Giappone contro Italia, confronto di stili all’auditorium della Fondazione Bml

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Masasumi Kakizaki e Fabio Civitelli: due universi che rischiano di rimanere paralleli, due stili agli antipodi uniti dal grande successo di pubblico e da un incontro, quello di oggi pomeriggio all’auditorio della Fondazione Bml, capace di rappresentare il trait d’union immaginifico tra due culture così lontane. Armato di traduttrice e seguito a ruota da uno stuolo di fan orientali e non, l’autore di successi fantasy come Rainbow e Green Blood, trascinato a gran voce del contesto dei comics anche e soprattutto grazie all’intermediazione di Planet Manga, ha risposto con dovizia di particolari alle curiosità del suo intervistatore d’eccellenza, quel Civitelli che, appunto, è stato per decenni primo illustratore della scuderia di Bonelli, prestando il suo tratto unico a Tex e non soltanto.

“Noi occidentali diamo molta più importanza alla caratterizzazione fisica dei personaggi – osserva Civitelli – e, sotto questo profilo, ricordo bene quando Bonelli mi telefonava, anche nel cuore della notte, per dirmi che in quella certa tavola il mento di Tex Willer o quello di Kit Carson erano troppo lunghi. Allora io mi producevo in un’opera da autentici certosini, limando il tutto di un solo millimetro. Nei western le emozioni dei personaggi vengono subito fuori, cosa che non accade nei manga, più votati all’interiorità dei protagonisti”. Kakizaki ascolta e poi passa in rassegna il metodo applicato al suo personale universo e, più in generale, buono per tutto il mondo fumettistico made in Japan: “E’ vero – dice – noi ci concentriamo molto di più sullo sfondo, siamo fissati con l’accuratezza delle ambientazioni: è lì il nostro realismo. Si tratta di una scelta precisa, una via cercata, non casuale. I sentimenti dei nostri personaggi? Vengono fuori mano a mano, anche perché il tratto che utilizziamo non consente di rivelare molto. Come opero in genere? Di solito predispongo uno storyboard, poi preparo gli sfondi e, soltanto in ultima battuta, tiro giù i volti dei nostri eroi”. Un punto comune incontrovertibile? Il tentativo di suscitare reazioni emotive nel lettore: “Ci arriviamo battendo strade differenti – osserva Civitelli – ma alla fine lo scopo è lo stesso”. Altro elemento che mette tutti d’accordo? Al termine della conferenza esperti di manga e patiti di Tex si incanalano verso i due autori per farsi autografare copie in serie, nel segno di una passione che non conosce confine territoriale né mentale.

Paolo Lazzari

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