Arte e fumetto: Manara “incontra” Caravaggio

Quando l’arte del fumetto incontra un grande maestro del passato: Milo Manara racconta il “suo” Caravaggio in una chiesa di S.Francesco gremita di gente già dalle prime ore di questo pomeriggio (31 ottobre). L’incontro, moderato dal ricercatore di Imt e storico dell’arte Emanuele Pellegrini, ha visto Manara mettere a nudo i segreti e le emozioni che lo hanno condotto alla realizzazione della graphic novel dedicata alla vita del giovane pittore, distribuita in 15 Paesi del mondo ed esaurita in Italia dopo appena una settimana dall’uscita.
“Non sono stato io a scegliere Caravaggio – ha affermato – è stato piuttosto lui a scegliere me. Nutro una profonda ammirazione nei suoi confronti sin da bambino, quando durante il catechismo rimasi impressionato dalla Crocifissione di S.Pietro. Si tratta di un pittore in grado di colpire la fantasia dei giovani grazie al suo realismo potente e studiandolo meglio è facile capire che il suo era un modo di assumere una posizione molto critica nei confronti di una serie di dottrine. La mia lettura di Caravaggio relativa agli anni romani si è focalizzata su un quadro in particolare: La morte della vergine”.

A fare da background alle vicende è una suggestiva e notturna Roma seicentesca, immortalata con accurata precisione in ogni suo dettaglio. “Considerando la natura di Caravaggio – ha spiegato Manara – ho disegnato la sua Roma, la Roma di chi vive di notte. Il maestro era infatti solito lavorare nelle ore buie e anche di giorno si serviva di un’illuminazione artificiale che doveva restare stabile durante tutto il tempo in cui dipingeva il quadro. Come diceva Fellini, Roma è un insieme di enormi resti romani che ricordano dei dinosauri, ci troviamo al cospetto di qualcosa di grandioso: questa è la città che volevo ricostruire. Ho voluto anche omaggiare Piranesi per le carceri, restituendo l’atmosfera da brividi che si respirava in quei luoghi”.
Per raffigurare la fisionomia di Caravaggio, Manara si è ispirato in modo particolare ai lineamenti attribuiti al pittore dall’artista Andrea Pazienza. Le vicende ripercorrono due radicali sconvolgimenti dell’epoca: la decapitazione della giovane Beatrice Cenci, accusata ingiustamente di aver assassinato il padre e la condanna al rogo di Giordano Bruno, immaginando che Caravaggio vi abbia assistito in prima persona: “Assistere alle esecuzioni- ha spiegato- consente di raffigurare in modo più fedele il martirio”.
Manara ha affrontato poi il tema dell’arte popolare, riconoscendo in Caravaggio l’artista che più si è avvicinato al popolo, facendone l’oggetto dei suoi dipinti e anche quello che da quest’ultimo è stato maggiormente schernito.
“Ho iniziato a fare fumetti – racconta – perché la pittura è andata via via perdendo il ruolo che per millenni ha avuto nella società, quello di rappresentazione di immagine quando era l’ unica fonte iconografica. Il fumettista può invece avere un ruolo sociale attraverso una forma di arte narrativa ancora legata alla gente. Caravaggio non dipingeva ispirandosi ai modelli classici: i suoi soggetti li trovava nelle strada, partiva dalle persone vere. Le figure femminili che l’hanno ispirato sono Anna Bianchini, una ragazza dai capelli rossi, non istruita, che finirà a fare la prostituta e Fillide Melandroni, che al contrario farà la vita della cortigiana. Anna sarà la modella per la prima Madonna che Caravaggio ha dipinto, ma in seguito alle critiche ricevute per l’esposizione del ritratto di una prostituta in chiesa ha iniziato a dipingerla nelle vesti della Maddalena”.
L’episodio con cui si conclude la graphic novel di Manara è l’uccisione in duello di Tomassoni (il protettore di Anna) da parte di Caravaggio, che è poi costretto a fuggire da Roma, poiché chiunque aveva diritto di uccidere un condannato a morte intascando la taglia. La scena si chiude quindi con un Caravaggio, gravemente ferito alla testa, che non ha altra scelta che abbandonare la città e i possedimenti per scampare a morte certa.
“La fortuna di raccontare questi anni romani – conclude Manara – è stata l’esistenza di rapporti di polizia che raccontano molto di questo personaggio dalla vita disordinata, che molto spesso ha avuto a che fare con la giustizia. Nel secondo volume, una volta lasciata Roma, la ricostruzione di fantasia sarà quindi maggiore”.

 

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