tempo indeterminato, determinato, di diritto privato, comandato da altri enti) rispetto alle 3mila 596 dell’anno precedente, è pari a 123,48 milioni di euro. La spesa sanitaria trova copertura nella parte entrata dall’iscrizione di somme trasferite dallo Stato alla Regione (Irap, addizionale Irpef, compartecipazione Iva) oltre a fondi comunitari su progetti specifici, per complessivi 8 miliardi e 676,95milioni di euro, di cui risultano accertati 8 miliardi e 485,04 milioni di euro e impegnati 8 miliardi e 505,99 milioni di euro. La differenza, pari a 20,95 milioni di euro, è imputabile a vari motivi tecnici, come è stato precisato in dettaglio dall’amministrazione al collegio dei revisori.
“La pronuncia di parifica della Corte dei Conti, ottenuta nell’udienza del 23 luglio scorso, non è un atto meramente ricognitivo, né dovuto né formale, ma certifica un bilancio in ordine, sostenibile e che nessuna legge regionale determina squilibri economico-finanziari”, ha affermato il vicepresidente della commisione controllo, Andrea Pieroni (Pd), relatore in aula sul provvedimento. Pieroni ha ricordato che le entrate di pertinenza regionale ammontano a 8,3 miliardi di euro, con un incremento di 194 milioni sul 2017. “Segnano un andamento positivo le entrate relative ad Irap e compartecipazioni Iva – ha osservato – e ciò senza aumenti di tasse, imposte o aliquote”.
Il fondo cassa è risultato pari a 382 miloni di euro, con incremento della giacenza di 107 milioni di euro. La capacità di spesa si è incrementata fino all’86,60 per cento, così come è aumentato l’ammontare degli stanziamenti di competenza giunti a 9,3 miliardi di euro. “Sui tempi di pagamento competiamo con la Lombardia – ha aggiunto – I residui attivi e passivi sono in diminuzione”. A fronte di un indebitamento pari a 1,9 miliardi di euro, ha rilevato che la quota pro/capite del debito regionale è pari a 502,94 euro, “meno della metà della media nazionale”, con un debito regionale pari allo 0,109 per cento del Pil nazionale” ed “una spesa del debito di 166 milioni di euro in diminuzione: erano 179 milioni nel 2017”. Dal 2015, inoltre, si fanno investimenti utilizzando la cassa (3,5miliardi senza interessi). La capacità di indebitamento per oltre due miliardi di euro non viene utilizzata.
“Una scelta politica è stata fare gli investimenti usando la cassa. Si è rinunciato, cioè, a utilizzare lo strumento del mutuo, se non in minima parte – ha rilevato il relatore – In un quadro complesso e difficile, da questi dati emerge con chiarezza lo sforzo costante sul contenimento e la razionalizzazione della spesa”. La spesa del personale è in riduzione, sebbene l’ente abbia circa mille e cento unità in più, provenienti dalle Province”.
Pieroni si è quindi soffermato sul disavanzo sostanziale, pari a 2,2 miliardi di euro in miglioramento di quasi 500 milioni rispetto al 2017.

Il dibattito in aula
“La Toscana non cresce, la debolezza della nostra economia è certa, basta con l’indebitamente anche a copertura di investimenti. La strada da seguire è quella dell’autonomia”. Il consigliere della Lega, Marco Casucci, apre il dibattito sul documento di economia e finanza regionale (Defr) 2020 e parla di “atto meramente formale. Sarà tutto più chiaro quando saranno note le scelte del Governo nazionale”, dichiara. Ma se anche il ragionamento è solo di tipo tecnico, Casucci solleva “scelte di merito”: a suo giudizio, “le previsioni economiche per il triennio sono già vecchie, segnate sulla base di uno studio Irpet di aprile scorso. È una colossale presa in giro”, dice. Una novità significativa all’interno del Defr, Casucci la trova: “Finalmente esiste la parola stagnazione, ma ancora non è chiaro cosa intende fare la Regione per aumentare i consumi interni”, conclude.
Diametralmente opposta la posizione di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra): “L’indebitamento per investimenti è la leva per il rilancio. Così come lo è la spesa pubblica virtuosa. In una situazione di stagnazione che non riguarda solo la Toscana, ma l’Italia tutta e anche una parte di Europa, è sbagliato insistere sull’austerity”. D’accordo che la discussione sul Defr 2020 sia solo un “passaggio tecnicamente necessario”, Fattori ritiene che il dibattito vero si potrà fare dopo le scelte nazionali: “Nella nota di aggiornamento vedremo in concreto le novità che la Giunta intende introdurre e capire di cosa esattamente stiamo parlando anche sul fronte delle scelte”, dice riferendosi al capitolo infrastrutture. “Alcune possono essere giuste”, commenta.
Il capogruppo del Partito democratico Leonardo Marras chiede alle opposizioni di ritirare gli atti collegati al Defr (ordini del giorno e risoluzioni): “Rinviamo il momento dell’analisi e della discussione a quando ci saranno i numeri del Governo, diversamente anche proposte interessanti non avrebbero il giusto merito. Non è adeguato e opportuno affrontarli ora”, dichiara. Poi, rivolto alla Lega, riguardo alla proposta di risoluzione per il regionalismo differenziato che il gruppo di opposizione intende portare al voto, avanza una richiesta: cassare la parte in cui vengono elencate le spese delle Regioni a statuto ordinario per la solidarietà al resto del Paese, così come calcolate dall’ufficio studi della Cgia di Mestre. “Stralciare questa parte sarebbe condizione per il voto favorevole della maggioranza”, dice Marras, che ribadisce: “La nostra proposta di regionalismo è chiara: siamo per un’autonomia collaborativa”, spiega riferendosi a “materie davvero importanti”. “L’unità nazionale è garantita se c’è solidarietà nazionale”.
Non crede a un passaggio meramente formale Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia): “Il Defr 2020 è un atto politico importante. Oggi possiamo dare indirizzi alla giunta che può decidere di accoglierli o meno in sede di aggiornamento” e per andare incontro al capogruppo Marras, propone di sostituire la parola “impegni” con “inviti” in tutti gli atti collegati. “La vera partita – ribadisce – il Consiglio la gioca proprio oggi. Gli atti delle minoranze, non chiedono risorse precise, tracciano linee. Anche per questo è opportuna la discussione in questa fase”. Il commento politico sul documento, Marcheschi lo riserva a chiusura di intervento: “Completa continuità con i precedenti, nessun colpo di reni, nessuna valorizzazione delle eccellenze toscane che per fortuna ancora abbiamo”. Per il consigliere nel Defr c’è “poca visione e poco coraggio”.

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