Guide turistiche, presidio di protesta a Firenze

Le associazioni e i sindacati nazionali di guide turistiche ancora in prima linea, insieme alle altre associazioni regionali, per denunciare “l’illegittimità della pratica dei corsi per l’abilitazione alla professione di guida turistica che sono ancora in atto nella Regione Toscana e che potrebbe, attraverso un’intesa Stato-Regioni, diffondersi in tutte le regioni italiane”. Per questo motivo indicono una
manifestazione con presidio a Firenze, martedì (30 gennaio), dalle 14 alle 18 “per manifestare – scrivono -, di fronte al Consiglio Regionale della Toscana, il loro totale dissenso nei confronti dei corsi organizzati della Regione Toscana, sul mancato rispetto dei dettami costituzionali che prevedono, per l’esercizio di una professione come è la guida turistica, un esame di Stato”.

“Si chiede – proseguono sindacati e associazioni – quali siano le leggi di riferimento sulle quali la Regione Toscana continua ad autorizzare corsi ed esami, visto che, dal 2013, ancora non esiste una legge organica di riferimento per la professione di guida turistica. I recenti servizi di Striscia la Notizia hanno denunciato, in maniera chiara e inequivocabile, quello che le associazioni professionali e i sindacati di categoria, sin dal 2013, avevano già reso noto al presidente della Regione Toscana, agli assessori e ai dirigenti, motivo per cui sono stati fatti esposti alle Procure della Repubblica e alla Guardia di Finanza. Esprimiamo la nostra forte contrarietà per i corsi formativi abilitanti alla professione di Guida Turistica Nazionale gestiti da enti privati, che hanno peraltro già dimostrato il loro totale fallimento nella forma e nei contenuti. La professione non può essere preda di interessi privati. Siamo convinti della necessità di attivare percorsi universitari seri e rigorosi. Diciamo basta – proseguono – al fenomeno dello shopping dei titoli e del pendolarismo abilitativo cioè abilitarsi come Guida turistica in Toscana, con corsi di formazione privati e costosi, basati su percorsi formativi provinciali, per poi svolgere la professione in tutta Italia, perfino in Vaticano, senza che le competenze e le conoscenze del patrimonio culturale siano state mai verificate. E’ inaccettabile che lo scempio dei corsi di formazione abilitanti venga addirittura sanato dall’intesa che Stato e Regioni intendono siglare”.

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