Braccini (Fiom): migranti, bisogna ripartire da Costituzione

“Bisogna ripartite dai principi fondamentali della Costituzione, dai diritti inviolabili dell’uomo, da una analisi sui nuovi spregiudicati colonialismi e sull’ideologia antropologica”. Lo dice il segretario regionale della Fiom Cgil, Massimo Braccini, parlando di migrazioni e nuove “schiavitù”. Un circolo vizioso, cui si può porre rimedio soltanto ripartendo dall’uomo e dalla sua dignità, oltre che dalla carta costituzionale.

“Lo stato naturale dell’uomo è la libertà ed a nessuno può essere negato di poter cercare una vita migliore – sostiene Braccini -, in particolare modo a chi fugge da conflitti, carestie, sottomissioni, schiavitù, guerre e disastri ambientali. La nostra civiltà di fronte a migrazioni e spostamenti di masse di persone in tutto il mondo corre il pericolo di non comprendere cosa sta succedendo, soprattutto se chi ha responsabilità politiche e istituzionali tende a fomentare ansie e paure. Viviamo in un tempo che potremmo definire ’della globalizzazione della paura’, un tempo in cui vi è di nuovo la voglia di ordine,dove si istigano coloro che arretrano nelle loro condizioni materiali a prendersela con i più deboli e non a prendersela contro coloro che gli hanno veramente rubato il futuro. Un capovolgimento della realtà pericoloso che non è la prima volta che succede nel corso della storia e che non va assolutamente sottovalutato. Nella civile Europa nella sensibilità del 900 si favorì la nascita della cultura dell’odio,odio contro chi è diverso per razza, religione, cultura, opinione. Ed è da questo odio diffuso – aggiunge Braccini – che poi venne giustificata qualsiasi azione che portò a distruggere la libertà e la democrazia, in un momento in cui si pensava che comprimerle avrebbe portato maggiore progresso. Anche oggi notiamo troppi fomentatori dell’odio (e l’odio è anti-umano) e pochi che agiscono per unire. Siamo in un momento segnato da nuove tensioni sociali in Europa ed esistono pericolosi rigurgiti di sub-cultura nazionalista, di razzismo, di antisemitismo, di apartheid specialmente contro le persone provenienti dai paesi del sud del mondo. Il destino dell’economia mondiale è di nuovo in bilico e l’Europa non sembra abbia una ricetta adeguata per risolvere i problemi, le politiche e le misure votate all’indebitamento e all’ austerità hanno gravemente fallito ed alla fine sono stati i cittadini più deboli a pagarne il prezzo. La nuova crisi che sembra emergere all’orizzonte non risente di un’idea politica Europea sul come affrontarla, tantomeno nazionale, con tutti i rischi che questo può comportare per i restringimenti degli spazi di democrazia e libertà, ma chi crede che le nazioni possano circondarsi di muri e fili spinati per rispondere ai processi migratori ed alle crisi imprigionerebbe se stesso. Dietro ogni persona c’è una vita, una storia che andrebbe conosciuta e bisognerebbe riflettere sui motivi e le responsabilità dell’arretramento dei diritti dei lavoratori nelle società occidentali e sulle sulle gravi ingiustizie che gli esseri umani in molte parti del mondo stanno subendo, mentre pochi ricchi indisturbati aumentano i loro profitti come mai è stato possibile nel corso della storia. Quando è stata scritta la proclamazione dei Diritti dell’Uomo, ovvero che ’tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, cioè non devono dire grazie a nessun uomo, a nessun Stato’, questi principi in Italia erano già stati scritti nella nostra Costituzione. Bisogna ripartite dai principi fondamentali della Costituzione, dai diritti inviolabili dell’uomo, da una analisi sui nuovi spregiudicati colonialismi e sull’ideologia antropologica. I numerosi organismi per la collaborazione internazionale nati nel dopoguerra vanno riformati e rilanciati in modo che perseguano effettivamente i loro obiettivi di pace, sviluppo e di solidarietà fra i popoli.
Questo può avvenire se saranno sostenuti e stimolati dai cittadini, dai lavoratori e da un’opinione pubblica libera e consapevole. Per quanto ci riguarda dovremo farci promotori di portare avanti la difesa dei migranti non solo sul lavoro, ma anche riguardo l’accoglienza, l’inclusione e la cittadinanza perché negare i diritti alle persone più in difficoltà vorrebbe dire mettere in discussione la democrazia e la libertà di tutti”.

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